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Memorie della Campagna d’Italia, di Napoleone Bonaparte | Fuori le Mura

Memorie della Campagna d’Italia, di Napoleone Bonaparte

18 giugno 2012

di Danilo Supino

L’Uomo, il Cittadino, il Generale e l’Imperatore Napoleone Bonaparte, confinato sull’Isola di Sant’Elena, detta il suo ampio memoriale. La Campagna d’Italia sarà il primo vero successo che lo consacrerà alla gloria

“L’Italia è circondata dalle Alpi e dal mare. I suoi confini naturali sono determinati con tanta precisione come se fosse un’isola. E compresa fra il 36° e il 48° grado di latitudine, e il 4° e il 16° grado di longitudine di Parigi”
“Ma, quantunque il sud d’Italia sia, per la sua situazione, separato dal nord, l’Italia e un’unica nazione. In un avvenire più o meno lontano, l’unità della lingua, dei costumi, della letteratura, dovrà riunire i suoi abitanti in un solo governo.”

Queste poche righe sono tratte dal capitolo Descrizione d’Italia che apre Memorie della Campagna d’Italia (Donzelli, 2012) di Napoleone Bonaparte.

Confinato sull’Isola di Sant’Elena inaugura la redazione del suo memoriale. Addirittura, stando ai diari dei suoi accompagnatori, inizia a dettare già dalle prime miglia percorse dalla Northumberland.
Napoleone, conscio della sua fine politica, accetta l’esilio, comprendendo che il tempo del suo Impero si era concluso. Ha, però, un ultimo lampo di genio: non può affidare la scrittura della Storia alle potenze che lo avevano sconfitto.
Prima di partire per l’esilio definitivo, già cosciente che il suo disegno ancora non terminato assumeva altra forma, chiede di portare con sé alcuni volumi. Malgrado gli venga vietato, riesce a “trafugare” dalla Malmaison (residenza privata di Napoleone Bonaparte e Josephine de Beauharnais) e dal Castello di Rambouillet oltre quattrocento libri. Negli anni seguenti, grazie all’aiuto di sue conoscenze e nobili estimatori, anche tra gli alti ranghi inglesi, raccoglie tremilacinquecento opere, a parer suo insufficienti.

La storia della redazione del Memoriale, le sue pubblicazioni (ce ne sono state diverse, parziali e integrali) e le diverse vicissitudine le lascio a Thierry Lentz, direttore della Fondazione Napoleone che ne ha curato la prefazione.

La Campagna d’Italia (si noti che ci si riferisce alla prima del 1796) ha un importanza storica da diversi punti di vista.
Per i francesi, i quali hanno visto l’ascesa di un giovane generale di 26 anni, che in nome della salvaguardia della Repubblica da attacchi esterni (le truppe Austriache erano sui confini del Reno schierate), ha privato il popolo di ogni suo rappresentante. Per austriaci, prussiani e inglesi, che dopo un secolo di tranquillità bellica, ritrovano una Francia sempre più nemica e sul piede di guerra per difendersi.
E per l’Italia, soprattutto, assopita dalla discesa nella penisola (1494) di un altro uomo d’oltralpe, Carlo VIII; inaridita dalla controriforma; impoverita economicamente dalla mala gestione degli occupanti stranieri. Infine per lui, il Cittadino di Ajaccio, Napoleone Bonaparte, il giovane che si è già di distinto per la repressione realista del 5 ottobre 1795 e prima ancora con l’assedio di Tolone contro gli inglesi (1793).

I due brevi estratti sopra riportati rappresentano ciò che Bonaparte è prima ancora di divenire Imperatore: un uomo del suo tempo, troppo in là per essere definito illuminista, precursore dei tempi per definirlo romantico.
Eppure in quelle righe si respira l’uomo educato sul vento dei “lumi”, minuzioso, indagatore, scientifico nelle trattazioni (nel memoriale si discute anche delle unità di misura).
Si respira, anche, l’aura di un homo novus, anticipatore di un carattere umano che condizionerà la storia e le arti di oltre metà del XIX secolo. Basti pensare all’opera a lui dedicata dal pittore Jean-Antoine Gros, Ritratto di Napoleone Bonaparte al Ponte d’Arcole. Il quadro mostra il giovane generale che impugna la bandiera tricolore. La tre giorni della battaglia di Arcole consacrò Napoleone, agli occhi degli italiani sembrò il liberatore dal nemico (cfr. Ultime lettere di Jacopo Ortis, di Ugo Foscolo), il repubblicano e liberale che difende i valori dell’autodeterminazione dei popoli.  

È difficile catalogare Memorie della Campagna d’Italia in un filone illuminista, piuttosto che preromantico o puramente romantico. Senza dubbio è un libro di storia autentico. Scritto da un uomo che la storia l’ha caratterizzata, e dopodiché, quando il suo ciclo è terminato, ha cercato di definire quegli eventi. La redazione, come spiega Lentz, non ha rispettato la cronologia dei fatti. Secondo quanto scritto dai suoi collaboratori nei diari, il Generale era solito saltare da un argomento all’altro anche a distanza di mesi, alle volte anni, rileggeva, riprendeva bozze, le faceva riscrivere.

Proprio per l’eccellenza del suo autore, alcuni passaggi possono suonare ridondanti, ma si tenga bene a mente che è un Memoriale, e ancor più dell’autobiografia, ha un’accentuata venatura autocelebrativa.

Da notare che il suo aspetto da libro storico è accentuato dall’idea dell’editore e del traduttore, Davide Scaffei, di corredare il libro con delle cartine storiche in appendice, le quali permettono al lettore di concretizzare gli innumerevoli eventi e la mole di dettagli di Bonaparte in uno spazio geografico ben definito.

Memorie della Campagna d’Italia
Memoires de Napoléon. La Campagne d’Italie, 1796-1797
Autore: Napoleone Bonaparte
Traduzione: David Scaffei
Casa Editrice: Donzelli
Pagine: LVI-346
Prezzo: 32,00 €

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