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Una bugia su mio padre : Fuori le Mura


Una bugia su mio padre





14 gennaio 2013 |



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I dolori dei padri che ricadono sui figli. Le relazioni difficili fra due generazioni di una stessa famiglia sono sempre stati un ottimo quanto abusato veicolo di topoi universali, a lungo sfruttati dalla letteratura di tutti i tempi e di tutti i luoghi. Una tipologia di storie da sempre capaci di affascinare e commuovere il lettore in un crisma di fragili sentimenti. Ma Una bugia su mio padre ha quel qualcosa in più, quel qualcosa di impalpabile, che lo rende unico nel suo genere e soprattutto molto lontano dalla retorica, preferendo i dettami essenziali del realismo. Come l’autore stesso, John Burnside, introduce nel frontespizio “questo libro va considerato un’opera di fantasia. Se fosse ancora qui a parlarne, sono sicuro che mio padre concorderebbe con me nel dire che non ho mai avuto un padre, così come lui non ha mai avuto un figlio”. Ma in realtà questo libro non è niente di meno di un memoir dall’impianto, in apparenza, straordinariamente classico nel tratteggio di una storia autobiografica della propria infanzia sullo sfondo di una classe operaia al limite della povertà tra gli anni Cinquanta e Sessanta.

Burnside racconta fondamentalmente gli anni della sua giovinezza passata in quell’Inghilterra sporca, sudicia, gretta di una provincia operaia, dove la propria casa è un tugurio fatiscente, un prefabbricato nei pressi di una zona industriale, il cui bosco vicino è stato avvelenato da scorie velenose. Uno sfondo nel quale prende forma la figura di una madre che è quella di una donna rassegnata ad un matrimonio sbagliato con un uomo alcolizzato e insoddisfatto della propria vita, che a sua volta passa il tempo fra il faticoso e sottopagato lavoro di operaio e il pub locale con il solito gruppo di amici, lamentandosi delle mancanze dei suoi famigliari, ma fondamentalmente vittima di se stesso.

È una narrazione molto sofferta e votata all’essenzialità quella di Burnside, che taglia totalmente le radici della retorica e punta il pedale invece su quello della crudeltà raffigurativa , sia della sua intera esistenza che dei personaggi che l’hanno costellata. Una scrittura che dà prova di una forte empatia perché assoggettata ad una visione incredibilmente lucida del passato personale del suo autore. In questo modo, in Una bugia su mio padre vengono raccontati gli anni dell’infanzia e dell’adolescenza fino all’ingresso nell’età adulta quando Burnside fece a lungo abuso di alcol e di droghe componendo così sempre di più gli elementi della storia di due uomini che non si sono mai detti nulla, ma che inevitabilmente avevano molto, troppo in comune. Nella sua lucidità e nella sua semplicità, lo scrittore scozzese costruisce un libro complesso dove i veleni industriali del degrado fisico della vita si trasformano in quelli psicologici e morali di un’umanità desolata, dove la figura paterna è quella di un orfano abbandonato da tutti e cresciuto nella mancanza di amore per se stesso. Un’infelicità che ha trasmesso inevitabilmente, insieme al dna, ai suoi figli.

Una bugia su mio padre
A Lie About My Father
Autore: John Burnside
Traduttore: Massimo Ortelio
Casa editrice: Neri Pozza, 2012
Pagine: 302
Prezzo: 16,50 €



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Category: Libri