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H&M + Marni = successo assicurato : Fuori le Mura


H&M + Marni = successo assicurato





23 aprile 2012 |



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H&M ha fatto di nuovo en plein mettendo a segno l’ennesimo colpaccio con la collaborazione esclusiva con una delle case di moda più famose d’Italia e del mondo. Dopo le vendite stratosferiche degli orribili capi low cost firmati da Donatella Versace, la siliconata e impedita sorella del defunto maestro Gianni che ha realizzato una collezione ad hoc, lo scorso inverno, per il marchio scandinavo, le casse del colosso svedese si sono rimpinguate per bene grazie alla nuova intensa liaison con la nota casa di moda italiana Marni. Svelata con un grandioso party hollywoodiano un po’ di tempo fa, la nuova collezione disegnata in esclusiva da Consuelo Castiglioni, direttrice creativa della Maison, ha debuttato nei 260 negozi H&M nel mondo lo scorso 8 marzo, riscuotendo apprezzamenti da più parti e venduta nel giro di poche ore. In una recente intervista a Vogue Italia la designer ha spiegato che alla base della scelta di collaborare con H&M c’è stata l’opportunità di parlare a un pubblico molto più ampio rispetto a quello solito di Marni, senza per questo rinunciare alla propria identità.

I capi della collezione primavera-estate 2012 sono ragionati, in pieno stile Marni, senza sbavature né sconti estetici. Mini-dress con stampe geometriche, gonne dai colori psichedelici e camicie caleidoscopiche per le donne, e calzoni corti dai colori fluo, pullover di cashmere a righe e camicie e shorts stampati con i disegni tipici del brand. Dopo le abbaglianti stampe che l’hanno fatta da padrone sui capi della collezione autunno-inverno realizzati dalla platinata Donatella Versace, ecco che gli elementi distintivi di un’altra casa di moda di lusso sono ancora una volta i protagonisti indiscussi di capi di discutibile qualità prodotti in Cina, piuttosto che in India o Vietnam. La collezione ha tutte (o quasi) le caratteristiche che hanno fatto di Marni un valido marchio, tranne, ovviamente, il Made in Italy: ed ecco, dunque, che ritroviamo nei capi di H&M la giustapposizione di tessuti, il cosiddetto colorblocking, una gamma di colori che accosta i costanti grigio, blu e beige a una serie di colori vivaci, le forme particolari come gonne a campana, le pieghe e le arricciature, le asimmetrie e gli ampi volumi.

I fashion victim e i nuovi diavoli della moda sono impazziti per questa collezione così come per la precedente e per tutte quelle prima di questa, realizzate da Lanvin, Roberto Cavalli, Karl Lagerfeld, Stella McCartney e altri mostri sacri del fashion system. La moda low cost sta imponendosi come niente e nessun altro facevano da tempo ed è diventata un vero e proprio fenomeno di costume in grado di attirare sempre più persone in giro per il mondo. Pantaloni, maglie, camicie, pullover, cardigan, scarpe, borse e accessori di tendenza e a prezzi irrisori hanno fatto la fortuna di marchi come Zara, Pull&Bear, Stradivarius H&M, dando la possibilità a tutti di avere nel proprio guardaroba capi ispirati alle grandi Maison di moda ma a un decimo del prezzo di un tubino di Dolce&Gabbana piuttosto che di Chanel. Negli anni ’90 ci aveva già pensato Benetton a realizzare capi di medio-alta qualità a prezzi modici e a portare la moda “usa e getta” in giro per il mondo, ma è stata l’internazionalizzazione del gruppo Inditex, che è il proprietario di Zara, la vera  fortuna della moda low cost.

I numeri parlano da soli. Il gruppo spagnolo, che controlla, oltre a Zara, Bershka, Pull&Bear, Massimo Dutti, Stradivarius, Oysho, Kidd’s Class e Zara Home, ha fatto registrare in termini di profitto netto, un incremento del 63% relativo al primo trimestre dello scorso anno e Zara ha sviluppato una tale eccellenza nella gestione della sua catena logistica che è diventato un modello vincente a livello mondiale.  L’azienda svedese H&M, laddove H sta per Hennes e M per Mauritz, invece, nel lasso di tempo che va dal dicembre 2009 al febbraio 2011, ha incrementato il profitto netto del 42% e le vendite del 10% rispetto all’anno passato, e oggi, con 1600 punti vendita in 38 Paesi e più di 50 mila dipendenti, è il competitor numero uno del marchio spagnolo.

Con l’avvento dei low cost, i marchi storici del Made in Italy come Benetton, Sisley e Stefanel hanno subito un duro contraccolpo. Per non perdere il mercato, quindi, il gruppo Benetton ha deciso di lanciare un nuovo brand low cost, tale George Hogg, che ripropone i capi cult di Benetton a prezzi che vanno da un minimo di 27 a un massimo di 60 euro. La linea “amarcord” è nata in sordina, senza nessuno spot pubblicitario e niente campagne promozionali strillate su giornali o gigantografie nelle città. Luciano Benetton è così ritornato al suo vecchio amore, la maglieria, quella basica, con colori squillanti che ricordano la nostra infanzia, nessun trend o collezione modaiola, ma linee essenziali che possono andare bene a chiunque.

È inutile girarci intorno: la moda low cost piace a tutti e a tutti piacciono ancor di più le collaborazioni che ultimamente H&M sta facendo coi grandi stilisti internazionali. Si è ben felici di poter sfoggiare capi apparentemente cool e alla moda con la firma di mostri sacri del fashion system e si è ancor di più felici del fatto che non si è costretti ad indebitarsi per poter indossare un pantalone “by Versace” o “by Marni”. Che sia chiara una cosa, però: Versace e Marni “for H&M” non sono né Versace né Marni, né Chanel né niente di tutto ciò. Sono capi low cost e di bassa qualità spacciati per gran moda. Miei cari sedicenti fashion blogger, dunque, non dite in giro che avete un trench Marni né un pantalone Stella McCartney perché, in fondo, non è così: indossate anche voi, infatti, come tutti, un banalissimo H&M!



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Category: Costume