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Diaz – Don’t clean up this blood | Fuori le Mura

Diaz – Don’t clean up this blood

9 aprile 2012

di Jessica Di Paolo

Lo sguardo di Daniele Vicari sulle torture delle forze dell’ordine nei confronti dei manifestanti al G8 di Genova nel 2001

G8, Genova, Luglio 2001. Amnesty International parla della più grave sospensione dei diritti democratici  dopo la seconda guerra mondiale. Il perché lo sappiamo più o meno tutti. Quello che è successo in quell’estate non può essere dimenticato facilmente anche se si tende sempre a far credere che agli italiani scivola sempre tutto addosso, che si possono risolvere le cose solo nascondendo la verità. Il regista, Daniele Vicari, non fa parte di questa categoria di italiani. Un’impresa ardua e “spinosa” la sua:  riportare in primissimo piano l’atrocità e la violenza spropositata dei poliziotti. Perché un’impresa ardua? Perché, come afferma lo stesso Daniele Vicari nelle note di regia, “fino a che punto posso spingermi nella rappresentazione di quella violenza? Che democrazia è quella che mi spoglia, mi violenta, mi priva di identità e di diritti?”

Non è semplice descrivere l’inferno in cui le persone si sono trovate la notte di sabato 21 Luglio 2001 nel complesso scolastico Diaz-Pascoli. Non solo Black Block nella scuola ma anche giornalisti, vecchi e giovani provenienti da tutto il mondo. La notte del 20 luglio 2001 più di 300 operatori delle forze dell’ordine  sfondano i cancelli dell’istituto scolastico e compiono una vera e propria strage. Il G8 è ormai praticamente finito ma “bisogna fargliela pagare a questi”, “i poliziotti ormai non si tengono più, vogliono scatenarsi”. Completamente fuori controllo aggrediscono altri esseri umani con violenza trascinandoli per i capelli come se fossero carne da macello. Insultano, sputano, manganellate e sangue dappertutto, non importa chi si trovano di fronte. Una guerra di tutti contro tutti direbbe Hobbes, in cui il più forte schiaccia il più debole dimenticando che siamo tutti fatti della stessa pasta e che per vivere con gli altri il primo passo è rispettarli. Tra i massacrati quella notte nella palestra della Diaz c’è anche Luca (Elio Germano), giornalista della Gazzetta di Bologna che decide di partire per Genova per vedere cosa sta succedendo realmente dopo aver sentito la notizia della morte di Carlo Giuliani (il giovane rimasto sull’asfalto di piazza Alimonda freddato da un proiettile sparato dalla pubblica sicurezza). Il regista racconta la notte della tragedia da tre punti di vista: quello dei poliziotti, quello dei manifestanti e, infine, quello dei “grandi capi”, i veri protagonisti della storia che hanno organizzato tutto da bravi burattinai.

I poliziotti senza un briciolo di umanità massacrano tutti quelli che incontrano dentro l’edificio, nonostante le mani alzate e il no violenza” urlato a gran voce dai manifestanti. Quale è stata la causa di questo drastico intervento? O meglio, quale è stato il pretesto? Un assalto alla macchina delle forze dell’ordine nel pomeriggio, dice la stampa. Da quando il lancio di una bottiglia di vetro è identificato come un assalto? Non si può giustificare in alcun modo il massacro da parte delle forze dell’ordine. Così come non si possono giustificare le torture che hanno dovuto subire i manifestanti arrestati alla Diaz nella caserma-carcere a Bolzaneto. Un inferno senza fine, prima il sangue e le botte nella scuola, poi le umiliazioni nel carcere. L’episodio agghiacciante della donna poliziotto è eclatante. Di fronte ad una donna  come lei, con i suoi stessi problemi e le sue stesse necessità, non mostra un minimo di comprensione, anzi, la umilia ancora di più obbligandola ad andare in bagno nuda con gli occhi puntati addosso dei poliziotti uomini. I nomi dei responsabili esistono, ma non si possono dire o condannare (però si possono leggere su www.processig8.org), nessuno è stato sospeso dal servizio, semmai è stato concesso loro un avanzamento di carriera. Nel processo relativo ai fatti accaduti nel carcere/caserma di Bolzaneto sono stati imputati 45 tra poliziotti, carabinieri, guardie penitenziarie, medici e infermieri. Per questo processo “la mancanza, nel nostro sistema penale, di uno specifico reato di tortura ha costretto il tribunale a circoscrivere le condotte inumane e degradanti (che avrebbe potuto senza dubbio ricomprendersi nella nozione di tortura adottata nelle convenzioni internazionali)” [sentenza del tribunale di Genova del 14 Luglio 2008].

Il processo per l’uccisione di Carlo Giuliani non ha mai avuto luogo, è stata accolta l’archiviazione per legittima difesa. Secondo il pubblico ministero il proiettile fu sparato in aria dal carabiniere,  e deviato nel suo percorso da un sasso. Il film nel complesso è gestito bene, ogni scena risulta autentica. La sceneggiatura si basa infatti sulle testimonianze rilasciate in tribunale e sulle immagini vere. Lo spettatore dovrebbe uscire dal cinema con profonda amarezza e soprattutto sdegno; ma non c’è un’accusa rivolta alle forze dell’ordine. L’amarezza è nei confronti dell’evento, di come possano verificarsi ancora degli episodi così brutali e irreali. Siamo o non siamo uomini? La ragione dove l’abbiamo lasciata? Le forze dell’ordine, nel film,  vengono descritte come bestie affamate guidate dall’odio e dall’ignoranza pronte a schiacciare il nemico. Ma il mondo intanto va avanti, tutti si sono evoluti, solo noi siamo rimasti legati ancora all’idea della scimmia e della “lotta per dominare”. Erano anni che in Italia non venivano prodotti film così realistici e carichi di aggressività che denunciano in primis l’intelligence del nostro paese che dall’alto guarda i burattini massacrarsi senza sporcarsi mai le mani.

Consigliato. Per non dimenticare, per non “lavare il sangue” dal muro della palestra Diaz, per ricordarci che, anche se non paghiamo con il sangue, siamo tutti vittime di decisioni antidemocratiche e degli interessi particolari dei grandi del paese.

Immagine anteprima YouTube

Diaz – Don’t clean up this blood
Regia: Daniele Vicari
Interpreti: Elio Germano, Claudio SantaMaria, Jennifer Ulrich, Davide Iacopini, Paolo Calabresi
Produzione: Italia, Francia, Romania 2011
Durata: 120’
Distribuzione italiana: Fandango, 13 Aprile 2012

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