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La scienza brucia in Italia : Fuori le Mura


La scienza brucia in Italia





11 marzo 2013 |



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Fiamme nella Città della Scienza

Fiamme nella Città della Scienza

Le ultime elezioni politiche italiane, ma soprattutto i risultati che da queste sono maturati, sono stati l’argomento più dibattuto nelle ultime due settimane e hanno così oscurato qualsiasi altro evento accaduto negli stessi giorni. Il 4 marzo scorso però a Napoli è andata a fuoco la Città della Scienza, una delle poche e sicuramente tra le più brillanti piattaforme di ricerca e innovazione di cui l’Italia dispone(va). E, secondo noi, non se n’è parlato abbastanza.

Che cos’era Città della Scienza. L’idea di avere un polo scientifico altamente specializzato risale alla fine degli anni ’80. Nel 1996 venne aperto a Bagnoli, nell’ex area industriale, un primo embrionale centro che venne allargato e potenziato solo nei primi anni del 2000. L’idea era stata concepita dall’allora sindaco di Napoli, Antonio Bassolino, e da Vittorio Silvestrini, scienziato e fondatore della Città; l’obiettivo dei due era quello di ricreare uno spazio simile a La Villette di Parigi. Città della Scienza rappresentò da subito il più importante luogo di incontro e di discussione delle migliori menti italiane e straniere e attirava ogni anno 350mila visitatori, soprattutto bambini, famiglie e scuole.

Gli italiani hanno avuto da sempre un rapporto abbastanza tormentato con la scienza. Siamo stati noi ad aver bruciato a Campo de’ Fiori Giordano Bruno, il primo che appoggiò con forza l’idea della presenza di una pluralità dei mondi, teoria nata dalla mente di Copernico. Abbiamo avuto tra le migliori scuole come l’Università di Bologna dove nel XVI secolo vennero istituiti corsi di scienza sperimentale e dove lo stesso Copernico studiò per un periodo della sua vita, ma siamo stati anche attori protagonisti dell’Inquisizione.

La scienza in Italia fa paura ancora oggi e continua ad essere vista con sospetto. Alcuni esempi? Come cittadini, non abbiamo potuto assistere ad un dibattito serio sull’energia nucleare perché appena qualcuno tirava fuori l’argomento, spuntavano come per magia gli agguerritissimi partigiani dell’una o dell’altra fazione, bravi solo a confonderci le idee e a urlare in televisione. Abbiamo oggi in parlamento un movimento politico convinto che negli Stati Uniti vengano impiantati dei microchip sottopelle per il controllo delle menti e chissà per quale altro diabolico fine. Il loro capo spirituale – permettetelo, hanno più i contorni di una setta religiosa che di un movimento politico – ha parlato per anni di una pallina che lava i vestiti in lavatrice senza l’utilizzo del sapone. Peccato sia una bufala – nessuno pensa che questo signore ci abbia in qualche modo preso in giro? Quante volte avrete sentito dire: “il mondo è in mano alle case farmaceutiche”? Scordandoci troppo spesso che è grazie al lavoro dei ricercatori se oggi non si muore più di raffreddore o di dissenteria. Impazzano sulla rete – quella che per molti è la “vera” e “unica” fonte di sapere – teorie cospirazioniste sul fatto che l’AIDS non esisterebbe. Invito tutti a fare un giro nel reparto “malattie infettive” dello Spallanzani di Roma, poi ne riparliamo. Nella nostra decadente Italia c’è ancora chi non crede che l’uomo sia arrivato sulla Luna e chi non sa cosa sia la ISS. C’è ancora chi preferisce utilizzare il bicarbonato piuttosto che seguire il protocollo chemioterapico per combattere un tumore.

Ecco perché parlare così poco della distruzione della Città della Scienza è un grave errore. Un istituto che viveva quasi esclusivamente di autofinanziamento (il contributo pubblico era pari solo al 35% del totale e MIUR e Regione erano in debito di ben 12 milioni di euro) ma che, con tutte le difficoltà del nostro tempo, riusciva a raccontare la scienza a tutti, è qualcosa di cui bisognava andare fieri. Ora è andata a fuoco, anzi, l’hanno voluta bruciare proprio perché un paese senza scienza è un paese che brancola nel buio.



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Category: Scienze + Tecno