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Anija (La nave) : Fuori le Mura


Anija (La nave)





26 novembre 2012 |



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La dittatura. Un mostruoso motore politico che spaventa con le sue leggi repressive e punisce severamente chi tenta di opporsi al sistema. Quante espressioni di regime dittatoriali hanno oppresso intere popolazioni, e quanti carnefici sono rimasti impuniti per le loro colpe macchiate di sangue.

Roland Sejko, editore, sceneggiatore e regista di origine albanese, racconta un esempio delle atrocità causate dal regime dittatoriale nel docu-film Anija (La nave) – presentato ieri al Torino Film Festival, incentrato sulla situazione sociopolitica in Albania durante gli anni ’80 e i primi anni ’90, quando il Paese era governato dall’era comunista del Partito del lavoro d’Albania guidato da Enver Hoxha. E al materiale storico (fotografico e audiovisivo) che rievoca quegli anni difficili in cui gli albanesi tentavano la fuga per sbarcare in altre nazioni europee, si affiancano le tante interviste rilasciate da chi ha vissuto quella terribile realtà e, con forza e coraggio, si è messa in gioco per ricominciare una nuova vita.

7 marzo 1991. Dopo un lungo e difficoltoso viaggio da Durazzo, nel porto di Brindisi sbarca la prima nave contenente 23mila albanesi in cerca di fortuna, disperati dall’idea di non conoscere cosa riserverà loro il futuro e al tempo stesso confusi dalla condizione di libertà vissuta per la prima volta. I brindisini accolsero quei profughi donando loro cibo e vestiti, cercando di rendere meno pesante una situazione già rivelatasi complicata. Tra questi 23mila profughi vi era una ragazzina di soli tredici anni, Majilinda Osmani, che si presentò affamata alla porta di un farmacista brindisino da cui fu adottata e allevata. Oggi Majilinda, divenuta medico fisioterapista, racconta l’esperienza del viaggio con tenera commozione.

I volti e le esperienze di chi è riuscito a sfuggire dal clima di terrore e disperazione che si viveva durante il governo di Hoxha, e successivamente di Ramiz Alia, evidenziano un chiaro segnale di ciò che si viveva in Albania in quegli anni, dove persino ascoltare musica straniera era punibile come reato di alto tradimento dal Partito Comunista. Il documentario focalizza l’attenzione sul momento della partenza dal Porto di Durazzo; ciascun intervistato manifesta le emozioni e le motivazioni che lo spinsero all’ardua decisione di rischiare la fortuna in quel viaggio. Per la prima volta l’attenzione non è volta all’arrivo degli albanesi in Puglia, ma è concentrata sui sentimenti e le paure vissuti prima e dopo il lungo viaggio da Majilinda, Arben, Ivo, Bashkim, i coniugi Delvina, e i tanti altri protagonisti del progetto di Sejko.

A distanza di venti anni dagli esodi di marzo e agosto 1991, si vive il riscatto di una popolazione integrata nel tessuto economico-sociale italiano: medico, fioraia, imprenditore, tuttofare, sono questi i mestieri oggi svolti da chi ha trovato in Italia una vita migliore. Un film dall’alto valore educativo, promosso e distribuito da Istituto Luce Cinecittà, riconosciuto di interesse culturale con il contributo del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e la Direzione Generale Cinema, e il sostegno di Qendra Kombetar e Kinematografise, Ambasciata d’Italia a Tirana e l’Associazione Occhio Blu Anna Cenerini Bova.

Un progetto riuscito che stava a cuore del regista Sejko, protagonista lui stesso del viaggio del marzo 1991, presentato alla 30° edizione del Torino Film Festival.

Guarda il trailer del film

Anija (La nave)
Regia e sceneggiatura: Roland Sejko
Direttore della fotografia: Sabrina Varani
Montaggio: Luca Onorati
Musiche originali: Robert Bisha
Colonna sonora: When the ship comes in (Bob Dylan) su gentile concessione di Sony Music Entertainment
Produttore esecutivo: Maura Cosenza
Produzione: Istituto Luce Cinecittà, in collaborazione con Propaganda (Albania)
Distribuzione: Istituto Luce Cinecittà
Durata 83′



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Category: Cinema