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Le Parole di Paolo Civati al Teatro Sala Uno | Fuori le Mura

Le Parole di Paolo Civati al Teatro Sala Uno

21 maggio 2012

di Sandra Capitano

Il regista lombardo porta in scena le nevrosi e le fragilità dell’occidente contemporaneo. Sul palco una psicologa comportamentista e una domanda: la felicità esiste davvero?

In PAROLE ovvero The Suspension Of Disbelief, il regista Paolo Civati affronta con originalità e arguzia le malettie moderne di noi abitanti dell’occidente: fragilità, solitudine e costante ricerca di felicità.

Protagonisti di questa pièce sono quattro anime sole e bisognose d’affetto: Rhonda (Assunta Nugnes), Kevin (Fabio Pappacena), Leyla (Valentina Fois) e Rolf (Giacomo Vezzani). I quattro sono tutti afflitti da quella che tecnicamente è definita nevrosi moderna, ovvero un senso di ansia, malessere e perenne frustrazione per l’esistenza, nella convinzione che la vita sia “come nella pubblicità dei biscotti” in cui tutti sono belli, ricchi, eleganti e felici. Ma cosa vuol dire veramente essere felici? Questa felicità esiste davvero? A quale prezzo si può raggiungerla? E se la felicità non esistesse, ma esistesse solo la vita?

Con questi e altri quesiti la psicologa comportamentale, dottoressa B (Paola Michelini), apre la rappresentazione, sottoponendo al pubblico le domande nate dal rapporto con i suoi pazienti e che arrivano da una richiesta pressante di risposte: come fare a essere amati? Cosa siamo disposti a fare? Perché ci sentiamo così soli? Siamo soli? La dottoressa B ci introduce così Un’altra vita, ovvero il racconto di Rodha, Kevin, Leyla e Rolf che comprende la summa di casi clinici da lei studiati negli ultimi anni. L’altra vita, a cui si riferisce il titolo, è quella che ogni essere umano vorrebbe, mentre rinnega la sua: ogni protagonista lotta infatti contro se stesso, prova a snaturarsi, a raggiungere una perfezione che provoca ulteriori frustrazioni, convinto che così facendo si possa raggiungere la felicità.

La vicenda si svolge in un’America inventata, quella dell’immaginario europeo costruito a forza di film e situazioni stereotipate. Rhonda è una donna in carriera sexy ed esuberante, che finge con i colleghi e con se stessa di avere una vita che la soddisfa: in realtà è malata e sterile e pur di avere un figlio, convince la sua collega Leyla a prendere informazioni su Kevin, un uomo abbandonato dalla moglie e rimasto con i due figli. Leyla è una donna sola, che per essere amata accetta perfino le umiliazioni, decide di aiutare Rhonda, perché segretamente innamorata di lei, ma presto scopre che Kevin è stato abbandonato dalla moglie perché è impotente, ma nonostante ciò si costringe ad amare le donne fingendosi quello che non è. Nello stesso stabile abita Rholf, un sex addicted ripiegato in una forma di auto-amore e violenza, divenuto cinico e sociopatico. I quattro personaggi s’incontrano, interagiscono, ma senza mai comprendersi fino in fondo: ciò che fanno in realtà è “usarsi” a vicenda per provare a essere felici. L’incastro delle loro vite viene cadenzato dagli interventi della dottoressa B, che come se mettesse in pausa un film, parla al pubblico per sollevare alcune questioni sul nostro vivere contemporaneo. Il pubblico riconosce queste interruzioni per la “sospensione dell’incredulità” (The Suspension Of Disbelief) coniata da Samuel Taylor Coleridge in un suo scritto del 1817 e citata (furbamente) nel titolo.

Il regista Paolo Civati

“Rhonda, Rholf, Kevin, Leyla e la dottoressa B, sono il surrogato della fragilità violenta che domina il sistema di relazioni della nostra società” ci racconta il regista Civati: “Le Parole a cui si riferisce il titolo sono quelle che si è inventato l’uomo occidentale medio per descriversi nella sua folle e commovente ricerca d’affetto. In particolare, le parole che arrivano dagli Stati Uniti sono il centro e il pretesto della vicenda narrata. Gli Stati Uniti sono il Paese che da tempo domina l’immaginario cinematografico-politico-iconografico-economico dell’occidente. Esistono una miriade di situazioni e abitudini che arrivano da oltreoceano e che ci appartengono, senza avere nulla a che fare con il mondo in cui viviamo e, nella maggior parte dei casi, ci appartengono senza essere mai stati in America. Tutti ormai convivono pacificamente con l’esistenza immaginifica dei college, dei Thanksgiving, dei tornadi, delle case di legno, dei barbecue, tanto da prevederne e riconoscerne i percorsi più segreti e complessi. La nostra vicenda si appoggia completamente a tale immaginario e cerca di scavare nella retorica di quelle situazioni, di quelle parole; parole, solo parole, messe in ordine, ma col desiderio di spingerle oltre al loro significato di base, con la necessità di comprendere come si possano affrontare senza stereotiparle e, contemporaneamente, mettendo in luce la loro totale vuotezza.”

Immagine anteprima YouTube

PAROLE ovvero The Suspension Of Disbelief
Di: Paolo Civati
Regia: Paolo Civati, Collettivo Attori Riuniti
Con: Valentina Fois, Paolo Michelini, Assunta Nugnes, Fabio Pappacena, Giacomo Vezzani
Teatro Sala Uno
Piazza di Porta S. Giovanni, 10
Dal 15 al 20 Maggio
Martedì, venerdì e sabato ore 21, mercoledì e giovedì ore 19
Prezzo biglietti: intero 15 euro, ridotto 12 (più costo della tessera 2 euro)

Per ulteriori info: www.ineditiospiti.com

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