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I soldi di Hitler : Fuori le Mura


I soldi di Hitler





29 ottobre 2012 |



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Al danno la beffa. Se così si può dire. Alla fine della seconda guerra mondiale, la sedicenne Gita torna nel piccolo villaggio della sua infanzia dopo essere stata nei campi di concentramento. La giovane crede che il peggio sia passato e ora può tornare a fare la sua vita di sempre. Ma nella Cecoslovacchia, che durante la guerra era stata in parte annessa al Terzo Reich, Gita non è solo ebrea, fatto ignorato da lei stessa finché non è stata portata “là” insieme alla sua famiglia, ma è anche tedesca, quindi la figlia di un nazista, un nemico da mandare via. Infatti, a seguito della sconfitta della Germania e alla liberalizzazione dal Terzo Reich le minoranze tedesche furono scacciate dalla Cecoslovacchia con tanto di confisca di proprietà e vessazioni varie. E la popolazione di Puklice, composta di rozzi contadini, non fa troppe cerimonie con quella ragazzina pelle e ossa. Se lei non capisce glielo fanno capire loro, a suon di pestaggi, violenze, privazioni di cibo, umiliazioni. Ma questo non è l’unico misfatto che gli abitanti di quel posto hanno compiuto contro la famiglia della ragazza. Sessant’anni dopo, nel 2005, il mondo è cambiato. Il nome dei Lauschmann è stato finalmente riabilitato e Gita può tornare nel suo villaggio per riottenere quello che è suo di diritto. Ma l’ignoranza e la grettezza umana sono difficili da estirpare, tanto che altri lutti e altri dolori della vita privata della donna vengono usati per umiliarla ancora una volta. Solo Denis, il figlio dell’unica persona che un tempo aveva avuto pietà di lei, forse può comprendere e cercare di essere d’aiuto.

Il romanzo vincitore del Magnesia Litera, il premio letterario più prestigioso della Repubblica Ceca, I soldi di Hitler di Radka Denemarková, racconta un altro “piccolo” dramma dimenticato dalla Storia in quel bagno di sangue che sono stati i regimi totalitari del Novecento. Vittima di nazismo e comunismo a seconda dei casi, la nostra protagonista ha subito violenze e soprusi che certo una vita sola non possono contenere, tantomeno sopportare. Dolori che l’hanno piegata, ma non spezzata, lacerata ma non distrutta. Indurita. Quello sì. Decisamente. Ma è una durezza, la sua, che sembra quasi la testardaggine di un bambino per l’innocenza con la quale reclama i suoi diritti e una statua al centro del paese in memoria del padre redento. In cambio di tutte le sue proprietà. Ma neanche quello la cieca ignoranza vuole concederle. Gita resta così impassibile alle cose più vergognose, alle parole e alle offese più meschine. Nessuno, nemmeno la sua famiglia è in grado di comprendere e tollerare il suo stoicismo, che viene scambiato quasi per indifferenza.

Strutturato come un dramma teatrale, l’autrice ceca – che vanta appunto grande esperienza, oltre che nel giornalismo e nella saggistica, anche in campo teatrale – non divide il romanzo in sei parti, i cosiddetti “ritorni” della donna in quel luogo di morte e disperazione che si è rivelato essere la sua casa. Ma in tutto quell’odio, la protagonista riesce a trovare un barlume di affetto e di amore tanto da donare, nonostante quella scorza ruvida, il suo perdono. Un perdono per colpe che nessuno crede di aver commesso. Forse nessuno può capirla perché nessuno ha subito tutto quello e altro ancora, tanto che a tratti sembra che l’autrice abbia calcato troppo la mano sulle tinte fosche del melodramma. D’altro canto, però, la vita è anche questo e la Denemarková costruisce il ritratto di una donna straordinaria alternando l’uso della prima e della terza persona attraverso una prosa asciutta e livida che non cade mai negli ingranaggi contorti della retorica. E sarebbe stato facile, considerato il sempreverde tema della questione ebraica e dei regimi totalitari dell’Europa del pre e dopo guerra. Anche in questo caso, tuttavia, l’autrice lascia fuori gli elementi politici e la storiografia, che divengono solo funzione narrativa atta alle descrizioni dei nefasti accadimenti della vita della donna, che nonostante tutto è riuscita a diventare medico patologo e a costruirsi una famiglia, ad amare ancora pur non potendo esprimerlo appieno. Questo secondo romanzo di Redka Denemarková racconta un dramma privato, si affida alla psicologia e all’interiorità del personaggio principale: sta poi al lettore trarre le sue conclusioni su tutto il resto. Leggendo I soldi di Hitler sembra di immergersi in un dramma shakespeariano, composto con le sfaccettature di una protagonista di Ibsen e le inquietudini di una sceneggiatura di Bergman.

I soldi di Hitler
Peníze od Hitlera
Autrice: Redka Denemarková
Casa editrice: Keller, 2012
Collana: Passi
Pagine: 328
Prezzo: 16,00 €

 

 



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Category: Libri