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Il Mein Kampf sui banchi di scuola | Fuori le Mura

Il Mein Kampf sui banchi di scuola

30 aprile 2012

di Anna Cataldo

Il ministro delle finanze bavarese propone di farne studiare una versione commentata in tutte le scuole tedesche

A settant’anni dalla morte del suo autore, il libro-manifesto dell’ideologia nazista torna a far discutere. Già nei mesi scorsi, vi era stata una proposta shock dell’editore britannico Peter McGee di pubblicare il testo in fascicoli allegati ad una rivista, per dimostrarne il carattere confuso. In realtà la proposta non ha mai visto la luce per l’opposizione della Corte bavarese che ha applicato la legge che vieta la ristampa e la riproduzione dell’opera sul suolo tedesco (pur permettendone il prestito, la lettura su internet o l’acquisto di vecchie edizioni disponibili in librerie antiquarie, o di recenti pubblicazioni ad opera di neonazisti di altri paesi.

La questione tuttavia, sebbene per ora arginata, rischia di non poter essere più contrastata a partire dal 2016 quando, cioè, scadrà il copyright detenuto dal 1945 dal Land tedesco e sarà quindi possibile il fiorire di edizioni senza alcun commento critico. Non che attualmente sia impossibile reperirne delle copie o accedere al contenuto in altri modi ma, ovviamente, il rischio di proliferazione incontrastata fa ancora tremare i polsi, visti i concetti antisemiti riportati. Per questo, il governo regionale della Baviera ha suggerito di portare a conoscenza di ogni studente tedesco un’edizione commentata del Mein Kampf (La mia Battaglia),  in cui il futuro Führer sviluppò la sua “teoria delle razze”,  divulgando l’idea degli ariani quali fondatori della cultura umana e degli ebrei, rei di qualsiasi colpa e nefandezza. Il ministro bavarese Söder ha già assicurato che i lavori di commento storico al testo, necessari alla sua demistificazione,  sono già avviati perchè “in tutte le edizioni siano espresse chiaramente le enormi assurdità contenute nel testo, che hanno provocato conseguenze fatali”. Il commento critico, inoltre sarà incisivo e “facilmente comprensibile” per i giovani studenti che, secondo un recente sondaggio, in gran numero ignorano cosa sia Auschwitz.

Fare i conti col passato non è mai cosa semplice e quando il passato è quello collettivo di una nazione, venirne a patti rischia di essere ancor più doloroso. All’indomani della seconda guerra mondiale, tanti furono i tedeschi che pensarono che se solo avessero letto ciò che Hitler scriveva in quelle righe forse avrebbero visto con più lucidità l’orrore che si perpetrava sotto i loro occhi e avrebbero potuto condannarlo senza remore, nonostante l’opera, a partire dal 1933 – anno dell’ascesa del nazismo al potere – venne regalata ad ogni coppia tedesca al momento del matrimonio e fino al 1945, abbia avuto in Germania una diffusione di 9,8 milioni di copie. Sorge spontaneo chiedersi, allora, quanto possa essere opportuno far venire in contatto i giovani con la follia cieca di un passato che brucia ancora, se pur con un contrappunto di idee che ne spieghino l’assurdità. Soprattutto perchè, dovrebbe essere già chiaro e palese che alcune tesi razziste non potrebbero mai avere alcun fondamento e, da questo punto di vista, avrebbe ragione Dieter Graumann, il presidente del Consiglio centrale degli ebrei in Germania, a dire che la pubblicazione di Mein Kampf gli toglierebbe una sorta di alone mistico creatogli attorno dalla censura.

Alla luce però dei numerosi atti di becera violenza di stampo neonazista  e antisemita che purtroppo riemergono prepotenti in tutta Europa, è lecito pensare che non basti la palese assurdità di alcuni concetti per evitare di farli propri. È bene, quindi, non negare ai giovani la possibilità di conoscenza ma l’aiuto al discernimento di ciò che è giusto, alle relative scelte individuali , non può certo essere relegato ad alcune note a piè di pagina. La scuola, come agenzia educativa, può certamente concorrere alla formazione di una coscienza civile ma per farle trovare terreno fertile è necessaria anche la collaborazione di un’intera società.

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