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Presidenziali francesi: riflessioni sul primo turno | Fuori le Mura

Presidenziali francesi: riflessioni sul primo turno

30 aprile 2012

di Clara della Valle

Sarkozy superato da Hollande, l’ultradestra col 17,9% dei voti: uno sguardo alla Francia e all’Europa, a quello che sta succedendo e che potrebbe succedere

Il 27,18 % dei voti al presidente uscente, Nicolas Sarkozy, contro il 28,63% al candidato socialista Francois Hollande; a grande sorpresa l’ultradestra di Marine Le Pen con il 17,9%.

Questi i tre macrodati del primo turno delle presidenziali francesi, tenutesi lo scorso 22 aprile.
Si punta, adesso, al ballottaggio del 6 maggio. E mentre i sondaggi danno già quasi per certa una vittoria socialista e Sarkozy pensa a come accattivarsi i voti di Le Pen, curandosi di scongiurare qualsiasi ipotesi di coalizione col Front National, si potrebbe già riflettere su questo primo risultato e delineare qualche possibile scenario futuro: francese, in primis, ed europeo, poi.

La Francia, appunto. Sarkozy sorpassato da Hollande: forse che al presidente uscente sia sfuggito di mano qualcosa negli ultimi anni? Camminando a braccetto con la Merkel non si è accorto del grido “sociale” che veniva direttamente da casa sua. Gli è sfuggito di mano il concetto che i suoi occhi non dovessero esser puntati solo sull’economia, che non è più il motore di tutto, ma anche, se non maggiormente, sul sociale. Dalle urne francesi, la richiesta di maggior attenzione agli aspetti sociali, alla politica dello sviluppo: il voto a Hollande e al suo programma ne è conferma.

L’Europa: che ne sarà dell’unione Sarkozy-Merkel, se Sarkozy uscirà di scena? Hollande ha già precisato di “non voler creare conflitti con il cancelliere tedesco, ma di non voler neppure nascondere le differenti posizioni che li contraddistinguono”.La tesi di Hollande è che il Patto di bilancio franco-tedesco, approvato il 2 marzo da 25 Stati dell’Unione, è una tappa indispensabile, ma deve essere accompagnata da una politica europea di investimenti e occupazione. Seguendo questa linea di pensiero, il candidato socialista ha già annunciato che, in caso di vittoria al secondo turno, invierà un memorandum all’Unione Europea, premendo su quattro punti in particolare: eurobond per finanziare grandi progetti continentali; aumento delle capacità finanziarie della Banca europea per gli investimenti; Tobin Tax; sblocco dei fondi strutturali dell’Ue che non sono stati ancora utilizzati. Un possibile contrappeso alla politica di austerità e rigore di Berlino?
Possibile, appunto. La questione ci riguarda da vicino, considerando che Monti e Hollande parlano due linguaggi diversi, ma necessitano l’un dell’altro per controbilanciare la politica tedesca.
Il programma su cui lavora il nostro Presidente è, infatti, molto diverso da quello di Hollande: liberalizzazione nei servizi e nell’energia, deregulation, sia pur moderata, sul mercato del lavoro, accordi di libero scambio, apertura dei mercati delle libere professioni. Un presidente francese può difficilmente accettare un programma del genere, ancor meno un socialista. Le trattative saranno lunghe e complesse, staremo a vedere.

La Francia e l’Europa: c’è un 17,9% dei Francesi che ha votato l’estrema destra. Marine Le Pen ha raggiunto un risultato di gran lunga maggiore a quello di suo padre Jean-Marie, nonché il miglior risultato raggiunto dall’estrema destra in Francia. Perché? Voto di protesta o rinascita di passioni autoritarie? È questo un punto su cui dovremmo soffermarci tutti in Europa, considerando che nel 2010 il partito di Geert Wilders è diventato il terzo in Olanda e che dal 2015 verrà ristampato il  Main Kampf e comincerà ad esser studiato nelle scuole tedesche. Facciamoci due domande.

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