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La logica del desiderio di Giuseppe Aloe | Fuori le Mura

La logica del desiderio di Giuseppe Aloe

28 maggio 2012

di Margherita Fratantonio

Tutte le pieghe psicologiche dei personaggi, anche le più oscure, anche le più inconfessate (e inconfessabili)

Chi conosce Giuseppe Aloe, per averne gustato i romanzi precedenti, ritrova in quest’ultimo, La logica del desiderio, ora candidato al Premio Strega, le stesse modalità della sua scrittura. A tratti asciutta e nervosa, sbrigativamente decisa, ma per lo più compiaciuta della lentezza, come i tempi dell’esistere, che accelerano e rallentano in base al nostro sentire. L’autore sa soffermarsi su uno stato d’animo con metafore che si rincorrono, con incisive similitudine e analogie, fino a trovare quella giusta che le racchiude tutte. Un esempio: per rendere l’intensità dell’amore con Vespa (la donna al centro di questa narrazione): “Quella notte facemmo l’amore così intensamente che mi sembrò di perdere anni. Un nuovo passaggio di tempo. Gioventù che si rinnova. Futuro nella mano destra. Promesse che si mantengono. Niente sbuffi, niente operai sulle spalle. Niente sbadigli. Niente impalcature arrugginite”. E poi, a capo: “Una felicità ritrovata che non puoi più perdere”.

Di felicità, poca, a dire il vero. Piuttosto analisi del desiderio e della sua logica, vizio assurdo, sezionato con lucidità nel suo delirio, negato e alimentato, sopito nelle abitudini quotidiane e riemerso con violenza dall’ombra a cui lo si pensava relegato con successo. Risorto sottoforma di angoscia, di marea invasiva, di caparbia malattia che infetta gli spazi liberi della mente, liberi soltanto nell’illusione di una tregua. Tanto il protagonista, di cui non conosciamo il nome, osserva la sua passione componendola e ricomponendola, tanto Vespa è frettolosa nel dire: “Poi un giorno, mentre facevo la doccia, mi sono accorta che non ti pensavo più. Non eri più nei miei pensieri. Vai a capire perché”.

Lui tenta di fuggire dalla dipendenza amorosa, ma non può, o forse non vuole, perché la ragazza è un “inappuntabile ritratto dello splendore” e con il suo “profumo d’argento”, con i suoi “occhi irrefrenabili” lo ha accompagnato fuori dal grigiore della sua vita. Lei non riesce a liberarsi della nevrosi, dalle conquiste inconsistenti, dall’urgenza di desideri effimeri; fugge dal ruolo di amante, ma cerca la sua confidenza, fino a renderlo complice delle avventure erotiche vissute altrove, in altri letti, in altri brevi e interscambiabili amori . Al centro del romanzo, una vera e propria dipendenza amorosa: attaccarsi all’oscuro oggetto del desiderio tanto più quanto questo si allontana.

La conflittualità del desiderio e della vita è resa da Giuseppe Aloe con la frequenza degli ossimori: la placida agitazione del padre (con cui il protagonista vive), la solitudine affollata di Vespa, e, inutile dirlo, la forza debole dell’io narrante, o ancora “la pacifica mattina di maggio, pacifica nella sua frenesia”.

Eppure, non si avverte mai, nella figura retorica più raffinata o in quella più scoperta, il narcisismo dello scrittore che cerca approvazione, o la scaltrezza letteraria che mira alla complicità del lettore. Ogni soluzione affascina, e ci porta per mano nelle stravaganze e nelle giustificazioni della psiche. È così incisiva la scrittura di Aloe mentre fruga tra i pensieri, che le trame sembrano quasi asservite all’indagine della mente. Non ricordo più lo svelamento finale di Non è successo niente e forse neanche lo scioglimento della vicenda nel paradossale Lo splendore dei discorsi. Ma la lucidità e la compassione con cui il protagonista del primo romanzo osserva e comprende i pazienti psicotici con cui si ritrova a vivere (lui, un medico ormai ottantenne, richiamato in servizio per un caso urgente), quella non si dimentica. Ricorda addirittura la relazione con l’ospedale psichiatrico, e l’umanità dolente lì ricoverata, di quel bellissimo romanzo che è ed è stato Per le antiche scale di Mario Tobino. Anche ne Lo splendore dei discorsi, che è decisamente un giallo psicologico, la trama dopo la lettura scivola via e resta quel monologo interiore controllato, che è la cifra della scrittura di Giuseppe Aloe. Sì, un monologo interiore che sa quando fermarsi, quando non eccedere, e indovina ad ogni pagina fino a che punto il lettore prova piacere a seguirlo.

La logica del desiderio
Autore: Giuseppe Aloe
Casa Editrice: Giulio Perrone Editore
Pagine: 212
Prezzo: 13 €

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