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Polisse | Fuori le Mura

Polisse

30 gennaio 2012

di Sandra Capitano

Vincitore del Premio della Giuria all’ultimo Festival di Cannes, arriva nelle sale italiane un film necessario, tratto da fatti realmente accaduti

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Ci sono film che solo i francesi riescono a portare sul grande schermo e Polisse è uno di questi. Una pellicola didattica che abbatte ogni confine tra fiction e documentario; commovente fino alle lacrime riuscendo a trasporre con perfetto realismo la diffusione persistente degli abusi sui minori, delle perversioni e dell’ignoranza, servendosi di un’elevata cifra stilistica. Vincitore del Premio della Giuria all’ultimo Festival di Cannes, diretto dall’attrice e regista Maïween Le Besco (Perdonatemi,  Le Bal Des Actrices), che qui si è ritagliata un personaggio secondario, Polisse è un film complesso ma che già dall’errore grammaticale e dalla grafia infantile del titolo prova a circostanziare il suo punto di vista: raccontare la routine quotidiana degli agenti di polizia della Sezione Protezione Minori di una cittadina francese. In questo microcosmo, apparentemente simile a una qualsiasi realtà aziendale, la macchina da presa, discreta e riservata, indugia sugli uomini e le donne che con (apparente) freddezza da dietro una scrivania interrogano genitori che abusano dei figli, raccolgono le deposizioni di bambini vittime di maltrattamenti,  affrontano adolescenti dalla sessualità fuori controllo, arrestano pedofili e acciuffano piccoli borseggiatori. La loro freddezza, sintomo di un’attività divenuta routinaria e dunque non più sconvolgente, è ciò che colpisce (e sconcerta) maggiormente lo spettatore, ma è anche ciò che interessa portare sullo schermo a Maïween.

La malvagità del crimine a cui assistono tutti i giorni gli agenti (e noi con loro), così come l’esito dei processi, passano in secondo piano. Le situazioni di ciascun bambino maltrattato non vengono mai approfondite, non sappiamo quasi nulla della fine che fanno. Sono bambini che non piangono mai, ma sembrano molto consapevoli di quello che hanno subito ed estremamente in colpa per quello che stanno raccontando a degli estranei (piangerà solo il bambino di colore, l’unico non maltrattato, ma costretto a separarsi dalla madre perché nella casa famiglia non c’è posto per due: una delle scene più toccanti del film). Non sapremo mai se questi minori riusciranno a riprendersi una loro dignità e se oltre tutta quella sofferenza, ci sarà per loro un futuro o vivranno tutta la vita con l’incubo di un nonno perverso, di un padre incestuoso, di una madre ignorante.

E questo è ciò che rende Polisse inedito rispetto agli innumerevoli film e fiction sui distretti di polizia del caso: la sua telecamera, che con leggerezza e maestria danza sul dramma di ciascun accadimento, fa percepire il dolore in tutta la sua forza distruttiva, per poi spostarsi, tramite un montaggio serrato, sull’impatto che ognuno di questi accadimenti ha sugli agenti della polisse, con un’unica persistente domanda: com’è possibile affrontare con serenità l’esistenza e stare con i propri figli e familiari, dopo aver assistito al parto di un feto morto da un’adolescente violentata, ad un figlio strappato dalle braccia di una madre e alla costante visione di un’umanità degradata? Se pur abituati, gli agenti della polisse sono divenuti cinici loro malgrado (in una scena quattro di loro ridono convulsivamente durante i racconti dettagliati di un’adolescente sulle sue pratiche sessuali), sono disadattati rispetto alla normalità della vita (i colleghi si sostituiscono alla famiglia) e forse usano il lavoro per compensare i vuoti della loro esistenza. Maïween non da nessuna risposta in tal senso, se non ribadirci che ognuno ha una personalità complessa, impossibile da capire fino in fondo. E poi ci lascia ancora più inermi e senza spiegazione nella scena finale. Provate a non farvi troppe domande anche voi, ma non perdetelo.

 

Immagine anteprima YouTube

Polisse
Regia: Maïwenn Le Besco
Interpreti: Maïwenn Le Besco, Joey Starr, Karin Viard, Marina Foïs, Nicolas Duvauchelle, Karole Rocher, Emmanuelle Bercot, Frédéric Pierrot, Arnaud Henrie
Produzione: Francia, 2011
Durata: 127′
Distribuzione italiana: Lucky Red, 3 febbraio 2012

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