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Compagni di viaggio – Lost in translation : Fuori le Mura


Compagni di viaggio – Lost in translation





18 marzo 2013 |



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“Avevo in mente di fare un film a Tokyo e mi piaceva l’idea di come tra i connazionali all’estero si instaura una sorta di cameratismo. E poi uno straniero in Giappone vede le cose in maniera distorta, esagerata. Devi metabolizzare il fuso orario, ti ritrovi a pensare ai grandi problemi della vita nel bel mezzo della notte”.

60° Mostra internazionale del Cinema di Venezia, anno 2003. Sofia Coppola presentava, nella sezione Controccorrente, il suo secondo lungometraggio. Lost in translation, in Italia incomprensibilmente L’amore tradotto, fu la prova della bravura e dell’intensità di una donna che negli anni a venire ha dimostrato di essere molto di più della figlia di Francis Ford Coppola aggiudicandosi proprio lo scorso anno il Leone d’oro con Somewhere. Premio Oscar per la migliore sceneggiatura, 3 Golden Globes, premi BAFTA, César, Nastri d’argento e molto altro: Lost in translation all’epoca mise d’accordo un po’ tutti per poi essere ulteriormente rivalutato alla luce del percorso successivamente intrapreso dalla regista che ha indotto la critica a includere il film, insieme al precedente Il giardino delle vergini suicide e al successivo Marie Antoinette, nella cosiddetta “trilogia della giovinezza inquieta”.

Girato in sequenza in soli 27 giorni e con appena 4 milioni di dollari, un Billy Murray r itrovato e una semi-esordiente Scarlett Johansson sono i protagonisti di una pellicola che più che una storia racconta un momento. Una star del cinema americano in decadenza impegnata a girare un spot pubblicitario e la moglie annoiata di un fotografo in ascesa e sempre occupato con il lavoro si incontrano casualmente in un lussuoso hotel di Tokyo, entrambi spaesati e che stentano a comprendere il mondo che li circonda. Nella quasi surreale cittadina giapponese diversità culturali e suoni e luci stridenti stordiscono Bob e Charlotte, ne impediscono l’integrazione e l’unico luogo dove trovare se stessi è la stanza di un albergo. È proprio negli interni che lo sguardo della macchina da presa diventa più intimista, indagatore ma senza patetismi, cosa non da poco per una pellicola letteralmente “attaccata” ai suoi personaggi che non perde di vista nemmeno per un istante mantenendo comunque una leggerezza che non si traduce mai in superficialità.

In bilico fra dramma e commedia, Lost in translation parla di incomunicabilità, di tutto ciò che nei rapporti viene simbolicamente “perso nella traduzione”, di quel male di vivere generato dal sentirsi soli in mezzo a miliardi di persone, del sollievo nato da un incontro accidentale di due persone che si riscoprono a vicenda. Si potrebbe quasi definirlo una storia d’amore, ma non sapremo mai cosa Bob dice a Charlotte nell’ultima scena del film quando sulle note di Just like honey, splendido pezzo di una altrettanto splendida colonna sonora, le corre incontro. Sofia Coppola preferisce lasciare lo spettatore nel dubbio, ma vediamo la ragazza sorridere. Qualsiasi cosa Bill Murray abbia sussurrato a Scarlett Johansson deve essere stato qualcosa di bello.

 

Lost in Translation – L’amore tradotto
Lost in Translation
Regia e sceneggiatura: Sofia Coppola
Cast: Scarlett Johansson, Bill Murray, Akiko Takeshita, Giovanni Ribisi, Anna Faris, Catherine Lambert, Ryuichiro Baba, Francois Du Bois, Shigekazu Aida, Richard Allen, Gregory Pekar, Hiroko Kawasaki, Akira Yamaguchi, Kazuo Yamada, Tim Leffman, Yutaka Tadokoro, Jun Maki, Tetsuro Naka, Kanaka Nakazato, Asuka Shimuzu
Paese: Giappone, USA 2003
Durata: 99ʹ
Produzione: Focus Features, American Zoetrope
Distribuzione: Mikado Film
Data di uscita: 5 dicembre 2003



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Category: Cinema