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Arte, natura, simbologia: l’orto di Santa Croce in Gerusalemme | Fuori le Mura

Arte, natura, simbologia: l’orto di Santa Croce in Gerusalemme

5 marzo 2012

di Rachele Mannocchi

Ospitato nei pressi dell’anfiteatro castrense, l’orto monastico della Basilica di Santa Croce in Gerusalemme, costruito su progetto di Paolo Pejrone, rappresenta un luogo di straordinario equilibrio e serenità. Quiete, religiosità e natura: un’oasi di pace a riparo dal traffico cittadino

orto monastico

Alle pendici del colle Esquilino, in un’area ricca di storia e di valenze artistiche e spirituali, orge la Basilica di Santa Croce in Gerusalemme, uno dei sette luoghi santi visitati dai pellegrini desiderosi di indulgenza e sorta per conservare le reliquie della Passione di Cristo. Oltre ai numerosi capolavori artistici presenti in Basilica, di straordinario interesse risultano gli ambienti del complesso monastico cistercense, una tra le oasi che Roma cela come scrigni, in mezzo al traffico e ai ritmi incalzanti del quotidiano. Difficile immaginare che dietro le alte mura dell’Anfiteatro Castrenze, accanto al sagrato della basilica, si nasconda un orto monastico simile ad un piccolo angolo di paradiso, che invita alla bellezza e alla contemplazione. L’anfiteatro, costruito dall’imperatore Eliogabalo nel III sec, venne inglobato da Aureliano nelle sue mura come elemento difensivo; successivamente divenne un orto annesso al Monastero ed alcune stampe del XVI secolo ne testimoniano tale utilizzo. Il recupero di questo gioiello è stato affidato nel 2004 all’architetto Paolo Pejrone, tra i più noti interpreti del paesaggio a livello internazionale, che ha ridisegnato i percorsi delle colture nel rispetto della tradizione monastica. Il restauro è stato condotto preservando il simbolismo dell’Hortus conclusus dei monasteri medioevali, un giardino circoscritto, rappresentazione miniaturizzata del Paradiso terrestre dove l’uomo può scoprire la relazione tra sé stesso, la Natura e Dio. Il progetto ha voluto restituire al Monastero un orto con la pianta “a croce”, il più antico tra i disegni degli orti monastici e simbolo della cristianità. Questa struttura conduce a tutti i settori coltivati a verdure, piantate secondo un ordine particolare ed estetico con linee di coltivazione che seguono in modo concentrico la forma dell’anfiteatro. Al centro dei viali una vasca circolare per la raccolta dell’acqua è la rappresentazione simbolica del pozzo, fonte di sapienza ed immagine di Cristo. Gli alberi da frutto simboleggiano l’albero della vita e della conoscenza, mentre alcuni fiori, come la rosa, alludono alla Vergine Maria. Un trionfo di colori e profumi, uno spazio animato e mutevole che, di stagione in stagione, viene innovato e variato.  L’orto è stato restituito alla sua originaria funzione produttiva, dedita alla coltivazione di ortaggi, frutti, fiori ed essenze per le esigenze della comunità monastica e della collettività circostante.

Sipario di Jannis Kounellis

Accanto all’ingresso, un piccolo mercato di agricoltura biologica è frequentato da chi è in cerca di prodotti di stagione. Ad accogliere il visitatore è il coloratissimo cancello d’ingresso realizzato dall’artista greco Jannis Kounellis, uno dei maggiori maestri a livello mondiale d’arte contemporanea. La porta è stata realizzata nel 2008, su commissione dei coniugi Giulio e Giovanna Sacchetti, esponenti di punta dell’Associazione Amici di Santa Croce in Gerusalemme, con l’intento di rappresentare un elemento di comunicazione tra i padri benedettini e la città.  Un“Sipario” – questo il nome dell’opera – quasi trasparente che lascia intravedere l’orto, senza nasconderlo né svelarlo. È la struttura stessa ad anticipare la visione del giardino; il ferro battuto richiama i tralci d’edera ed i colori dei vetri suggeriscono la presenza di fiori e frutti. L’intervento di ristrutturazione operatto da Pejrone ha favorito non solo la tutela di una realtà ambientale della città che rischiava di scomparire, ma anche la riqualificazione di tutto il bacino museale che, oltre Santa Croce, comprende il vicino Museo degli Strumenti Musicali, il Museo della Fanteria ed il Museo dei Granatieri. Efficace sintesi tra la simbologia della tradizione monastica e le esigenze dell’agricoltura biologica integrata, l’orto ha ritrovato una composizione armonica che avvolge il visitatore in un’atmosfera di quiete e serenità.

il giardino

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