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La Rete e suoi bavagli | Fuori le Mura

La Rete e suoi bavagli

6 febbraio 2012

di Andrea Palazzo

Come cambia il web. Per Twitter e Google rimozione di contenuti considerati illegali su base geografica

Libera informazione, condivisione e circolazione di idee, spirito di partecipazione. Sono queste le parole d’ordine che hanno reso possibile l’espansione di Internet e, successivamente, l’esplosione del fenomeno social network. Le statistiche sulla Rete raccontano di una crescita continua del numero di navigatori in ogni parte del mondo. Il Web è nato come uno spazio libero e potenzialmente rivoluzionario: nessun meccanismo top-down ma la possibilità offerta a ciascuno di esprimere il proprio pensiero e mettere in rete qualsiasi tipo di contenuto. I social network e i blog hanno rappresentato al meglio proprio questo principio di autodeterminazione: si è presenti online creando una pagina privata in cui interagire con altri utenti (conoscenti o meno).
Ovviamente non può e non deve esistere il regno del “tutto è permesso”. La libertà di azione si scontra con i limiti giuridici e del buonsenso. È notizia degli ultimi giorni, però, la tornata di inibizioni che molti hanno denominato “censura gelocalizzata”.

Ha cominciato Twitter, la cui decisione di promulgare nuove linee-guida ha destato polemiche a non finire. Il sito ha annunciato che si riserverà la possibilità di cancellare i messaggi privati, se richiesto dalle autorità nazionali per ragioni legali. È partita una vera e propria ondata di indignazione da parte di coloro che hanno visto nel provvedimento una misura lesiva della libertà di critica e di espressione. Niente più cinguettii al veleno, dunque, a rischio di mancata pubblicazione.

Le polemiche si sono presto dirottate su Google per una disposizione analoga, riferita al servizio Blogger. La piattaforma di blogging (tra le più utilizzate del pianeta) reindirizzerà le pagine a domini locali secondo un principio di oscuramento su richiesta. Con la modifica si “risponderà così in modo più flessibile alle domande di cancellazione dei contenuti” in funzione delle leggi locali. Così facendo il commento non sarà rimosso dalla rete: sarà perfettamente visibile all’estero ma la sua visualizzazione verrà resa impossibile in un paese specifico che ne abbia fatto richiesta.
Tutto questo accade mentre Big G sta riscrivendo anche la politica sulla privacy e le condizioni di uso, nuove disposizioni che entreranno in vigore dal 1 marzo e che dovrebbero realizzare un collegamento tra le varie applicazioni messe a disposizione da Mountain View.

Inevitabile un passaggio sul social network più rinomato, quel Facebook che al momento dell’iscrizione già nella Dichiarazione dei diritti e delle responsabilità indica: “Ci riserviamo il diritto di rimuovere tutti i contenuti pubblicati su Facebook, nei casi in cui si ritenga violino la presente Dichiarazione”. Non sono rari i casi di utenti che hanno lamentato l’improvvisa soppressione dei loro post, magari legati alle manifestazioni di Occupy Wall Street o nel caso di messaggi particolarmente polemici e corrosivi.
In questo scenario una buona notizia arriva dall’Italia che pare andare nella direzione opposta. Con 365 voti a favore, 57 contrari e 14 astensioni è stato bocciato alla Camera l’emendamento Fava, ribattezzato “legge bavaglio”. La norma prevedeva l’obbligo per i provider di eliminare contenuti ed informazioni su segnalazione di un qualsiasi soggetto interessato.
Una piccola vittoria che, però, deve mantenere alta l’attenzione su chi vuole controllare la rete e limitarne l’impatto. Una regolamentazione del web è senza dubbio necessaria, ma una discussione approfondita e un confronto tra le parti in causa sono gli unici strumenti per la sua migliore realizzazione.

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