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Epta, Nicola Piovani e il numero sette | Fuori le Mura

Epta, Nicola Piovani e il numero sette

5 marzo 2012

di Ylenia Sina

All’Auditorium Parco della Musica a Roma Nicola Piovani porta in musica le suggestioni del numero sette

Sette. Questo numero, nella storia dell’uomo, ha ispirato e influenzato la mitologia, la poesia, il teatro, l’arte, la matematica – dagli antichi greci fino a quella contemporanea. Perfino le lezioni bibliche conservano la sacralità di questo numero. Ed è proprio nel solco di questa suggestione che ha le sue radici nella parte più profonda, e forse anche meno compiuta, del pensiero umano che il musicista e compositore Nicola Piovani si è mosso con lo spettacolo musicale Epta, sul palco dell’Auditorium Parco della Musica a Roma sabato 3 marzo.

Epta è definita una “suite strumentale in sette movimenti per sette elementi”. Sette musicisti per sette momenti musicali, intervallati da sette voci registrate che raccontano sette storie, miti, aneddoti o leggende nati dalla suggestione inspiegata del numero sette. Sul palco, al pianoforte, Nicola Piovani, direttore e anima di tutto il concerto di questa orchestra a sette. Ma non è il suo pianoforte la voce narrante di tutta la serata. Il numero sette non è solo la forma con la quale si è deciso di presentare il lavoro, è anche ricerca e sostanza. Per ogni movimento, uno strumento alza la voce. Ai flauti, Alessio Mancini. Al sassofono e al clarinetto, Luca Velotti. Alla fisarmonica e alle tastiere, Fabio Ceccarelli. Al violoncello, Eszter Nagypal. Al contrabbasso, Andrea Avena. Alle percussioni e alla batteria, Ivan Gambini.

Dalla perfezione delle forme geometriche del filosofo Platone alla tragedia di Eschilo dei Sette contro Tebe dove si combatterono i fratelli Eteocle e Polinice, figli di Edipo. Tebe, città dalle sette porte, sette eroi a difenderle, sette eroi ad attaccarle. I sette veli di Salomè che cadono uno dietro l’altro sempre più vicini a svelare un segreto e una sfida nella danza che nasce dalla musica. E ancora il Settimo sigillo di Bergman dove l’uomo gioca a scacchi con la morte che lo segue da tempo e la matematica del Papiro egizio di Rhind. Dopo le parole dei testi introduttivi, la trama è musica. Con il rigore matematico dei suoi spartiti e l’essenza inafferrabile che incanta l’ascoltatore.

Essenziale a comprendere Epta, riportare parte delle parole scritte da Piovani per presentare il suo lavoro: “la seduzione del numero sette ha per me qualcosa di indefinibile, comunque poco legato alle implicazioni cabalistiche, o esoteriche, o paramistiche […]. Non c’è molto ordine logico, e men che meno filologico, nel sottotesto di questa composizione. C’è semmai la ricerca-desiderio di mettere in ordine sul pentagramma una passione caotica e irrisolvibile, quella passione che si agita ogni volta che cerchiamo di guardare più in là di quel che ci è dato vedere e capire, come Sant’Agostino in riva al mare”. Ed è proprio questo che l’ascoltatore percepisce. La ricerca messa sul palco da Epta non è un freddo resoconto al termine di un lavoro. La musica guida l’ascoltatore e gli racconta le sue suggestioni attorno al numero sette ma non lo obbliga a una direzione. L’ascoltatore è guidato, e a tratti anche abbandonato, dalla musica di Epta. Il sette impone continua ricerca. Come Sant’Agostino in riva al mare.

Epta -suite strumentale in sette movimenti per sette elementi

Sabato 3 marzo, Auditorium Parco della Musica

Nicola Piovani pianoforte

Alessio Mancini – flauto
Luca Velotti – sassofono e clarinetto
Fabio Ceccarelli – fisarmonica e tastiere
Eszter Nagypal – violoncello
Andrea Avena – contrabbasso
Ivan Gambini – percussioni e batteria

consulenza ai testi
Piergiorgio Odifreddi
consulenza al suono
Fabio Venturi
elementi scenici
Maria Rossi Franchi
voci registrate
Piergiorgio Odifreddi, Omero Antonutti, Ascanio Celestini, Mariano Rigillo, Vincenzo Cerami, Gigi Proietti
audio
Massimiliano Martelli
luci
Umile Vanieri

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