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Appese a un filo | Fuori le Mura

Appese a un filo

9 aprile 2012

di Elisa Carifi

Dal filo d’Arianna ai cellulari, l’incomunicabilità dei sentimenti in bilico su di un filo

Le aspettative: questo è il vero problema dei rapporti umani del nuovo millennio.            Appese a un filo del destino o dell’amore, donne e uomini sono sempre nel precario equilibrio  dei punti di vista, di quello o chi vorrebbero dalla vita per sentirsi completi come Platone ha  descritto eloquentemente nel suo Simposio. Pronti a rifletterci nell’altro per riconoscere se  stessi non si rimane che delusi come difronte ad uno specchi deformante che ci mostra  solo i difetti umani, ed è allora che l’incomunicabilità mette radici e allarga il divario tra  aspettative e realtà per gettare tutti in uno stato d’animo spasmodico verso la ricerca della  felicità.

La pièce diretta da Velia Viti in scena al Piccolo Teatro Campo d’Arte riesce ed essere una  rappresentazione credibile ma fantasiosa proprio delle aspettative, tema portante e traccia edificante che mostra con ironia al femminile come in diverse epoche le donne abbiano sempre camminato sul filo dell’insicurezza cercando di ottenere dagli uomini quella comprensione e affetto tanto agognato.

Appese a un filo racconta spiragli di vita interiore di donne illuse e un po’ paranoiche che cercano di scavare tramite esilaranti dinamiche psicologiche l’universo maschile – una giovane studentessa fuori sede, un’ansiosa signorina degli anni ’60 e una malinconica attrice dello storico Varietà.
Tre epoche distinte, lontane una dall’altra eppure così vicine ad un unico sentimento che si rincorre nei secoli: il vero amore. Divertente e originale l’escamotage narrativo usato dall’autrice e interprete  Maria Antonia Fama che decide di snodare le vicende della pièce usando la metafora del telefono come mezzo comunicativo di “incomunicabilità” in diverse epoche storiche,  simbolo e strumento della relazione di coppia che si insinua nella vita a volte solo per separare definitivamente e gettare in una voragine d’insicurezza. E a decretare l’ottima riuscita di questo spettacolo, spicca la bravura della nostra protagonista che, tra canzoni suggestive e monologhi efficaci, affiancata dal coprotagonista  Alessandro Di Somma che dimostra di essere un abile spalla scenica, riesce a coinvolgere il pubblico, riproducendo un gusto retrò del teatro, un’interpretazione che riproduce un clima cabarettistico fino ad arrivare a strizzare l’occhio alla più moderna concezione del musical.

L’impronta  chiaramente autoironica e un linguaggio teatrale moderno e frizzante risultano essere i punti di forza di questo spettacolo, capace di coinvolgere il pubblico, grazie anche al diretto dialogo dell’attrice che sfonda la separazione palcoscenico platea come nelle più efficaci comunicabilità metateatrali. In tutto questo i Maria Antonia Fama dimostra che il talento può e deve esser visibile e riscontrabile anche nelle rappresentazioni definite off del teatro, dando  prova assolutamente una tangibile padronanza della scena. Infatti interpretando canzoni che ammiccano alle atmosfere del cabaret e  coreografie appena accennate ma d’impatto, è stata in grado di esprimere le retrospettive più intime e inconsce, dando a tutte uno spessore capace di trapelare una delicata malinconia dietro un umorismo pungente ed esilarante.

Non rimarranno appese a un filo le speranze di poter trovare, nelle piccole ma attive realtà teatrali off, uno spettacolo ricco di verve, talento e delicati messaggi pseudo-romantiche, capace di poter soddisfare anche il pubblico più esigente e lasciare nei pensieri la voglia di riflettere su noi stessi, sulle nostre fragilità, desideri e forse sognare di poter un giorno riuscire a parlarsi con il cuore aperto senza filtri telematici che mascherino i nostri sentimenti.

Appese a un filo
Con Maria Antonia Fama e Alessandro Di Somma
Regia Velia Viti
Piccolo Teatro Campo d’Arte
Via dei Cappellari,93
Dal 28 marzo al 1 aprile 2012
da mercoledì a sabato ore 21.00, domenica ore 18.00
Biglietto: 10 € +2 € di tessera

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