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Wadjda potrà pedalare in Arabia Saudita? : Fuori le Mura


Wadjda potrà pedalare in Arabia Saudita?





3 dicembre 2012 |



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Come la televisione ha avuto modo di educare e alfabetizzare gli italiani, così il cinema può tuttora aprire strade verso mondi a noi sconosciuti, dove le persone hanno un comportamento diverso dal nostro, dove alcuni diritti fondamentali che noi diamo per scontati sono ben lungi dall’essere accettati. La bicicletta verde è come un uovo che piano piano si dischiude e ci rivela delle informazioni, una storia, sino a che non arriva al tuorlo, il nostro cuore, e lo scuote.

Già il fatto che questo film sia stato girato è un piccolo miracolo. Infatti la regista, Haifaa al-Mansour, per evitare di venir linciata dai connazionali sauditi ha spesso dovuto dirigire le scene rinchiusa nella sua roulotte, parlando da un walkie-talkie. Senza contare che ottenere il permesso per girare deve essere stato oltremodo difficoltoso dato che la regista è una donna,  e che, come ci ha rivelato quando l’abbiamo incontrata (il video è inglese), non le era mai capitato di calpestare il suolo saudita così a lungo: lì le donne si muovono semplicemente da casa al lavoro, e devono essere accompagnate da un maschio perché hanno la patente ma non il pemesso di guidare. Un paese pieno di contraddizioni, l’Arabia Saudita.

Haifaa al-Mansour ne La bicicletta verde racconta la storia si una ragazzina come tante, forse un poco più ostinata e leggermente ribelle (ovviamente per i canoni arabi). La protagonista, Waidjda, scherza spesso con un ragazzino sino a che un giorno gli dice: “Quando anch’io avrò la mia bicicletta, ti batterò!” Il principale problema però è che di femmine con la bicicletta lì non se ne sono mai viste,  il problema secondario, ma non per questo di minore importanza, è che Wadjda i soldi per comprare la bici non li ha. Allora decide di mettersi all’opera creando dei braccialetti da vendere a scuola, ma gli verranno sequestrati dalla preside perché vietati. A quel punto, rimasta quasi senza speranze, viene a sapere di una gara di Corano dove la prima classificata ha la possibilità di vincere abbastanza denaro da portersi permettere una bicicletta. Controvoglia, inizierà a studiarlo…

A questo punto si potrebbe creare una parallelismo tra la protagonista e la regista, infatti entrambe non cercano di andare a scontrarsi contro le regole vigenti in Arabia Saudita, ma cercano di aggirarle, di renderle proprie per poi riuscire ad ottenere una risultato più grande (la bicicletta, la possibilità di girare). Non si va contro il Corano, lo si accetta e ci si muove di conseguenza sfruttando gli spiragli di luce che esso offre. La vita è dura.

La biciletta verde  è una pellicola con diverse scene toccanti: ad esempio su una parete c’è l’albero genealogico della famiglia, ma in esso Waidjda non compare perché femmina. Allora lei prende un foglio, scrive il suo nome, e ce lo appiccica sopra. La sera poi, tornata a casa, vedrà che qualcuno l’ha strappato.
Di scene così forti ce ne sono tante, e la frustrazione si riesce a leggerla bene sugli occhi delle protagoniste femminili, occhi che spesso comunicano più di ogni altra parte del loro corpo. Dopotutto se loro non fossero in grado di comunicare con gli occhi, unica parte che il velo lascia scoperta – e nemmeno sempre-, chi potrebbe?

Trailer

La bicicletta verde
Wadjda
Regia: Haifaa al-Mansour
Sceneggiatura: Haifaa al-Mansour
Interpreti: Reem Abdullah, Waad Mohammed, Abdullrahman Al Gohani, Ahd, Sultan Al Assaf
Durata: 97′
Produzione: Arabia Saudita, Germania, 2012
Distribuzione: Academy2, 6 dicembre 2012

 



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Category: Cinema