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L’isola dei fiori di cappero, con tutto l’amore che posso : Fuori le Mura


L’isola dei fiori di cappero, con tutto l’amore che posso





11 marzo 2013 |



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copertina-libro-vito-faenzaHai solo tredici anni e Lui ti vuole. E devi andare, non si scappa. Non sai cos’è l’amore, ma quello insiste. Ti viene a prendere a scuola tutti i santi giorni e ha certe macchine che i ragazzetti normali se le sognano. Ricoperto d’oro e Padre Pio, le attenzioni si sprecano, i regali pure. I tuoi non vogliono, papà ti parla appena. Lui il rispetto non se l’è dovuto guadagnare, fa il padrone per nascita, è il figlio del Boss. Te per ora va bene così, tanto che male c’è. Prima o poi quello giusto arriva sempre. È tempo di accontentarsi di un’illusione. Poi un’improvvisa autentica passione giovanile esplode a pochi passi da camera tua. A nutrirla sguardi imbarazzati e furtivi, un giardino di poesie d’amore e intenti delicati. Giovanni è uno del nord, parla diverso. Sarà l’uomo della tua vita, lo senti, anche se adesso è un pò timido e passa il tempo chino sui libri di diritto. Ma c’è Lui e sei cosa sua, promessa sposa di camorra dopo la maturità. E allora la paura fa abbassare gli occhi, toglie il sorriso e le parole. Bacio le mani, finchè morte non vi separi.

Da quelle parti (e non solo) va così. Loro decidono, te obbedisci. Anna capelli neri, acqua e sapone, vittima sacrificale. Anna-Penelope che vorresti andar via, spezzare la catene, ma resti. Ago e filo, sospiri e intrecci la fuga, la liberazione, il lieto fine. E infili i desideri nella bambola di pezza. Anna che è proprio bella, e meritava di più. Donna di passioni mai sopite e madre coraggio, è l’emblema di ferro del riscatto, la pianta aggrappata al muro che resiste al caldo torrido. Che le donne o sono puttane o sono mogli, quando stanno zitte.

A mezza via tra romanzo e reportage, meno severo di Gomorra, L’isola dei fiori di cappero si fa strumento originale e autentico nelle mani dell’autore per narrare la complessità del fenomeno camorristico che resta tetro scenario della più importante storia d’amore. Uno spaccato denso e palpitante dell’agro-aversano, nelle parole di uno che nella cronaca nera ci ha passato un bel pò. Vito Faenza, attento e profondo conoscitore e osservatore della malavita organizzata, racconta la passione al tempo di camorra e tira sù i fatti dalla realtà viva, ispirandosi a vicende realmente accadute.

La schiera degli ammanicati, il brodo riscaldato dei comprimari, la politica serva (dis)onorevole della camorra, sacerdoti compiacenti che hanno fatto una finaccia, vittime azzittite dalla lupara bianca e un Paese senza grazia né giustizia, condannato al silenzio e agli abusi di potere da un veleno antico come il mondo. E te a rubare piccoli morsi di felicità, mentre il carro del vincitore prende e scarica alla velocità della luce. Perché alle avances di quelli non puoi dire no. Perché non ci sono difese quando hai paura, e non ci sono eroi. Perché certa gente non cambia (e Faenza non la nomina neanche), scioglie nell’acido i traditori, ammazza pure te. Ossequi, banchetti, potere e infamità, bomba contro bomba, guerre tra clan. Romantico di tempi manzoniani, L’isola dei fiori di cappero non sbatte il mostro in prima pagina, non è un’inchiesta, non ti fa la morale. Si libera delicatamente dai lacci spazio-temporali e viaggia spedito sulla linea del romanzo (didattico e di denuncia). Lo struscio da marciapiede, l’abusivismo, il pranzo della domenica, alle terme per le vacanze e il rione delle villette, dove hai pure uno spazio fuori e allora ti senti meglio, ma solo un po’.

Dalle pagine incrostate dal dolore e dal sangue, lavati via dalla forza della speranza e dallo stile asciutto e fluido degno del mestiere, una storia d’amore clandestino che rompe gli argini del silenzio e della violenza e va a scaldarsi al sole di Lipari dopo tanto freddo. Amore che ti salva, strappandoti a un destino di sopraffazioni. Perchè si può scegliere di cambiare invece che sopportare.

In cambio dell’accettazione Anna decide di resistere silenziosamente, disponendo le carte a proprio vantaggio, scombinando negli anni, da dentro, le regole di un gioco assurdo, soffrendo paralizzata, nel cuore omertoso e corrotto del sistema, pronta ad azzannare, appena questo mostri il fianco. E siamo con lei a contare i passi (otto, nell’intarsio perfetto che ha il sapore dell’infinito) e le stazioni, nella via crucis di sangue e lacrime verso l’affrancamento e non importa se devi volare fino a Milano, o in Svizzera, te che la patente non l’hai presa mai, che alla moglie di un camorrista non serve.

Faenza è uno di quelli che per la verità vera ha continuato a lottare e a lavorare. E l’epilogo è affidato alle sue mani, quelle sciolte e avide del giornalista, che di certe cose vuole ancora dire e scrivere. Testimone e cronista di trincea, spreme il succo, chiude il cerchio e ancora se ne meraviglia.

L’Isola dei fiori di cappero
Autore: Vito Faenza
Casa editrice: Edizioni Spartaco, 2012
Pagine: 120
Prezzo: 10 €

 



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Category: Libri