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Millennium – Uomini che odiano le donne | Fuori le Mura

Millennium – Uomini che odiano le donne

6 febbraio 2012

di Erminio Fischetti

L’atteso remake americano dei romanzi della trilogia dello svedese Stieg Larsson per mano di David Fincher

Dopo il successo dello scorso anno con The Social Network, David Fincher torna in sala con l’attesissimo adattamento del primo romanzo della trilogia Millennium (27 milioni di copie vendute in tutto il mondo) dello svedese Stieg Larsson, che si rivela uno dei rarissimi casi di un remake americano che supera, quanto ad eleganza e ritmo, il film originale uscito meno di tre anni fa. La storia la conoscono tutti oramai: Mikael Blomkvist, popolare giornalista della rivista Millennium, viene accusato di diffamazione da un losco uomo d’affari, dopo che l’uomo ha portato alla luce molti dei suoi traffici non certo cristallini. Sulla cresta dell’onda mediatica, il giornalista viene contattato da Henrik Vanger per indagare sulla scomparsa di una sua nipote avvenuta quarant’anni prima sull’isola di famiglia. Vanger è il membro più anziano di una ricca e antica famiglia di industriali che in passato aveva aderito al nazionalsocialismo hitleriano. A collaborare con Blomkvist, l’intrepida hacker Lisbeth Salander, una giovane dal passato altrettanto misterioso e drammatico. Pian piano, la scomparsa della nipote di Vanger, avvenuta negli anni Sessanta, si ricollega con una serie di efferati crimini.

Fincher in qualche modo compie la stessa operazione della nota serie televisiva inglese Wallander. Anche quella tratta da una serie di thriller svedesi di alta qualità, anche quella alla base di remake nel medesimo format, anche quella rifatta in lingua inglese pur non modificando alcun aspetto della sua collocazione geografica. Millennium – Uomini che odiano le donne è sempre ambientato in Svezia, ma invece della nordica Noomi Rapace (l’unica nota positiva di quel film insieme al resto del cast) vede nelle vesti dell’ormai iconica Lisbeth Salander l’americanissima Rooney Mara (la cosa meno interessante di questo, promuovendo una performance accettabile, ma nulla di più, che le ha fatto guadagnare una poco giustificabile candidatura al premio Oscar).

La traduzione americana rispetto all’opera originale – sciatta e qualunquista versione che esteticamente possedeva lo stesso impatto di un episodio de Il commissario Rex – è nettamente superiore, non solo per la qualità visiva, per la ricerca del linguaggio filmico di un Fincher sempre molto accurato sotto questo aspetto, ma anche per le sue sottotracce narrative e per la sua ricerca filmologica pur non allontanandosi mai dalla sfera di un racconto convenzionale, che pecca della necessità di voler essere troppo esplicativo. Il ritmo e il pathos vengono dettati in particolare dal lavoro compiuto sul suono, nei mescolamenti di questo con la bella colonna sonora dei fedelissimi Trent Reznor e Atticus Ross. Questa versione è perfettamente cesellata nel suo utilizzo della forma del cinema di genere; trova una sua eleganza formale, che si permea degli stessi toni narrativi del primo romanzo, ma prendendo anche alcune vicende contenute nel secondo e nel terzo, rendendo così un racconto dotato di topoi universali come il male e l’ambiguità umana una perfetta sincronia di suoni, immagini (ottima, tra le altre cose, la fotografia di Jeff Chenoweth) e visioni. Certo non un capolavoro, ma un film fatto da chi sa come fare cinema. Non male per qualcosa che è stato già raccontato in tutte le forme possibili e immaginabili.

Immagine anteprima YouTube

Millennium – Uomini che odiano le donne
The Girl with the Dragon Tattoo
Regia: David Fincher
Interpreti: Daniel Craig, Rooney Mara, Christopher Plummer, Stellan Skarsgård, Steven Berkoff, Robin Wright, Yorick van Wageningen, Joely Richardson, Geraldine James
Produzione: USA; 2011
Durata: 160’
Distribuzione: Warner Bros. Pictures Italia, 3 febbraio 2012

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