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Malacrianza, quando non si diventa adulti | Fuori le Mura

Malacrianza, quando non si diventa adulti

27 febbraio 2012

di Erika Di Giulio

Vincitore del Premio Calvino 2011 un romanzo-non romanzo che è un pugno nello stomaco

NOTA // ANDREA CAMILLERI presenta MALACRIANZA di Giovanni Greco (giovedì 1° marzo, Galleria Alberto Sordi, Roma) – Leggi il comunicato

Non si fa, non si deve, non sta bene. Con tutti i bambini che muoiono di fame, che fai, lasci la creanza? Ma la minestra ormai si è raffreddata e a te non va più. E allora di corsa un bel Padre Nostro, così ti penti e preghi pure per tutti quei bambini là. Le crianze del narcotraffico invece stanno dall’altra parte del mondo, quelli non vanno a scuola e nessuno gli dice di mangiare, sono (mala)crianze alte un metro e poco più che dormono con la pistola carica sotto al cuscino. Finiranno in un ammucchiacreanze più schifoso del bidone della spazzatura. Sono ragazzi di strada, loro. Ma con quegli altri si smezzano il destino infame. E se lo smezzano pure con quelli che a tredici anni si ritrovano già una figlia di tre mesi e due denti d’oro in bocca. Morti di stenti. Bimbi nei bimbi. O con chi usa quattro punti cardinali per orientarsi nell’indigenza e svoltare la giornata, o con chi finisce in manicomio perché a queste condizioni non ci vuole proprio stare. Ogni tanto cercano l’angelo custode e magari lo ringraziano per averla fatta franca ancora una volta.

Malacrianza è maleducato, indisciplinato, sguaiato, come le azioni e i pensieri di cui si fa spietato testimone. Rubare a sette anni e farlo da sempre che neanche tu ricordi quando hai iniziato, giocare al pistolero in uno squadrone di morte laggiù in Brasile, prostituirti come una cagna ferita, vivere nelle fogne e mangiarsi un gatto per cena. Un popolo invisibile nel profondo Sud che è tutti i Sud del mondo.

Mastica e sputa. Dentifricio alla fragola, gomme ciancicate e raccolte da terra, sigarette troppo presto, caccole e dita nel naso, abusi che puzzano di vino nel cartone, pipì nelle mutande. Disubbidienza e malavita. Un abbandono talmente profondo che la febbre sale a quarantatrè. La morte che non te ne accorgi neanche, tanto che differenza c’è?

Giovanni Greco percorre lo strazio incastrando storie brutte, sporche e cattive intrecciate col piglio del cubista. Un coro di voci sovrapposte, tenerissime e disperate, un groviglio nudo di nervi scoperti, ferite urlanti. Una galleria distubante di volti senza nome, di brandelli di anima e corpo doloranti che non trovano pace e ricomposizione. La lingua mozzata che tieni sottospirito. Zac, un taglio netto e via. Un viaggio attraverso le parole, quelle condivise e quelle che invece ci vorrebbe un traduttore. Malacrianza è ciò che resta, lo scarto più infimo, l’ultimo boccone di un divario incolmabile. Le braccia che non ti hanno mai stretto. Non è l’universo candido dell’infanzia, ma il bianco sporco di un hotel a due stelle, delle lenzuola ingiallite, di un dente schizzato via nel parapiglia della violenza. È la mala education (più dei grandi che dei piccoli, in verità).

Un esordio che è insieme riflessione ed esperimento linguistico, racconto febbrile e appassionato, straniante e senza freni. Bocca e occhi sempre aperti. E poi l’immaginario impenetrabile dei grandi (quei saputoni), la terra straniera dell’imperativo, dell’interrogazione costante, che imbriglia la fantasia, il desiderio di libera-azione. Il mondo adulto è l’altare d’elezione della negazione e del divieto. Adulti con il complotto della buonacreanza (la stessa per cui tocca lavarsi tutti i giorni sennò poi puzzi), col loro linguaggio brutale, insensato. Parlano parole di luoghi comuni, svuotate, storpiate. Un codice frainteso, cantilenante, ossessivo, come le litanie stanche della religione che ingessano la mente. E il desiderio di riscatto, la schiettezza, i piccoli gesti di solidarietà, la voglia di sognare si fanno impertinenti, resistenti, chiedono aria nel mare delle prescrizioni adulte, da ingollare come antibiotici due volte al dì.

È un’infanzia inghiottita dalle viscere quella di Greco, nascosta nel sottosuolo, umiliata, tradita, venduta al miglior offerente, che non spera nel paradiso, conosce il purgatoio, ma finirà sicuramente tra le fiamme dell’inferno. Un bel fuoco caldo caldo, per scordarsi di tutto. Ma di che poi, che la memoria gliel’hanno rubata? Malacrianza è un docuromanzo che affonda nell’incubo, la cura Ludovico, che ridestando dal torpore come una cascata di acqua gelata, obbliga a non abbassare lo sguardo e attraversa l’orrore a gamba tesa, senza un briciolo di clemenza e consolazione, costringendo al carico su di sè di una piccola creanza di responsabilità.  Spontaneo, colloquiale, selvatico, incurante del problema formale nei rapidissimi andirivieni dalla prima alla terza persona. Diretto e imbarazzante. Qui ed ora. Dappertutto.

Malacrianza
Autore: Giovanni Greco
Casa editrice: Nutrimenti Editore
Pagine: 266
Prezzo: 18,00 €


 

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