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È La fine di qualcosa, ma non della Letteratura italiana | Fuori le Mura


È La fine di qualcosa, ma non della Letteratura italiana

16 luglio 2012

di Maria Cristina Costanza

Grandi autori, libri, temi e stili di scrittura e, in conclusione, la voglia di approfondire tutto

Una riflessione sulla letteratura italiana moderna, dai grandi autori ai più o meno esordienti che oggi popolano gli scaffali delle librerie del Paese. Paolo Di Paolo, autore de La fine di qualcosa. Scrittori italiani tra due secoli (Giulio Perrone editore) chiarisce nella premessa le motivazioni del suo lavoro, mutuando un passaggio di Anna Maria Ortese, del 1980: “Mai come oggi (…) c’è stata più estraneità, almeno da noi, tra il libro e la vita reale. Anche se il libro riguarda proprio il paese, gettato dall’editore nella vita di questo, dopo un po’ scompare”.

L’approfondimento del romano Di Paolo è un viaggio, in oltre 250 pagine, nelle vite e nelle poetiche di 37 autori, per dimostrare che la letteratura è ancora viva. Nell’elenco ci sono Italo Calvino delle Città invisibili e delle storie “fatte di occhi”, la romanità erotica di Alberto Moravia, i “luoghi che prendono corpo dagli stati d’animo” esplorati da Dacia Maraini, i “personaggi-corpo” di Antonio Tabucchi e Vincenzo Consolo, raccontato nelle sue stesse parole: “ la lettura è un modo infinito dal quale tratte linfa vitale per l’immaginazione, per una continua ricerca di verità e di conoscenza”.

Ad attraversare il racconto degli autori ci sono i grandi temi. C’è il tempo, quello “del corpo, il tempo del dolore, il tempo dei sentimenti in genere, e più di ogni altro, il tempo dell’innocenza oltraggiata” di Elsa Morante. C’è il tempo vuoto di Nico Orengo in cui la vita scorre e quello “tolstojano” di Melania G. Mazzucco nei cui racconti brilla la “polvere minuziosa dei minuti”. Con il tempo, la memoria. “Per uno scrittore – scrive Lalla Romano –  la  memoria è la fantasia sono la stessa cosa. La nostra memoria è la prima facoltà che trasfigura i ricordi e la fantasia è quella che permette di dar loro vita con le parole”. Si passa, poi, alla trattazione della costruzione dei personaggi che Enzo Siciliano descrivere bene con il suo “fare vero un io”. Personaggi che vivono nelle pagine della letteratura italiana, dai “superstiti” di Marco Lodoli, alla “fitta e tragicomica galleria di italiani” di Antonio De Benedetti. Di uomini e di donne, secondo la visione di genere di Clara Serene. “Siccome non mi interessa la guerra dei sessi, mentre mi interessa molto la presa di coscienza, la conoscenza che ciascuna hanno del proprio sé, mi sembra che indagare il proprio sesso sia tendenzialmente più interessante, più appropriato, più onesto”. Storie immerse nella vita di tutti i giorni che scorre semplice e che corre, come Sandro Veronesi insegna, verso l’invitabile tragedia. Con il tempo e i personaggi, il tema del viaggio, raccolto nel racconto dell’India di Sandra Petrignani, e in quel percorso compiuto per scoprire, alla fine, il piacere del ritorno, da Hemingway a Eraldo Affinati.

Paolo Di Paolo

La seconda parte dell’opera di Di Paolo, poi, passa alla pratica, con 15 Conversazioni come critica con altrettanti autori. Si inizia dal sud di Andrea Camilleri che descrive il tema della partenza. “Ma sì, a vent’anni partire significa sempre scappare. Anche da sé stessi. È solo in fase di consuntivi che un uomo capisce quanto siano stati importanti tutti i luoghi da cui se n’è andato”. Nella stessa sezione, l’ostrionico Dario Fo, registrato nella sua critica all’Italia, un Paese colpito, a morte, da un declino culturale senza precedenti. “Il rimedio?  – risponde Fo – Allevare le persone non alla ricerca ossessiva del godimento, ma alla semplicità, a una rinnovata vicinanza con la natura, al gioco, allo stare insieme come continua scoperta, nello spirito antico di un incerto ma meraviglioso cammino, alla solidarietà tra tutti e non solo all’interno del gruppo. Tra le ragioni di questa crisi morale, la più grave è l’elogio, la santificazione della furbastreria, malanno e vizio antico di questo Paese. Ed ecco l’assurdo: chi non ruba, paga le tasse, cerca di vivere onestamente dentro la società senza evaderne le regole, viene ritenuto oggi il più grande cretico”. C’è ancora l’Italia al centro del lavoro di Sebastiano Vassalli, che racconta italianità e antitalianità ricostruendo la storia del paese, da Craxi alla Seconda Repubblica, al “signor B., l’Arcitaliano”, mentre il Paese si fa decisamente più poetico nelle righe di Franco Cordelli, reporter dei paesaggi e degli umori del Giro d’Italia.

Su tutto, ovviamente, la scrittura. Da quella “di maniera” di Erri De Luca, definita dallo stesso autore come un “trafficare in scrittura”, a quella dei libri come “cosa viva” di Aldo Busi. “Scrivo  – racconta Rosetta Loy – perché non posso farne a meno, e niente mi piace più che inventare storie e trovare le parole per raccontarle. Perché mi permette di vivere tante vite diverse, dandomi l’illusione di possedere la vita, quella che è stata prima di me, e quella che sarà dopo ancora. Di recuperare quanto sembra irrimediabilmente perduto”. E, alla fine di tutto, una lezione, perché il lettore scorrerà le pagine maturando un pensiero su quali siano le direzioni che sta prendendo la Letteratura e, allo stesso tempo, su quanto invece si stia resistendo, da dentro, a questa marea. E lo farà arricchendosi, pagina dopo pagine, di un lungo elenco di titoli da trarre dal testo. Per cogliere quell’invito nascosto nelle pagine: leggere.

La fine di qualcosa. Scrittori italiani tra due secoli
Autore: Paolo Di Paolo
Casa editrice: Giulio Perrone editore
Pagine: 265
Prezzo: 13 €

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