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Littoria Blues City: intervista a Paolo Rigo : Fuori le Mura


Littoria Blues City: intervista a Paolo Rigo





15 ottobre 2012 |



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Littoria Blues city abita “nei quartieri dove il sole del buon Dio non dà i suoi raggi”, come direbbe il buon vecchio Faber. De André, Hemingway e… ZeroCalcare, il Pantheon ideale di Paolo Rigo, autore del libro, che ho avuto il piacere di intervistare.

Lui vuole raccontare quella Roma suburbana, che difficilmente conquista le copertine delle guide turistiche. Quella Roma “brutta, sporca e cattiva” perché è così nell’anima e non perché ci hanno fatto un film sopra. Quella Roma i cui muri non sono bianco imperiale, ma anneriti dallo smog. La Roma del Parco della Caffarella, che Woody Allen deve aver dimenticato di inserire nella sua pellicola. Quella Roma trafficata che trasmette uno spaesamento unico nel suo genere e intrappola il protagonista della storia, Sal(vatore) Rinaldi, in un loop esistenziale: diviso tra le mille opportunità disorientanti di una città a metà tra le boulevard europee e i mercati africani e una provincia opprimente ma accogliente. Si tratta della (neanche troppo) immaginaria Littoria, nome che riporta alla mente i peggiori fasti della vicina Latina.

Sal è confuso, è disperso ed è incazzato, non è semplicemente arrabbiato, Sal è proprio incazzato, perché non riesce a trovare l’origine della sua rabbia ed è difficile scavare così a fondo in un libro che segue un’andatura sobbalzante, legato più ad una session di jazz, che ad un blues malinconico. Littoria Blues City è un collage di trame che si interrompono improvvisamente, sono pezzi di Sal piazzati in una diacronia che fa saltare il continuum della narrazione. In fondo è un ritratto della generazione dei quasi trentenni, una generazione che qualcuno ha definito persa, ma che almeno ci prova, lotta, scalcia… si incazza, appunto.

Per iniziare ci vuole la solita domanda di rito, tanto per rompere il ghiaccio. C’è tanto sesso nel tuo libro. Ma qual è il rapporto tra scrittura e masturbazione secondo te?

È una domanda insolita…se parliamo di presenza di masturbazione mentale nella scrittura, direi che è presente almeno al 50 per cento. Scherzo. Diciamo che la scrittura è un atto a sé ma a mio avviso molto meno di quanto si possa pensare. Non si scrive mai per se stessi e basta.

Torniamo seri, sempre parlando di sesso però. C’è un filo comune nelle esperienze sessuali di Sal, per come ho letto il libro, sembra che il tuo personaggio faccia sesso per aggrapparsi all’esistenza, per dimostrare di essere vivo…

Vuoi dargli torto? Credo che la sessualità sia l’espressione migliore della nostra società. Davvero. Voglio dire è un atto sociale puro, pieno e se vissuto con qualcosa in più della meccanicità animale trasmette momenti colmi di inebriante successo. La sessualità è ovunque. Anche la Bibbia ne è colma.

Ok, adesso la smetto con il sesso, te lo giuro. Non prima di averti chiesto però, qual è il rapporto tra sesso e magia nella storia di Sal?

Non so. Non ci avevo mai pensato. Posso dirti che in parte il sesso, soprattutto quello con il personaggio femminile principale – Isabell – ha una necessità più ampia dell’istinto e dell’attrazione, se vogliamo è magico nel senso che è ristoratore. Poi sicuramente vi sono altri legami tra queste due forze: i personaggi “magici” sono sempre donne e gli atti magici avvengono quasi sempre con un’atmosfera sessuale. Ma credo che il sesso sia più legato ad una sfera spirituale, almeno nella storia di Sal. Spero di aver risposto alla tua domanda.

Un altro tema che mi sembra ricorrente è il rapporto tra la metropoli e la città di provincia. La seconda, con la sua soffocante tranquillità, sembra spingere Sal verso la prima, che non fa che confonderlo, disorientarlo e scoraggiarlo. Ma siamo proprio costretti ad oscillare tra questi due poli come criceti in gabbia?

No. Non credo che sia giusto dire che siamo costretti. Ognuno ha diritto di vivere quello che vuole, nel modo e nel posto che preferisce. Sal è un uomo che è riuscito ad andare via e credo che sia quasi presente una topica dell’oscillazione, del ritorno, tutto sommato Sal torna spesso a Littoria. Roma credo che confonda un po’ tutti. Se hai la macchina e guidi per Roma sai cosa intendo.

Quando ho cominciato a leggere il tuo libro ero disgustato. Mi sembrava qualunquista, troppa roba su Ruby, Berlusconi, sinceramente non ce la facevo, il mio senso del pudore radical chic lo rigettava. Proseguendo però mi sono accorto che il qualunquismo, nelle pagine iniziali, è quasi un modo dell’esistenza di Sal. È così? Si può estendere secondo te questa considerazione a tutta la generazione che il personaggio in qualche modo rappresenta?

Sì penso che la nostra generazione sia un poco qualunquista e senz’altro questo è un difetto. Anche se c’è una differenza tra qualunquismo e sentimentalismo. Non voglio dire, però, che siamo i peggiori, questo no, ad esempio la generazione hitleriana  è stata molto peggio della nostra. Il nostro problema principale è che siamo davvero disorientati da mille informazioni, mille fonti e mille situazioni, ci capiamo poco e male, si cambia troppo velocemente. Si passa da un’informazione all’altra. Voglio dire ci sono notizie, anche di cronaca nera, che catturano l’attenzione di tutti per un’estate e poi non si sa più nulla. Se ci pensi anche lo scandalo su Ruby non è stato approfondito da nessuno. Sono pronto a scommettere che se chiedi qualcosa in strada nessuno saprà dirti se il processo si è svolto o meno…ed il processo è solo la punta dell’iceberg…Per tornare a Sal lui è così, non ci capisce nulla, ma almeno è arrabbiato…

Sei riuscito a descrivere quella Roma nascosta, che non appare sulle copertine dei giornali o nei film di Woody Allen, fatta di zingari e maghi, la Roma che dorme sotto i ponti, o che affitta in nero una stanza che spesso non riesce a pagare. Perché scrivere di tutto questo?

Prima di tutto grazie. In secondo luogo perché non farlo? Bisogna scrivere anche dei disagi, la vita non è sempre luccicante. Sono sicuro che ricordi Città vecchia di De André, oppure i lati oscuri delle città metropolitane americane da Hemingway in poi…ma anche noi in Europa abbiamo i nostri disagi, le nostre storie sporche, Roma, Parigi, Madrid, Berlino ne sono piene eppure sono città splendide. Prendi Parigi, chi lo direbbe mai che sia la stessa città di Midnight in Paris e di La Haine (il titolo italiano è L’Odio, ndr)? Eppure è così, sono scorci diversi, voci e punti di vista diversi. Ad esempio per Roma c’è un fumettista, che sta avendo molto successo, ZeroCalcare, che disegna la vita degli under-30 in maniera incisiva e perfetta.

A quando il Premio Strega?

Ehehe…alla prossima estate? Sarebbe un bel traguardo, non so se Littoria Blues City sia un libro da Strega…senz’altro credo che sarebbe una conferma ed un traguardo per il mio editore, Gordiano Lupi, che si è sempre impegnato nella promozione e nel lavoro con i giovani (es. Claudio Volpe), lui prima di tutto si meriterebbe Littoria tra i libri finalisti.

P.s. Grazie delle domande.

Littoria Blues City
Autore: Paolo Rigo
Casa editrice: Il Foglio Edizioni, 2012
Pagine: 201
Prezzo: 14 €



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Category: Libri