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Quando il passato ritorna per dare un’occasione : Fuori le Mura


Quando il passato ritorna per dare un’occasione





29 aprile 2013 |



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NZORomana Petri, scrittrice di Figli dello stesso padre, candidato al Premio Strega 2013, è italiana ma vive per lo più a Lisbona. Questo spiega la matrice malinconica che pervade quasi tutti i suoi romanzi, in cui l’assunto predominante è il passato che torna a rivelarsi. Un passato non compreso, non risolto, che ha creato dei nodi esistenziali, ma che si ripresenta per dare un’occasione ai protagonisti, una nuova chance che possa dispiegare in parte le vite presenti.

Accade così ad Emilio e Germano di Figli dello stesso padre, due fratelli nati da madri differenti ma da quell’unico padre che ha creato un deficit affettivo in entrambe le loro esistenze. Se Emilio è riuscito a costruirsi una vita nella rigidità priva di emozioni, di cui ne ha fatto anche una professione (insegna matematica all’Università), Germano fa l’artista a Roma e vive una vita priva di ogni regola. I due non si sono mai frequentati, ma quando Emilio riceve l’invito di Germano a partecipare all’inaugurazione di una sua mostra a Roma, decide di volare da Pittsburgh per conoscere quel fratellastro che ha sempre ritenuto la causa dell’abbandono di suo padre. Incontrandosi, Germano ed Emilio si riscoprono intimi, amici, fratelli: proprio come il lucido Emilio, anche Germano si porta dietro gli strascichi dell’abbandono paterno. I due finiscono per contaminarsi e aiutarsi vicendevolmente.

Anche in Ti spiego, scritto dalla Petri nel 2010, il passato ritornava prorompente, ma sotto forma epistolare: due ex coniugi iniziavano una corrispondenza raccontandosi i tradimenti, le verità nascoste e tutte le cause della fine del loro matrimonio durato per parecchi anni. Lo stesso accadeva in Tutta la vita (2011), dove una donna, da anni arroccata nella sua solitudine, riceveva la lettera di un suo vecchio amore, ricordandosi così tutte le emozioni provate durante quel loro primo bacio, avvenuto ormai decenni prima.

Differente la prova dimostrata da Romana Petri in Ovunque io sia (2008). Permeato sempre

Romana Petri

Romana Petri

dal malinconico suono del fado, questo romanzo raccontava la relazione tra tre donne degli anni ’40, deluse dalla vita e dagli uomini, in un Portogallo sotto dittatura con un linguaggio più epocale, un passato privo di riscatto, ma che veniva alla luce in forma di rassegnazione.

Sebbene la trama di Figli dello stesso padre sia priva dei colpi di scena rispetto a Ovunque io sia e la narrazione in terza persona promuova un certo distacco, la tematica affrontata è in grado di toccarci con un tasso di emotività molto elevato. La descrizione di come i bambini nell’infanzia vivano traumaticamente la separazione dei genitori, è coinvolgente soprattutto per il messaggio che vuole passarci la Petri: alla fin fine l’essere umano riesce ad adattarsi alle complicazioni della vita, seppur nel dolore.  Penetrante è anche il linguaggio utilizzato dalla scrittrice  che mostra atmosfere cariche di caratterizzazioni e una descrizione densa dei due personaggi. La Petri sa bene come raccontarci Emilio e Germano, così distanti fra loro: minuto e controllato il primo, slanciato e apparentemente più sicuro di sé il secondo. Nonostante vengano a galla degli stereotipi, essi sono sempre utilizzati per portare con più semplicità la relazione tra i due, che seguiamo dall’inizio alla fine con fervore e magnetismo.

Figli dello stesso padre
Autore: Romana Petri
Casa editrice: Longanesi, 2013
Pagine: 304
Prezzo: 16,40€



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Category: Libri