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Leggendo Turgenev : Fuori le Mura


Leggendo Turgenev





22 ottobre 2012 |



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Come fosse il filo d’Arianna, la straordinaria forza che condivide gran parte della letteratura irlandese è sicuramente il suo occhio malinconico sul mondo. Un occhio dove la natura, pura e luminosa, si confonde con il grigiore dell’esistenza, che passa come un fantasma nell’immagine creata da quello sfondo. E William Trevor, narratore di punta, di quel mondo e di quelle storie è uno dei poeti della prosa che guarda con grande dignità a tutte quelle persone che ne sono protagoniste. Perché è quello che fa un cantore: guarda il mondo con occhi velati di tristezza e non lo giudica. Questo accade in Leggendo Turgenev, finalmente edito in Italia da Guanda dopo essere stato candidato nel lonano 1991 al Man Booker Prize.

Protagonisti sono eroi perdenti in partenza di una vita grama, che fin troppo poco chiede e neanche quel poco concede. Lo sa bene Mary Louise, ultimogenita di una famiglia di modesti contadini protestanti nella cattolicissima campagna irlandese degli anni Cinquanta, in una realtà molto diversa da quella di oggi, che sposa, un po’ per noia un po’ per affrancarsi dalla solitaria condizione della vita in famiglia, Elmer, un noioso e bolso commerciante della cittadina vicina molto più grande di lei e sempre protestante, che invece compie quel passo solo per la romantica convinzione di dover tramandare il proprio negozio alla sua progenie. Ma la povera e ingenua Mary Louise in quel matrimonio, triste e desolante fin dalla prima notte di nozze, non trova quell’affrancamento e quella speranza che aveva tanto ricercato. Perché con lui, la giovane donna ha sposato anche le due arcigne e incattivite sorelle, zitelle integerrime e velenose con il vago ricordo di una bellezza appassita, che mandano avanti il negozio e vivono insieme alla coppia nella casa sovrastante. Altrettanto sole, altrettanto infelici, perché l’unico uomo della loro vita, il fratello, credono sia stato portato loro via. Ben presto lo stesso Elmer, incapace di far funzionare quel matrimonio sbagliato, affonda pian piano le sue inadeguatezze nell’alcol.

Per Mary Louise l’unico conforto diventa il cugino Robert, malato sin dall’infanzia e destinato ad avere un’esistenza breve. Così, è nei pomeriggi passati con lui sullo sfondo delle lapidi di un piccolo e antico cimitero abbandonato, fra ricordi d’infanzia e le letture dello scrittore russo Turgenev, che Mary Louise trova una via di fuga dalla sua desolante esistenza e in Robert quell’amore e quel rispetto che nessun altro è stato mai capace di darle. E quella passione, casta e incontaminata, mai consumata, e distrutta troppo presto da un destino crudele diventeranno un’ossessione per Mary Louise tanto da condurla verso una deliberata follia e l’isolamento.

C’è qualcosa di veramente struggente in questo bellissimo e intenso romanzo di William Trevor. Nella capacità di riuscire a tratteggiare personaggi straordinariamente autentici con precisione inflessibile nel contesto di un lirismo letterario che c’è ma non si vede, nascosto dalla ruvidezza di una forma asciutta ed esangue. Trevor in tal modo mantiene quella coerenza necessaria alla crudeltà della storia. Citando involontariamente la hit di della cantante Rihanna, i due casti amanti trovano l’amore in un luogo senza speranza, dove l’abbrutimento immorale del moralismo dettato dai costumi dell’ignoranza, del perbenismo e delle costrizioni sessuali e religiosi dettano le regole di posti desolanti e gretti dove i matrimoni e le relazioni interpersonali sono accordi sottintesi fatti per la sopravvivenza (un brevissimo pensiero della maestra del paese, ormai anziana, che ricorda i matrimoni di alcuni suoi alunni e non è tanto illuminante quanto essenziale nel riassumere lo stile di vita di molte generazioni vissute all’ombra di quel contesto).

Ed è paradossale che quella passione, il riscatto di quelle due magre esistenze trovi vita troppo brevemente laddove la vita stessa trova il suo riposo eterno. Doppiamente, considerato pure che il cimitero in questione è pure abbandonato. La speranza è tutta là, quella che un giorno molto lontano potrà concedere loro il ricongiungimento eterno. Perché sulla Terra vivono solo i morti. Lo struggente romanticismo che connatura il romanzo non è mai pacchiano, non è mai sopra le righe, non è mai superfluo. È delicato, bello, intenso, come la lettura di quest’opera capace di lasciare il segno. Inaspettatamente e per sempre. Come l’amore di quei due amanti che si sono appena sfiorati. Il tutto con il rigore di un realismo poetico così incline a tanti autori irlandesi contemporanei come Colm Tóibín, Joseph O’Connor debitori assoluti di Trevor, che a sua volta guarda al passato di un padre letterario come John Synge e ai versi dell’immortale Yeats. Non dimenticando, appunto, nemmeno il russo Turgenev.

Leggendo Turgenev
Reading Turgenev
Autore: William Trevor
Traduttrice: Laura Pignatti
Casa editrice: Guanda, 2012
Collana: Narratori della Fenice
Pagine: 248
Prezzo: 17,00 €

 



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Category: Libri