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Se in una libreria di Torino un viaggiatore… | Fuori le Mura

Se in una libreria di Torino un viaggiatore…

9 gennaio 2012

di Flavio Camilli

Breviario per nomadi e Fuori catalogo: storie di libri e librerie, due libricini per viaggiare rimanendo seduti, fuggire un po’ o rispolverare quella voglia di esplorare il mondo che non ci vuole abbandonare…

Qualcuno potrebbe obiettare, leggendo nello stesso articolo di una raccolta di racconti sui libri e di un breviario di aforismi sul viaggio, che non c’è niente di originale ad accumunare i due temi. Che è retorica, roba trita e ormai inascoltabile.
Vero. Tuttavia, mi sembra una retorica anche inevitabile.
Vi spiego come è andata: l’altra mattina, sveglio, come al solito, ben dopo l’orario prefissatomi, mi destreggio nel quotidiano saltellare da un link all’altro tra blog, siti web e social network. Approdo al video di un ragazzo che percorre una strada, dal fondo verso la telecamera. Attorno a lui, ad ogni secondo, il paesaggio cambia, un fotogramma per ogni luogo del mondo visitato. Mille colori, altrettanti cieli, musica di sottofondo, lacrime, baci, abbracci e io che sento la sedia su cui è adagiato il mio pesantissimo didietro farsi tronco e radici. Voglia di tornare a letto, perché le scuse sono finite.
Girandomi verso il comodino, epifania: Breviario per Nomadi di Vanni Beltrami (Voland) sul mio comodino. Il segnalibro in mezzo alle lenzuola, lettura appena terminata. Non so quanti tra citazioni, aforismi, brani, poesie o stralci di testo sul tema del viaggio. Uno, ispirato dalla visione del video, torna a farmi visita: “meglio essere cose imprudenti e mobili che cose prudenti e fisse”. La firma è di John Keats e io posso condividere il video e far credere anche che leggo abitualmente il poeta inglese. Niente male, per una domenica mattina.

Ma, ma, ma. Per quanto potreste anche decidere di usare questo libricino per fare i fighi su facebook, twitter o appollaiati sul bancone di qualche bar in attesa di una preda casuale, posso assicurarvi che potrà servire molto di più se messo strettamente in relazione con quello che è la vostra vita. O anche con quello che non è.

Diviso in quattro parti (andare, vedere, sentire, ricordare), questo breviario è una vera guida, forse spirituale: sia che stiate davvero attraversando i continenti, zaino in spalla e una manciata di amici, sia che le scuse o qualche altro tipo di catena vi assicuri, saldi, all’abitudine. Beltrami, in fondo e probabilmente con cognizione di causa, usa la letteratura per comporre un mosaico di scenari, di istantanee ancorate a un tempo e a uno spazio (perché ogni parola scritta o pronunciata ha un genitore, una data e un luogo di nascita), ma che hanno trasceso entrambi, per fissarsi nella memoria e accoppiarsi, spesso in modi originali: Kavafis e Kierkegaard, Buzzati e Levi-Strauss, Antoine de Saint-Exupéry e Marco Polo, proverbi Tuareg e appunti da un taccuino qualsiasi.
Errare, per Beltrami, non è solo partire o tornare ma anche osservare paesi e paesaggi, quindi conoscere, capire, comprendere le diversità del mondo ma anche quelle che possono emergere da noi stessi, proprio al centro di quel vecchio amico che credevamo di conoscere così bene. E invece: col deserto intorno e il mare ben sopra la punta dei nostri capelli l’esplorazione cambia verso e siamo costretti a stringere la mano a qualcuno che è noi, ma che non avevamo ancora avuto il piacere, o il dispiacere, d’incontrare.

Tutto questo senza la minima voglia di insegnare, piuttosto con la speranza che il lettore distratto, affascinato da una singola frase, prenda a leggere l’intera opera. Keats, ad esempio.
Il Breviario, giunto ora alla seconda edizione e arricchito per l’occasione dai seducenti schizzi di Giancarlo Iliprandi, è più una specie di taccuino da prestare, regale, condividere. Ma anche solo l’inizio di un diario, da completare con itinerari nuovi. Quando saremo stufi delle scuse per “restare”.

Una di queste, paradosso!, ci e mi è offerta sul piatto d’argento proprio dalla stessa letteratura usata da Beltrami: i libri, le storie, i racconti, i miti. È grazie a loro che uno studentello immobile può dire di aver viaggiato molto, pur sapendo che “non è lo stesso”. La stessa coscienza l’hanno anche Rocco Pinto e i personaggi di Fuori catalogo: storie di libri e librerie (Voland): dodici racconti, ognuno titolato come grandi romanzi che si tenta di omaggiare (da Se una notte d’inverno un viaggiatore a Le notti bianche, passando per La morte a Venezia e Il nome della Rosa) che somigliano più a una dozzina di capitoli di una storia più ampia, quella di un librario che si riscopre autore. Sguazza, il librario, nella filiera editoriale, spaziando e spazzando in verticale e orizzontale; scrittori, distributori, editori ma soprattutto libri: quelli che magicamente, la notte, cambiano disposizione in vetrina; quelli che venivano assemblati a regola d’arte da un Aldo Manuzio il cui nome non può essere nominato invano; le storie condivise, che possono farci innamorare di una donna con gusti simili ai nostri (uguali no, pena la noia mortale!); i versi da dedicare, rimasticandoli e tentando di appicciarci un po’ del nostro odore; mai rubati, sempre presi in prestito. Infine le parole scritte, quelle che si vorrebbero vedere rilegate e con un bel marchio in costina, troppo spesso per vanità. L’amore per quest’oggetto perfetto (mmm, forse perfettibile, lo scopriremo solo vivendo) è affrontato da Pinto da una prospettiva diversa, sempre considerata marginale nel processo che porta il libro dall’autore al lettore.

Pinto sa perfettamente cosa sta succedendo (librierie di catena, editoria digitale, accesso libero a una conoscenza sempre più specializzata, solo per fare due o tre nomi) ma punta tutto su un asso nella manica difficilmente sostituibile, ma del quale, purtroppo, si pensa di poter fare a meno: l’esperienza. Non solo culturale: l’autore intende il proprio lavoro come una missione (non a caso è promotore di numerose iniziative; la più famosa è “Portici di carta”, una libreria torinese aperta lunga 2 km) che raggiunge il proprio scopo solo mentre la si svolge; attinge dagli incontri fortuiti o programmati con ogni genere di animale sociale che varca la soglia della sua libreria, nella convinzione che sia la lettura la vera legittimatrice di tutto il meccanismo e la condivisione il respiro d’avvio perché niente vada perduto.

Book Lover’s Romance by Nadja Pausch

Il libricino è godibile, anche se il passaggio dal bancone allo scaffale non è indolore: la narrazione procede a rilento e lo sguardo, come la scrittura, soffre di un po’ d’ingenuità e leggerezza. Aldilà dei tecnicismi, comunque, sarà una lettura carica di emozioni per chi ha in comune con Pinto il mestiere: il magazzino, le pile dei libri, la catalogazione, le presentazioni, le comunicazioni con le case editrici e i distributori; sapori quotidiani per i librai, ai quali è giusto dedicare un’opera.

Breviario per nomadi e Fuori catalogo, non certo risolutivi, sono stati d’aiuto per riequilibrare lo scompenso causato dal video, quella mattina. Probabilmente non vedrò mai tutti i posti scoperti da quel ragazzo – a lui tutta la mia stima. E il mio odio – né potrò vantarmi montando un filmato simile (ok, l’ho scritto ma non riesco certo a rassegnarmi all’idea), però, quando le pantofole di cemento saranno diventate insfilabili, potrò ancora aprire un bel libro e trascenderle. Chissà che non sia qualche volume citato da Beltrami o comprato nella libreria di Pinto.

Breviario per nomadi
Autore: Vanni Beltrami
Disegni di Giancarlo Iliprandi
Casa editrice: Voland
Pagine:  122
Prezzo: 10 €

Fuori catalogo: storie di libri e librerie
Autore: Rocco Pinto
Casa editrice: Voland
Pagine:  128
Prezzo: 13 €

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