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Le Memorie dal sottosuolo nella traduzione di Paolo Nori | Fuori le Mura

Le Memorie dal sottosuolo nella traduzione di Paolo Nori

14 maggio 2012

di Simone Arseni

La Voland propone una nuova edizione del romanzo di Dostoevskij nella traduzione di Paolo Nori

Dostoevskij è stato un genio letterario. Le sue opere vaste, da Delitto e Castigo ai Fratelli Karamazov, dall’ Idiota ai Demoni lo hanno elevato sul podio dei più grandi romanzieri di tutti i tempi. Di grande pregio, accanto alle opere più voluminose, è il breve romanzo Memorie dal sottosuolo recentemente riedito dalla  Voland nella traduzione di Paolo Nori.
Il protagonista del romanzo è un uomo  malato, astioso, malvagio. Ne è consapevole e questa sua consapevolezza  lo conduce al cinismo alla nevrosi e alla perdizione: “ma una persona consapevole”, si domanda, “può  avere rispetto di sé?”. Nel sottosuolo da cui il protagonista scrive le sue memorie, si muovono le correnti contraddittorie dell’animo umano, il disprezzo e la pietà, la cattiveria e la misericordia, il cinismo e la speranza. In questo intrico di sentimenti e voci, nella molteplicità polifonica di numerosi stati d’animo si muove il protagonista del racconto di Dostoevskij.

Nella nuova traduzione di Paolo Nori, il linguaggio viene ammodernato e la personalità cupa e nevrotica del protagonista, il suo carattere brusco e paranoico e il suo isterismo incontrollato trovano una nuova forma espressiva dalla terminologia ruvida e schietta. È difficile dire se la scelta rispecchi il personaggio così come descritto nel linguaggio del romanziere russo, o se non rifletta piuttosto l’immagine che l’interprete si è fatta del protagonista. La scelta di utilizzare un linguaggio colorito, in alcuni tratti volgare, può non risultare pienamente condivisa dal  lettore affezionato all’eleganza dell’universo dostoevskijano, alla sobrietà della sua poetica e alla trasparenza del suo stile.

Paolo Nori

Paolo Nori, in una intervista rilasciata alla traduttrice free lance Jelena Zivkovic Frigo, ha affermato che questa nuova traduzione può essere giustificata dalla “relativa giovinezza della nostra lingua, se la si intende come lingua parlata”. È questo, secondo Nori, il motivo per cui in Italia nessuno si stupisce del fatto che Si ritraducono i classici: “l’italiano, per esempio, degli anni cinquanta e l’italiano contemporaneo sono due lingue che si differenziano in molti aspetti, molto più del russo contemporaneo e del russo degli anni cinquanta, per esempio”.

Viene da chiedersi, tuttavia, se sia proprio necessario, ora che l’Italiano è quasi ovunque diffuso e conosciuto sul territorio nazionale, appiattire il linguaggio artistico e letterario su quello colloquiale e quotidiano e se questo non comporti il rischio di trasformare tutta le letteratura, italiana e straniera, classica e moderna, in un surrogato della cultura beat, di cui mi sembra di scorgere alcune tracce nella nuova traduzione di Paolo Nori. Insomma, mi verrebbe da augurare che i classici restino classici, in modo da scongiurare eventuali tentativi di svecchiare i classici italiani proponendo Dante, Petrarca o Machiavelli, ad esempio, in un linguaggio moderno, per così dire, più comprensibili e divulgabili.
Il valore indiscutibile del romanzo, la sua poeticità e leggerezza sono quelli di sempre e fanno sì che valga la pena rileggerlo, che piaccia o meno la chiave di lettura moderna che si trova nell’edizione della Voland.

Memorie del sottosuolo
Autore: Fedor Dostoevskij
Traduzione: Paolo Nori
Casa Editrice: Voland
Pagine: 184
Prezzo: 10 €