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Yasemin Samdereli parla di “Almanya” | Fuori le Mura

Yasemin Samdereli parla di “Almanya”

5 dicembre 2011

di Adele de Blasi

La pellicola sull’emigrazione che tra i cinepanettoni fa la differenza

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La regista Yasemin Samdereli ha presentato a Roma alla Casa del Cinema il suo nuovo film Amanya, la mia famiglia va in Germania.
Il film applauditissimo al Festival di Berlino segna l’esordio cinematografico delle due sorelle Yasemine Nesrin Samdereli rispettivamente regista e co-sceneggiatrice. In questa pellicola  piena di garbo e leggerezza le due sorelle raccontano i loro ricordi di ragazze tedesche di origine turca, il film diverte e commuove portando alla luce la storia di una famiglia che lotta per restare unita. Campione d’incassi, premiato come migliore opera prima e migliore sceneggiatura. Il film esce il 7 dicembre e in un clima di cinepanettoni è una ventata di aria fresca fatta di valori, solidarietà e di unità familiare.

Si aspettava un successo così grande?

Yasemin Samdereli: Il film sta girando tutto il mondo, il successo sta nella commedia.  Siamo abituati a vedere sempre storie drammatiche sia nel cinema turco che  in quello tedesco. Gli spettatori possono finalmente vedere i turchi  come persone normali, né vittime né carnefici. La novità nel film sta anche nella chiave umoristica: i tedeschi vedono la loro cultura attraverso gli occhi degli immigrati turchi e i temi trattati non sconfinano nel dramma. La poesia e la grazia nel film stanno nel coniugare passato e presente.

Quale investimento ha comportato il film?

Yasemin Samdereli: Nel 2009 sono iniziate le riprese,  il film è costato 4 milioni di euro, i fondi provengono in parte dalla Roxy film, da finanziamenti esterni e dalla casa di distribuzione.

Il film parla di tradizione ma la famiglia turca anche oggi è così?

Yasemin Samdereli: La famiglia nella cultura turca è molto importante vediamo  la famiglia molto unita. Sicuramente quella turca è più unita di quella tedesca ma tra cinquant’anni forse non sarà così. Oggi vediamo una grande disgregazione familiare,  sicuramente la famiglia non è certo la soluzione al mondo moderno.  E’ sempre più raro che le famiglie vivano nello stesso luogo. La Turchia in futuro  sarà come il resto dell’Europa.

Lei lavora come i fratelli Cohen con sua sorella, di quale cinema si è nutrita?

Yasemin Samdereli: Grazie per averci paragonato ai Cohen ma noi siamo alle prime armi. Io ho iniziato a 20 anni il centro sperimentale a Monaco, mia sorella,  già scriveva a 14anni,  io l’ho incanalata nella mia strada . Quando iniziamo un progetto scriviamo in luoghi diversi io a Berlino lei a Amburgo poi ci confrontiamo e da questo scaturisce il nostro lavoro. Nel cinema sono una fan dei classici ma adoro Woody Allen degli inizi, Igmar Bergman che è stata la mia fonte d’ispirazione indiretta, Chaplin e Lubisch.  Ho collaborato alla serie tv Kebab for Breakfast ma non ho tratto ispirazione dalla serie per il mio film, il copione ormai ha dieci anni e all’epoca la serie tv non c’era. Il mio intento è di fare un cinema lieve e acuto dove metto a fuoco i pregiudizi delle due culture.

Pensa che il multirazzismo sia morto in Germania?

Yasemin SamdereliLa nostra storia è strettamente personale non ci siamo fatte influenzare dalla politica. La storia ci apparteneva, nessun risvolto politico. Nel nostro film la famiglia va in Germania su invito del governo tedesco, questi emigranti turchi hanno creato un grande mercato umano di bestiame ma hanno anche dato un grande contributo economico.

Secondo lei i turchi hanno più tensioni e problemi nei momenti di crisi?

Yasemin Samdereli: No non credo, qualsiasi turco o tedesco senza lavoro è infelice, la crisi colpisce qualsiasi etnia.

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