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L’esilio dei figli di Claudia Pozzo : Fuori le Mura


L’esilio dei figli di Claudia Pozzo





15 aprile 2013 |



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L'esilio dei figliLe storie che raccontano gli anni di piombo portano con sé sempre molte polemiche. Questo non tanto perché in queste vicende vengono espressi punti di vista inediti o vengano aggiunti nuovi tasselli a quello di cui siamo a conoscenza, ma soltanto perché un tema così delicato, e a distanza di così tanti anni ancora così cocente, le genera a priori. Al cinema lo abbiamo visto con uno dei maggiori registi del panorama italiano, Marco Tullio Giordana, attraverso due delle sue opere di maggior impatto, La meglio gioventù e soprattutto il recente Romanzo di una strage. Di quest’ultimo, la strage del titolo a cui si fa riferimento è quella di Piazza Fontana avvenuta il 12 dicembre 1969 e considerata il primo grande attacco allo Stato degli anni di piombo. In ambito letterario, sulle Brigate Rosse e quel triste periodo arriva con L’esilio dei figli, edito da Gremese e tra i 26 libri quest’anno presentati al premio Strega, ultima in ordine di tempo, Claudia Pozzo, romanziera alla sua seconda fatica che in realtà un punto di vista inedito, o quasi lo trova.

Raccontare le BR dall’angolazione di un fittizio figlio di uno dei suoi capi. Pietro è un giovane sradicato costretto a cambiare spesso casa, scuola e città perché figlio di una coppia di militanti terroristi degli anni Settanta. Insieme al fratello più piccolo di un anno vive come un randagio in una quotidianità che comprende la latitanza, fisica e affettiva, delle due figure genitoriali, case di fortuna, mancanza di radici e soprattutto un’educazione alla guerra armata. Vivere come topi, questo alla fine hanno imparato lui e suo fratello Nanni. A causa di una lotta della quale Pietro stesso non sembra interessato, a differenza del fratello, che invece pagherà a caro prezzo quella scelta. Quello che Pietro vuole è una vita normale, una vita come tante, fatta delle solite cose, una famiglia, una ragazza, andare bene a scuola. Stabilità. È lo stesso Pietro a raccontarcelo ormai uomo adulto a distanza di molti anni: vive come un esiliato nella Parigi di oggi dove lavora come “mercenario della scrittura” (fa il giornalista free-lance) guadagnando pochissimo e arrotondando leggendo e facendo compagnia a vecchiette borghesi e grinzose. Vive però in un quartiere bene, grazie alle conoscenze potenti e politiche di suo padre. Con gioco di rimandi fra il passato e il presente, il nostro protagonista rimembra quel periodo e in particolare quello adolescenziale passato sempre a Parigi e il suo amore per Clara, una ragazzina di una famiglia bene di emigranti russi, anch’essa sola e randagia come lui sullo sfondo di un mondo alla deriva umana e politica.

Dopo un buon successo di critica e pubblico, finalista di alcuni premi importanti, come quello della città di Stresa con Carmen dei sogni, una saga famigliare ottocentesca pubblicata nel 2005 da Sonzogno, Claudia Pozzo con L’esilio dei figli propone una prospettiva sempre storica nel suo secondo romanzo narrando di uno dei temi più delicati della nostra Italia come quello riguardante gli anni della lotta armata. Carta vincente dell’approccio narrativo è la scarsa retorica di un discorso storicistico legato troppo a fatti ed eventi specifici, che sì ci sono, ma restano sullo sfondo solo come veicolo per raccontare il disagio psicologico di un giovane impelagato suo malgrado in una situazione che non sente sua. Eppure lo è. Perché è da quella che nasce tutto. Fondamentali sono i suoi pensieri di bambino in prospettiva alla strage di Piazza Fontana a Milano, la sua città natale, così quelli di adolescente alle soglie della maturità con il rapimento e l’assassinio di Moro.

Pietro è un ragazzo persino mediocre nella sua voglia di normalità, nel suo scarso interesse al mondo politico se non fosse per le scomode implicazioni famigliari, persino meschino e ipocrita se vogliamo analizzarlo da un punto di vista morale (pur rifiutando giustamente il mondo paterno, non esita ad accettarne i vantaggi dovuti alle sue conoscenze internazionali), ma ha l’intelligenza di capire le differenze fra fanatismo e idealismo, violenza omicida e lotta politica. L’autrice predilige così il tocco intimistico e si concentra in particolare nel desiderio amoroso del giovane nei confronti della bella e sciocca Clara, incapace di badare a se stessa come di comprendere la pericolosità dell’ambiente di Pietro e del di lui fratello Nanni, con il quale lei intreccerà una storia d’amore parallela, ma forse meno tormentata. E questo nonostante le implicazioni dirette di Nanni nella lotta armata. Con il suo racconto in prima persona, quello di un uomo ormai quasi di mezz’età che fotografa quel periodo con un distacco dovuto al tempo che è passato ma non al suo coinvolgimento interiore, Claudia Pozzo costruisce il ritratto di un personaggio malinconico, distrutto da una vita che non l’ha ucciso, ma lo ha spezzato dentro, lasciandolo solo, messo al bando da se stesso perché protagonista di un dolore che non è riconosciuto tale. Suo padre in fondo è il boia e non la vittima designata. Questo agli occhi del mondo lo rende altrettanto responsabile.

Ormai maturo, Pietro ha accumulato sulle sue magre spalle il peso di un’eredità maledetta, la consapevolezza di essere figlio di due genitori che hanno commesso crimini infamanti in nome di una rivoluzione elitaria e affogata negli ideologismi. Con la consapevolezza oggi che tutto quello ha portato solo desolazione e morte, oltre ad una serie di conseguenze politiche di cui ancora oggi si sta pagando il prezzo. Non ne è valsa la pena per nessuno. Il nostro Pietro non è migliore degli altri perché ha sofferto a causa di una condizione di vita anomala e difficile, ma è anche colpevole di non aver riscattato la sua vita, è stato egli stesso vittima di quel mondo, ma non ha fatto nemmeno nulla per combatterlo. Lo ha accettato passivamente portando così su di sé la colpa di essere rimasto in silenzio. E i suoi comportamenti sembrano fortemente veicolo per sottolineare il carattere di un Paese come quello italiano che fin troppo spesso resta immobile di fronte alle violenze e agli abusi.

L’esilio dei figli
Autrice: Claudia Pozzo
Casa editrice: Gremese, 2013
Collana: Le Girandole
Pagine: 252
Prezzo: 15,00 €



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Category: Libri