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Il ventaglio di Lady Windermere con l’estetica di Ernst Lubitsch | Fuori le Mura

Il ventaglio di Lady Windermere con l’estetica di Ernst Lubitsch

16 aprile 2012

di Erminio Fischetti

Quando il cinema non aveva bisogno delle parole per adattare i fitti dialoghi teatrali di Oscar Wilde

Può il cinema muto adattare una delle commedie teatrali maggiormente legate all’uso della parola come Il ventaglio di Lady Windermere di Oscar Wilde? Evidentemente sì se a dirigere è Ernst Lubitsch! Quando ormai quasi novant’anni fa la Warner Bros. decise di fare della raffinata opera di Oscar Wilde un film, la casa di produzione aveva alle spalle successi commerciali legati ai film sul cane Rin Tin Tin e un lavoro del genere rappresentava una vera e propria sfida. La storia la conosciamo tutti: la procace Mrs. Erlynne torna a Londra dopo molti anni di assenza dopo essere stata allontanata dal bel mondo in seguito ad uno scandalo. Sua figlia, l’integerrima Lady Windermere ignora l’esistenza di questa madre che crede morta e rifiuta gli insistenti corteggiamenti di Lord Darlington. Lord Windermere, invece, a conoscenza di tutta la verità paga la suocera affinché conservi il segreto con l’amata moglie. Quest’ultima e Lord Darlington credono a loro volta che il marito abbia intrapreso una relazione con la misteriosa e avvenente Mrs. Erlynne, che non fa passare molto tempo per tornare ad essere il centro nevralgico delle chiacchiere delle pettegole dell’alta società. In realtà la donna si è innamorata di un uomo più maturo: l’intraprendente Lord Augustus

Il regista tedesco, del testo di Wilde, modifica  sia l’ambientazione, dall’ultimo decennio del XIX secolo agli anni Venti del 900, sia il momento dello svelamento del mistero (Mrs. Erlynne è la madre di Lady Windermere), che nel film avviene già alla terza sequenza mentre nella commedia solamente al quarto atto spostando così l’attenzione dal segreto della donna al come e se verrà svelato agli altri personaggi. Così, l’autore crea fra la protagonista e lo spettatore una maggiore complicità. Lubitsch costruisce inoltre un’atmosfera fastosa e arricchita da costumi che nella loro estetica sottolineano i valori di una società ancora legata al perbenismo dell’epoca vittoriana e ad una morale che imbriglia i sentimenti e i rapporti umani fino a spezzarli e a distruggerne ogni possibilità di sviluppo. Una società il cui divertimento, composto da feste, gare ippiche, cene mondane, è controllato da rigidi codici comportamentali e di rango. Lo notiamo con la procace e ribelle Mrs. Erlynne che ha rifiutato quei canoni ed è stata allontanata da quel mondo perdendo così anche la possibilità di poter veder crescere la sua amata figlia. E poi anche con la stessa Lady Windermere, che di quel mondo freddo e conformista ha fatto suoi i dogmi, tanto da auto-reprimere le sue pulsioni in conflitto fra l’amore per il marito fedele e quello, forse nemmeno consapevole, per il malinconico Lord Darlington. Figure in antitesi, che rappresentano da un lato gli ideali d’anteguerra (Lady Windermere) attraverso abiti eleganti e leggermente fuori moda, dall’altro la trasgressione (Mrs. Erlynne) attraverso un abbigliamento moderno, che richiama all’art déco, cappelli eccentrici (come nella scena all’ippodromo dove un’inquadratura mette in evidenza la solitudine e la diversità della donna all’interno della folla), capelli corti alla garçonne. 

Con il tono da commedia degli equivoci, Lubitsch ha reso al suo massimo splendore il mezzo cinema attraverso la costruzione di scene geometricamente perfette, che con il linguaggio visuale sostituiscono le taglienti battute di Wilde. Dialoghi affidati al movimento, all’estetica meravigliosa degli interni, alla spumeggiante recitazione degli interpreti (Irene Rich è una Mrs. Erlynne di sotterranea trasgressione, Ronald Colman un Lord Darlington di inesprimibile fascino, May McAvoy una Lady Windermere di espressiva bellezza, Edward Martindel è un Lord Augustus semplicemente impagabile), che con uno sguardo, un movimento, una postura sintetizzano qualsiasi dialogo. Un esempio lo è la scena in campo lungo nella biblioteca, nella quale Lord Darlington confessa il suo amore a Lady Windermere: Lubitsch gioca proprio sui movimenti dei personaggi all’interno del raggio della macchina da presa per sostituire l’intensità dei dialoghi originali con una “spazialità fisica e profondità di campo [che] raggelano il desiderio”, come ricorda lo studioso Marco Salotti.

Inoltre all’interno dell’opera lubitschiana (ora pubblicata, insieme a molte altre del regista, nella collana dvd di Vieri Razzini, Il piacere del cinema) sono presenti totali che si focalizzano su porte (è nota la definizione di Mary Pickford su Lubitsch come “regista delle porte”) e giardini, che rimandano agli spazi teatrali del mezzo di origine dell’opera, dove i personaggi compaiono e scompaiono (o restano nascosti ingannando la propria identità e creando equivoci fatali) e attraverso movimenti precisi esprimono i loro sentimenti, le loro frustrazioni. Luoghi dove le allusioni e le ambiguità visive evidenziano le percezioni delle sfere sociali. È un esempio meraviglioso in tal senso la scena ambientata nel giardino e diretta con una precisione chirurgica nella quale Lady Windermere scorge Mrs. Erlynne impegnata in una conversazione amorosa con un uomo nascosto, dalla sua visuale, dietro una siepe e che la donna crede essere suo marito (in realtà è Lord Augustus Lorton). Un equivoco che porterà Lady Windermere, in fondo infelice e sola, quasi a distruggere irreparabilmente la sua reputazione. Uno sbaglio che solo un genitore amorevole può salvare dal tracollo definitivo e trovare così il suo riscatto morale, mentre la povera Lady Windermere sarà sì salva dallo scandalo, ma non dalla possibilità di essere finalmente se stessa. Ma nonostante lo schema da commedia degli equivoci, destinata ad un “happy end borghese”, non si può non scorgere uno sguardo d’insieme amarissimo e privo di speranze.

Il ventaglio di Lady Windermere
Lady Windermere’s Fan
Regia: Ernst Lubitsch
Cast: Irene Rich, Ronald Colman, May McAvoy, Bert Lytell, Edward Martindel, Carrie Daumery
Produzione: USA, 1925
Durata: 79’ b/n
Distribuzione: CG Home Video nella collana Flamingo Video
Caratteristiche dvd: diretto accesso alle scene, didascalie in inglese con sottotitoli in italiano, commento al film di Vieri Razzini

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