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Cos’è la sinistra? Riflessioni a margine del “Manifesto” del Ministro Barca : Fuori le Mura


Cos’è la sinistra? Riflessioni a margine del “Manifesto” del Ministro Barca





15 aprile 2013 |



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download“L’Italia e’ l’unico Paese al mondo dove non si può dire la parola sinistra. Si deve chiamare centrosinistra, centrodestra, la parola centro deve stare dappertutto. E’ il risultato di una visione sbagliata che noi economisti abbiamo regalato all’analisi politica, che bisogna tutti convergere al centro. Le persone hanno convincimenti diversi. Il Pd già oggi […] è un partito di sinistra. Si chiama di centrosinistra per ipocrisia”.
(Fabrizio Barca, intervista a Rainews 24, 12/04/2013)

D.: “[…] Nelle 55 pagine del documento con cui si presenta al PD, lei delinea l’identikit di un partito di sinistra. […] Walter Veltroni […] ha detto che il PD ha un’identità ‘post-ideologica’ e una ‘vocazione maggioritaria’. La sua idea del nuovo PD contraddice questo ritratto?”
R.: “La mia idea non contraddice l’identità del PD, ma la lettura che Veltroni ne dà. Io penso che, se non si usano ipocrisie, il Pd sia un partito di sinistra. La componente ex Dc è di sinistra […] Ed è di sinistra anche la componente laica. Quanto alla vocazione maggioritaria, non vi vedo alcuna contraddizione, visto che la sinistra governa a momenti alterni tutti i maggiori Paesi del mondo”.
(Intervista di Sebastiano Messina a Fabrizio Barca, Repubblica. 12/04/2013)

Con queste parole, Fabrizio Barca, ministro per la Coesione Territoriale del Governo Monti, ha presentato due giorni fa il suo “Manifesto” per il rinnovamento del Partito Democratico, a cui poche ore prima si era iscritto.
Prima ancora del contenuto di questo documento, un contributo aperto per rinnovare l’azione ed il ruolo dei partiti, è la forza e la chiarezza di queste parole che merita una riflessione.
Quando e perché è nata la paura di chiamarsi sinistra? Quando è sembrato saggio, prudente, produttivo in termini di consenso farla precedere dalla parola centro, e a questa legarla con un tranquillizzante trattino? Forse, per rispondere a questa domanda, dobbiamo ritornare alla data che, simbolicamente, ha segnato il prima e il dopo del secolo scorso: 1989, caduta del muro di Berlino.
Crolla un mondo: si disvela il fallimento del socialismo reale, con le sue mistificazioni, le storture, le disattese speranze di uguaglianza e giustizia sociale con cui, settant’anni prima, si era annunciato. Il modello di società occidentale, senza più alternative, rimane così l’unico, incontrastato riferimento sulla scena mondiale.
Ma gli anni che seguono trascinano un drammatico malinteso: che il modello di società occidentale, vittorioso, non avesse necessità esso stesso di un profondo ripensamento, di sanare le ferite laceranti di una società in cui la distribuzione della ricchezza e delle opportunità, dei diritti e delle speranze, registrava distanze sempre più drammatiche tra le persone ed i popoli.
Il crollo del regime sovietico è stato, in altri termini, un’occasione colpevolmente perduta dall’Occidente: ripensare autocriticamente alle proprie storture, adoperarsi per porvi riparo.

E’ probabilmente sull’onda di questo malinteso, che la sinistra europea ha incominciato ad avere paura di rivendicare la propria identità, fingendo di non vedere che le ragioni della sua esistenza, niente affatto scomparse sotto le macerie dei regimi comunisti, erano più vive ed urgenti che mai: le istanze di equità sociale, la difesa delle classi più deboli, il primato del bene pubblico contro gli egoismi particolari, la necessità di regole ed indirizzi dell’economia di mercato per il benessere della comunità, l’argine al liberismo selvaggio ed allo strapotere della finanza.
Da quella data, le vicende della sinistra italiana saranno caratterizzate da una profonda evoluzione che vedrà il maggiore partito, il PCI, sempre più avvicinarsi al modello socialdemocratico europeo, trasformandosi prima in PdS, con la svolta storica del 1991 e poi in Ds, per confluire nel 2007, nel nuovo Partito Democratico, frutto della fusione con l’area più progressista degli ex DC (Margherita).

E’ lungo tutto questo cammino, sicuramente positivo per aver definitivamente legittimato l’ex Partito Comunista Italiano quale forza socialista e democratica europea, che tuttavia la parola sinistra viene sempre più raramente usata da sola: trionfa ormai il saggio binomio centro-sinistra.
In particolare, con la nascita del Partito Democratico, scompare definitivamente il diritto di cittadinanza autonomo al termine sinistra.
Perché il terreno da conquistare è il centro, si dice: i famosi elettori moderati che sarebbero traumatizzati nel sentire la temeraria parola da sola, non diluita.
Così negli ultimi vent’anni, mentre il nostro povero Paese era mortificato, imbarbarito, umiliato e plagiato dalla miscela letale di berlusconismo e leghismo, la sinistra si annacquava prudentemente nel centro-sinistra.
Il bilancio di questa avveduta condotta è molto amaro: avrebbe dovuto catturare ampi consensi al centro, non è avvenuto; ma soprattutto la sinistra ha rinunciato a dare speranza alla parte migliore del Paese, ad indicare con coraggio una strada, un’alternativa.
Oggi il Partito Democratico è in qualche modo lo specchio di questa contraddizione non risolta: Bersani, il segretario, tra mille difficoltà, sta cercando di ridare senso alla parola sinistra, rifiutando qualsiasi ipotesi di ciò che eufemisticamente viene indicato come governo delle larghe intese, mentre una parte consistente della dirigenza avrebbe a quest’ora già siglato un esiziale accordo di governo con il PdL di Silvio Berlusconi.

“Il Pd gia’ oggi […] e’ un partito di sinistra”: cogliamo le parole di Fabrizio Barca come un augurio e, speriamo, un impegno.

“P.S.: Al “rivoluzionario” Grillo ed al suo movimento Cinque Stelle.
Complimenti, un lavoro davvero pregevole con il vostro 30 % di voti!
Rifiutando in modo sprezzante, dall’alto della vostra purezza, qualsiasi responsabilità di governo proposta da Bersani, avete buttato al vento la possibilità per il Paese di aprire, dopo questi lunghi anni di degrado, una stagione nuova.
Una stagione non di sogni o utopie, ma di possibile, prudente speranza di un futuro migliore”.



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Category: Politica