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Madeleine dorme | Fuori le Mura

Madeleine dorme

9 gennaio 2012

di Erminio Fischetti

L’esordio letterario di Sarah Shun-lien Bynum, che lascia senza parole

Madeleine dorme, lo straordinario e anomalo esordio della scrittrice americana di origini cinesi Sarah Shun-lien Bynum, che prima di essere osannata dalla critica americana e da colleghi del calibro di Jonathan Franzen, Michael Cunningham e Marilynne Robinson, è stata un’insegnate di scuola media in un quartiere di Brooklyn a New York, ha tutti i connotati della fiaba. Ma come la storia che viene raccontata, anche il mezzo della scrittura, della quale si serve per venire alla luce, non è così semplice come può sembrare. Attorno alla dormiente Madeleine, che vive l’incanto e la sofferenza di un sonno all’apparenza eterno, intervallato da sogni e ricordi surreali e dolorosi, vivono tanti altri personaggi che sembrano usciti dai testi di Lewis Carroll o James M. Barrie. Nonostante i riferimenti espliciti alla letteratura per l’infanzia, il libro porta il lettore ad un immediato sradicamento della struttura narrativa convenzionale sia per quanto riguarda gli schemi tecnici dell’intreccio sia per quanto riguarda i topoi sociologici e di genere. Di conseguenza siamo di fronte ad una struttura narrativa che evita volutamente la struttura narrativa e un intreccio che evita volutamente l’intreccio. L’autrice, con questo libro, che non è romanzo, non è racconto, non è prosa, non è poesia, ma la mescolanza un po’ di tutti questi elementi, è stata candidata nel 2004 al National Book Award per la narrativa, la più giovane e l’unica esordiente nella storia di questo premio.

Madeleine dorme è costruito attraverso una serie di bozzetti impressionisti, che acquisiscono i connotati di piccoli capitoletti e raramente superano la pagina di lunghezza; le sue frasi sono come schizzi di pittura grondanti colori e sfumature di una fiaba nera, si legano o si slegano nell’immaginario del sogno della piccola Madeleine, pur non privi di una realtà truculenta e scioccante. Con questo respiro fiabesco la protagonista sembra superare l’inferno della violenza dell’infanzia, fra prostituzione, morte, masochismo, solitudine e dimenticanze degli adulti, che privano la giovinezza della loro innocenza e purezza e la contaminano delle loro colpe. Ovviamente in questo contesto i riferimenti culturali e letterari non mancano, da Freud a Barthes a George Eliot l’onirico la fa da padrone, ma è soprattutto l’aura della leggenda a sancire e cucire la storia in un intrecciarsi di arti performative: recitazione e corpo, cinema e immagine (come non pensare a Terry Gilliam o Tim Burton), musica e pittura.

Sarah Shun-lien Bynum

La violenza può venir raccontata in mille modi diversi, ma il senso del racconto di Sarah Shun-lien Bynum è proprio quella della negazione del senso narrativo in un volteggiare di sogni che ricordano la pittura impressionista del periodo in cui è ambientato il racconto, una Francia di tardo Ottocento, che sembra più senza tempo e senza spazio in realtà e dove il male fluttua senza freni in un conturbante mondo immaginario. Sarah Shun-lien Bynum ribalta totalmente i topoi della fiaba in ogni suo aspetto, dalla demolizione della figura del principe azzurro alla mancanza di lieto fine – per Madeleine non ci saranno altro che uomini violenti, pedofili, stupratori – al ribaltamento delle figure dei poveri e delle madri campagnole, dove nelle fiabe sono sempre personaggi positivi mentre qui divengono gretti, meschini e bigotti in un misticismo descrittivo e in una scelta caratteriale che ricorda i tableau vivant di un cinico Luis Buñuel.

Luoghi e persone, situazioni e percorsi dove si sfregiano le mani peccaminose dell’innocenza e della scoperta, letteralmente. Fondamentale nel libro è il coro narrativo dei personaggi secondari, dai fratellini più piccoli della protagonista alla cantante lirica alla donna grassa a Monsieur Pujol, che osservano e in un certo senso tessono il filo del racconto; come moderne Cassandra riescono a prevedere e unire i pezzi del puzzle, fatto di personaggi di diverse epoche storiche richiamanti figure importanti finite ai margini della società. Un mondo di negletti, infelici e soli, che si trascinano la propria esistenza priva di alcun lieto fine. Il vissero tutti felici e contenti è un’espressione bandita da Sarah Shun-lien Bynum in questa storia.

Immagine anteprima YouTube

Madeleine dorme
Madeleine is sleeping
Autrice: Sarah Shun-lien Bynum
Traduttori: Elvira Grassi e Leonardo G. Luccone
Casa editrice: Transeuropa, 2011
Collana: Narratori delle riserve
Pagine: 280
Prezzo: 15,90 €

 

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