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Un volto nella folla : Fuori le Mura


Un volto nella folla





5 novembre 2012 |



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Negli anni Cinquanta, una giornalista di una radio locale dell’Arkansas scopre il talento musicale di un giovane sbandato, Lonesome Rhodes. In brevissimo tempo, il giovane diventa un popolarissimo personaggio locale che da lì a poco si trasformerà in una scalata nazionale, tanto da influenzare gusti e comportamenti della gente. Ma, Lonesome più sale sulla vetta più diventa cinico e meschino approfittando del suo ascendente. Sarà la giornalista che lo ha creato, innamorata di lui, a far crollare il suo piedistallo d’argilla. Un volto nella folla è uno dei film meno popolari di Elia Kazan, ma anche una delle accuse più lucide e lungimiranti sulla cultura massificata. Ascesa e caduta di un guru che infiamma le masse, il film, che dal 2008 è stato registrato presso il National Film Preservation Board, ovvero rientra in quelle opere filmiche considerate patrimonio nazionale per qualità artistiche e tematiche, è il ritratto impietoso di un demagogo ammaliatore. Il pubblico lo considera come un Messia per la sue capacità dialettiche e la sua critica aspra nei confronti del sistema politico e sociale, ma il paradosso è che egli stesso piano piano si trasforma nel perfetto ritratto di coloro che critica. Una storia sul potere e sul falsato mezzo televisivo di cui Kazan, già nel 1957, all’alba del suo successo ipnotizzante, era riuscito a fotografarne perfettamente limiti e pericoli.

Attualissimo ancora oggi, tanto da non aver perso nemmeno una punta del suo smalto originale, Un volto nella folla risulta ancora più efficace nell’analisi del rapporto fra il tubo catodico e la politica, fra politicanti più interessati a “correggere” il proprio sorriso ed essere ritratti con i cani, perché la gente ama i cani, ottenere quindi simpatie, che a parlare di cose concrete, di necessità reali e metterle in pratica. Kazan è fautore così delle dinamiche di esasperazione dei mass media nella loro funzione di apparenza, nella loro formula di alterazione della realtà. Ma più che essere un’accusa nei confronti di coloro che sfruttano l’influenzabilità umana per ottenere i propri scopi, l’opera lo è nei confronti di quelle masse anestetizzate incapaci di trovare una propria personalità e ragionare con la propria cosciente identità. Il film concede pertanto una risposta lucida e soprattutto asciutta, priva di demagogia. Questo anni prima di Sidney Lumet con Quinto potere o di Robert Redford con Quiz Show. La cultura dell’apparenza, della visualità diventa un vero e proprio girone dell’Inferno al contrario, che si rivelerà paradossale per il protagonista: dalla prigione al grattacielo, che dovrebbe essere la massima punta del suo arrivo, che invece si rivelerà metafora del punto più basso della sua anima, un tempo libera e ora venduta tanto al dio del denaro quanto a quello del potere. Il regista di origini turche, immigrato negli Stati Uniti ancora bambino, sottolinea i limiti di un Paese come l’America dove la notorietà e il successo possono essere così facili da conquistare e altrettanto facili da perdere. Colpe imputabili a quelle stesse masse “dalla memoria corta” che permettono ai “venditori di fumo” di risalire la china e ritornare in pista.

Oltre a questo tipo di letture, il film può averne anche altre, strettamente legate al vissuto del regista Kazan e dello sceneggiatore Budd Schulberg. Entrambi, infatti, furono tra coloro che a Hollywood denunciarono, sotto coercizione, colleghi dalle simpatie comuniste. Le conseguenze di quegli anni folli le conosciamo tutti. Una colpa che ha trascinato il regista fino alla fine dei suoi giorni e che lo rende all’interno della storia del cinema, nonostante le grandi opere realizzate e soprattutto i temi messi in evidenza, una delle figure più complesse e contraddittorie del tempo. La colpa e la redenzione, oltre all’immigrazione, infatti sono stati i grandi temi dei suoi film, che si ripetono di pellicola in pellicola, e in questo caso leggibile nella figura della tormentata giornalista, che avendo creato un mostro trova anche il modo per distruggerlo.

Il regista costruisce un’opera cupa, che volutamente sfrutta l’estetica del mezzo televisivo da cui riprende l’essenziale efficacia del bianco e nero delle serie antologiche del tempo. Dopo aver sceneggiato già Fronte del porto per Kazan, il fido Budd Schulberg adatta in questo caso un suo racconto, Your Arkansas Traveller. Lo scrittore e sceneggiatore, come nel suo successo maggiore, si focalizza essenzialmente sulle psicologie dei personaggi, cosicché la macchina da presa di Kazan segue quasi in maniera antropologica le loro vite, scorge i loro sguardi, i loro movimenti più insignificanti per collocarli in tutta la gamma dei sentimenti umani, nelle loro contraddizioni, nei loro limiti. Kazan, tra i fondatori dell’Actors Studio (insieme a Cheryl Crawford, Robert Lewis e Anna Sokolow), proveniva dal teatro e tanto spesso, per mezzo delle sue capacità di direttore d’attori, ha formato il successo e l’iconografia di interpreti dalle importanti carriere, su tutti Marlon Brando, James Dean e Eva Mrie Saint. Pertanto anche questo non può che essere un film di recitazione, oltre ad essere ovviamente, come sempre, anche altro.

Kazan in questo caso scoprì Andy Griffith, che da lì a pochi anni resterà egli stesso intrappolato nel mezzo televisivo attraverso la serie degli anni Sessanta The Andy Griffith Show e trent’anni dopo nel ruolo di avvocato della serie Matlock. Un volto nella folla è tanto funzionale alla sua prova d’attore quanto al minuzioso lavoro del regista, che invece affida il ruolo di osservatore critico del fenomeno di massa al personaggio di un giornalista-scrittore interpretato da un ancora sconosciuto Walter Matthau. Altrettanto eccellente Patricia Neal in una prova estremamente fisica e psicologica. I suoi occhi non si dimenticano, così come la sua bellezza apparentemente dimessa.

Guarda il trailer del film

Un volto nella folla
A Face in the Crowd
Regia: Elia Kazan
Interpreti: Andy Griffith, Patricia Neal, Anthony Franciosa, Walter Matthau, Lee Remick
Produzione: USA, 1957
Durata: 126′
Distribuzione: Sinister Film/Cg Home Video
Caratteristiche dvd: lingua originale, doppiaggio italiano e sottotitoli in italiano, trailer originale



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Category: Cinema