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Quella casa nel bosco, lo scontro finale tra tutti i mostri dell’horror | Fuori le Mura

Quella casa nel bosco, lo scontro finale tra tutti i mostri dell’horror

14 maggio 2012

di Federico Vignali

Quel cinema di genere autoreferenziale

Quella casa nel bosco di GoddardLa vera forza di un film come Quella casa nel bosco è che pur avendo uno script di base chiaramente settato sulla sequenza irreversibile dei classici ammazzamenti della serie Evil Dead 1e 2 e tutta L’Armata delle tenebre riesce anche lavorare su moltissimi spunti propri, alzando lo sguardo anche su quello che accade sopra la solita ombra della testa pendente di zombie che ti insegue intorno al lago.

Allargando la prospettiva in una visuale sorprendentemente complessa il regista Drew Goddard (già produttore e sceneggiatore di Cloverfield oltre che delle serie tv Lost e Alias) infatti segue abilmente più livelli di narrazione non avendo minimamente paura a dissacrare i clichè del genere e di gettare le basi per una riflessione più generale sui meccanismi di controllo e l’imposizione forzata del sistema dei ruoli nella societa post reality.

Come accade nella serie de La Casa di Raimi, che diventa continua forma di cinema autoreferenziale – il primo tempo del secondo episodio è praticamente uguale al primo -, Quella casa nel bosco in questo senso si cala perfettamente nella tradizione del filone: cinque ragazzi che vanno a passare un tranquillo weekend  in un misterioso e sperduto cottage stregato ereditato in campagna. Con la complicità di Whedon (Avengers, Buffy l’Ammazzavampiri) però Goddard alimenta la storia con una serie impressionante di debug narrativi fino a capovolgere la struttura del plot nella trama di un gigantesco e immanente reality in cui tutti i personaggi sono indotti a rimanere imprigionati nel loro ruolo fino allo strepitoso e pazzesco finale in cui ognuno lotta contro tutto il resto del mondo dell’horror in uno scontro definitivo, che sembra quasi la versione globale e ultrasplatter della sparatoria collettiva in Una vita al massimo, con Christian Slater. È decisamente sottile la scelta all’inizio del film di far parlare Fran Kranz (Dollhouse) e Jesse Williams (Grey’s Anatomy) con una certa sicurezza di sistemi globali di controllo sociale, quando poi invece nel procedere della trama saranno proprio loro a rivelarsi le pedine inconsapevoli di ingranaggio immanente e tolomeico.Una scena di Quella casa nel bosco

Se si guarda il film con il rigetto della struttura mentale che ci ha assefuatti all’idea di essere perennementi ripresi e a quel tipo di codice morale che ci porta a traslare l’elaborazione della nostra coscienza interiore a chi spia i nostri comportamenti, possiamo convenire che Quella casa nel bosco ha una portata paurosamente liberatoria.

Esasperando i toni e mischiando i termini della teoria dei sei gradi di separazione tra chi controlla e chi è controllato Goddard scavalca la ventralità del giudizio per distruggere praticamente tutto.  Non possiamo sbottonarci più del dovuto sulla trama per non sconfinare nello spoiler, ma di sicuro il finale è la sintesi ideale tra Scontro di titani e il team al completo di Monty Python.

In conclusione anche dopo il controverso In time, non possiamo che accogliere con piacere il fatto che anche produzioni horror-fantasy così grosse tocchino – seppur in modo così pressapochista – temi di rilevanza sociale.

Immagine anteprima YouTube

Quella casa nel bosco
The Cabin in the woods
Regia: Drew Goddard
Sceneggiatura: Drew Goddard, Joss Whedon
Interpreti: Richard JenkinsBradley WhitfordChris HemsworthFran KranzKristen ConnollyAnna Hutchinson,Jesse WilliamsBrian J. WhiteJodelle FerlandTom LenkAmy AckerPatrick Gilmore
Durata: 105′
Produzione: USA, 2011
Distribuzione: M2 Pictures , 18 maggio 2012

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