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Il sapere che serve di Saul Meghnagi: non conoscenza, ma coscienza : Fuori le Mura


Il sapere che serve di Saul Meghnagi: non conoscenza, ma coscienza





21 gennaio 2013 |



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Servono oltre 150 pagine a Saul Meghnagi per preparare il terreno e definire il concetto al centro de Il sapere che serve. Apprendistato, formazione continua, dignità professionale (Donzelli editore). Un orizzonte necessario a fornire una preparazione tecnica e, nel contempo, formare i cittadini, che  colpisce per la sua linearità in opposizione alla frammentarietà che si va associando oggi alle politiche del lavoro del Paese. Meghnagi chiarisce subito: occorre fissare linee di indirizzo pratico a stabilire alcuni principi essenziali affinché si possa sicuramente parlare di una formazione efficace. Detto questo, prosegue per comparti – contesto, formazione di base, apprendistato, diritto e formazione, orientamento – per poi tirare le somme della discussione, in chiusura al testo,  in cui le singole nozioni si inseriscono in un’ottica di più ampio respiro.

Tutta la trattazione affonda nel contesto attuale che Meghnagi si sente di definire in capo al suo approfondimento. La cornice è quella dell’opposizione fra istituzionalizzazione e de-istituzionalizzazione della vita, identità e omologazione acritica, austerity e investimento. Il monito è che, in questo ambiente, la differenza, di matrice culturale, e la diseguaglianza, in termini di risorse di vita, non diventino opposti “rafforzandosi l’una con l’altra in un processo cumulativo degli svantaggi”. Qui si inserisce il concetto di discriminazione positiva, processo che cioè agisce investendo la parte più consistente delle risorse educative sugli strati più deboli della popolazione. Non si può, né si deve, come spiega nel volume Meghnagi, agire ancora con l’idea di una formazione uguale per tutti, ma guardare alle sacche di analfabetismo che resistono anche nel nostro Paese e saper vedere oltre: slacciare la formazione dalle capabilities, o potenzialità di vita, di ogni studente, a tutti i livelli. La formazione adesso significa vera democrazia.

La discriminazione positiva, che può lasciare incerti ad una prima lettura, è ben spiegata, andando avanti nel testo, quando si parla del valore della formazione di base. Un vero e proprio confezionamento del cittadino, come essere sociale, in cui si innestano tre passaggi: acquisizione della lingua e del linguaggio, strutturazione del sapere, creazione di relazioni sociali. Un percorso che, aggiunti gli ingredienti della memoria del singolo e collettiva, rende possibile allo studente il passaggio da sapere ad agire. In questo senso, si definisce quell’utilità nel titolo del testo.

Più ostica, e più dolorosa, si fa la questione quando si passa alla realtà: trovata la formula bisogna procedere nella sperimentazione. E il sapere si esperisce nella scuola, quella di oggi, che, considerati tutti gli ingredienti necessari, subito appare non all’altezza degli obiettivi. Quindi, Meghnagi spiega l’importanza dell’apprendistato inteso come possibilità di crescita, nel caso in cui si sia in possesso di una formazione di base sufficiente, e di riscatto, nell’eventualità in cui non si abbia avuto il beneficio di quel tipo di accesso agli studi. Nel passaggio successivo, e ancora nell’ottica della formazione dello studente-lavoratore-cittadino, poi, l’apprendistato chiama al discorso, ben confezionato nel testo, della necessaria formazione continua.

Al di là delle nozioni ne Il sapere che serve si offre al lettore un ampio spettro e, per una volta, una considerazione della formazione, dello studente e del lavoratore, che esula dai numeri e dalle performance per diventare un discorso più ampio, dove la scuola, l’università,  la ricerca e la crescita sul lavoro si innalzano prima a servizio al cittadino, reale o utopico che lo si voglia vedere, e poi a strumento di vita e di conseguente felicità del singolo. Se dunque questa formazione è un diritto dell’uomo, questo testo deve essere proposto nelle scuole, non agli studenti, ma agli educatori. Questo libro è per maestre e professori, genitori e nonni, insegnanti a tutti i livelli, riformatori e conservatori. Perché si rendano conto che nell’impartire una lezione come nel preparare un lavoratore specializzato nello stesso luogo di impiego si lavora alla formazione dell’uomo, già dalla tenera età. In conclusione, la cultura, forse, non farà mangiare, ma la pancia piena mai darà all’uomo quello che il sapere utile gli renderà in ogni caso: la dignità e la coscienza di essere pensante.

Il sapere che serve
Saul Meghnagi
Casa Editrice: Donzelli Editore
Pagine: 169
Prezzo: 17 €



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Category: Libri