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Pomezia: il salumificio Fiorucci manda a casa 250 lavoratori : Fuori le Mura


Pomezia: il salumificio Fiorucci manda a casa 250 lavoratori





22 aprile 2013 |



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Prodotti FiorucciAltri licenziamenti. Stavolta tocca ai lavoratori della Fiorucci, storico salumificio con quartier generale a Pomezia: 250 impiegati, fra operai e quadri, rischiano il posto. Lo annunciano le segreterie territoriali di Fai, Flai e Uila, che nei giorni scorsi hanno ricevuto dall’azienda l’avvio della procedura di licenziamento collettivo in base alla legge 223 del 1991.

Il piano aziendale prevede la chiusura di alcuni reparti specializzati nella lavorazione dei prosciutti crudi, l’esternalizzazione del processo di affettatura e di una parte della manutenzione. Il tutto a discapito di operai ed impiegati, il cui numero, per via degli accorpamenti di taluni reparti in programma, verrà necessariamente ridotto.

Eppure parliamo di un’azienda centenaria, fiore all’occhiello del made in Italy, fondata a Norcia dalla famiglia Fiorucci nel lontano 1850. Nel 1915 Innocenzo Fiorucci si trasferisce a Roma, dove crea una catena di norcinerie. Al termine della seconda guerra mondiale il figlio Cesare trasforma quella che era una piccola realtà artigianale in un’industria vera e propria, denominata Industria Romana Carni ed Affini (IRCA). L’azienda prospera sia sul territorio italiano che a livello internazionale, aprendo filiali in Europa e negli Stati Uniti. Poi nel ’75 cambia denominazione e assume quella attuale di Cesare Fiorucci S.p.a. Negli anni 2000 iniziano le cessioni di capitale. Prima entra in gioco il fondo Vestar Capital che, nel 2005, acquisisce una quota del 65%; poi nel 2011 Fiorucci passa agli spagnoli, attraverso la Campofrio Food Group, leader in Europa nel settore delle carni lavorate, che acquista il 100% della società italiana per 45 milioni di euro. Considerando le passività dell’azienda ( intorno ai 126 milioni) l’operazione complessiva raggiunge i 170 milioni di euro.

Ed è così che arriviamo ad oggi ed ai licenziamenti annunciati.

Stabilimento Fiorucci di Pomezia

Stabilimento Fiorucci di Pomezia

Nello stabilimento di Pomezia lavorano diverse centinaia di operai, suddivisi in 8 reparti produttivi specializzati nella produzione di mortadelle, prosciutti, salami, wurstel, arrosti, specialità stagionate, affettati e braceria, oltre a diversi ricercatori, ingegneri e biologi che operano nel Centro di Ricerca per lo studio di nuovi prodotti, imballaggi e tecnologie.

Fiorucci rappresenta una realtà importante per il settore alimentare italiano. Un brand noto in tutto il mondo, un marchio che ha fatto conoscere oltre i nostri confini le ricette della cultura norcina e l’esperienza consolidata nella lavorazione della carne di maiale. Partendo da una dimensione artigianale, l’azienda si è dotata di un respiro internazionale, è riuscita in questo modo a coniugare tradizione ed innovazione.

I licenziamenti collettivi annunciati inducono i sindacati a chiedere all’azienda di trovare misure alternative, volte a tutelare sia l’aspetto competitivo che quello strettamente occupazionale. In prospettiva di un incontro con i vertici aziendali per discutere il piano annunciato, verrà indetta anche un’assemblea generale per decidere insieme ai lavoratori come far fronte a questa difficile situazione.

Il ridimensionamento che dovrebbe avvenire a Pomezia segnerebbe una grande sconfitta non solo in termini di lavoro, ma anche per l’immagine stessa dell’azienda, tesa a seguire la direzione già imboccata da tanti altri marchi italiani, sempre più tentati dalle produzioni all’estero, maggiormente convenienti in termini di costi. Ma a farne le spese, come spesso accade, è la qualità e lo sviluppo dei prodotti. Capisaldi a cui la Fiorucci non può permettersi di rinunciare.

Certo che, alla luce dei fatti, risulta curioso, se non addirittura contraddittorio, quello che la Fiorucci stessa scrive sul proprio sito. Il salumificio annovera fra i propri valori il rispetto e l’onore (“perché sono i presupposti essenziali per portare il cambiamento, il miglioramento, il rinnovamento”) ma soprattutto l’impegno e la volontà (“per dimostrare con costanza e continuità la massima responsabilità nei confronti dei nostri clienti e di chi lavora con noi”). Ma come si sa fra il dire e il fare…

 



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Category: Roma, Roma-Attualità