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Il tizio della tomba accanto, polpette, arsenico e vecchi merletti | Fuori le Mura

Il tizio della tomba accanto, polpette, arsenico e vecchi merletti

5 dicembre 2011

di Erika Di Giulio

Atto primo di una tragicommedia made in Sweden dalla penna irresistibile di una giovane esordiente tutto pepe sulla soglia dei 70

Certo avremmo potuto immaginare di tutto, tranne che un glaciale cimitero potesse diventare il luogo deputato di un travolgente coup de foudre. Desirée e Benny ci si vanno a crucciare un giorno sì e l’altro pure, lei per il marito Orjian che si è fatto prematuramente travolgere da un camion senza alcun preavviso (“Ma dico, si fa così?”), lui per la madre-matrona, unico e vero angelo del focolare della sua vita (in verità, ci ha provato a corteggiare qualche donna, ma il suo fare da finto stupratore maldestro e scapigliato le ha messe tutte in fuga). Sono arrabbiati, indispettiti e pure un poco rassegnati. Di colpo soli e in balia della dolorosa perdita di una serie infinita e irrinunciabile di abitudini. Chi scalderà la casa e impasterà manicaretti adesso che mammina non c’è più? Chi saprà sempre come fare per non contraddirti e ti amerà con la freddezza di un ornitologo dopo la dipartita del caro marito? (poi bisogna ammetterlo, Orjian dove lo mettevi stava e ti poteva gonfiare di certezze fino a scoppiare, mai un vero litigio, di quelli da un servizio di piatti in meno).

Desirée è una bibliotecaria di smorto vestita, inghiottita dai libri, secca come un’alice, un soggiorno che sembra il reparto di un ospedale, un taccuino di poesie e un tostapane di design usato pochissimo. Insolente nella sua smunta sciatteria, e con le ovaie che giustamente a 35 anni iniziano pure a fare le bizze. Benny è lo sfigato nazionale, tre dita, 24 mucche da latte che lo fanno dannare. Un silvicoltore che all’Opera si addormenta di sicuro, si veste per corrispondenza, al massimo ha letto il supplemento di Vite dei campi, ed è in cerca di un aiuto domestico.

Poi all’improvviso uno sguardo che sa di sole e fragoline di bosco, il sorriso da scolaretta e i due si ritrovano a vivere un amore sconosciuto e strano e a consumare una passione che fa le scintille, quella del sesso quattro volte in una notte e del petto che s’avvampa tutto di rosso. Certo lei è un etereo gamberetto pallido, film d’essai, lingue morte e polpette surgelate. Lui ha i capelli da troll, pensa solo alla falciatura del fieno e vive in un’azienda infiocchetata di nastrini, micetti e cinciallegre, fiorellini di muffa e lenzuola che non sanno più di fresco da un bel pezzo. Ma alla fine, l’amore, può bastare?

Si lasciano, si riprendono e si lasciano ancora. Poi, mentre la pancetta sta sfrigolando in padella, una telefonata. “Voglio un figlio da te”. Tempo per decidere: un’ora.

Bestseller da oltre 500.000 copie, Il tizio della tomba accanto, (pubblicato in Italia undici anni fa per Salani col titolo O me, o muuh e poi nel 2010 per Elliot) riscuote in patria e all’estero un immediato, grande successo. Prima parte di un dittico che trova (in)felice compimento in Tomba di famiglia (Elliot, 2011), è il tour dal finale aperto e scanzonato nell’universo maschile e femminile, nell’incompatibilità irriducibile di due persone completamente diverse tra loro.

Katarina Mazetti gioca con i punti di vista, i compromessi imprenscindibili e le percezioni. Le passa in rassegna, tra il serio e il faceto, al contatto di una lente d’ingrandiento ironica e vagamente iperbolica, che le stira, le scombina, le rende insopportabili. Sfida in sordina l’intoppo dello shock culturale. Le classi sociali esistono e dividono, l’abisso della solitudine genera depressione e lascia senza fiato. Mentre brancola anemica nel buio, Desirée ha bisogno di farsi prestare un paio d’occhi nuovi dall’anziana collega Inez (che indossa le vite degli altri catalogando dettagli e informazioni su tutte le persone che incontra, frammenti rubati nel gigantesco archivio della sua casa vuota) per osservare con chiarezza ciò che le sta capitando. In controtendenza col passo polare e giallastro della letteratura svedese dal look criminale, Il tizio della tomba accanto sprigiona empatia e si colora di rosa shokking.

Rustico, divertente e disperatamente realistico nei toni. Spassoso e (im)probabile, intrattiene lo stereotipo (città-campagna, cultura umanistica-sapere tecnico, uomo semplificatore-donna con la smania della clonazione) con invidiabile freschezza e spontaneo ottimismo, perchè dopotutto, restare attaccati alla giostra che ci sbalza in continuazione è importante e necessario, e potrà regalare, infine, un sacco di soddisfazioni.

Il tizio della tomba accanto
Grabben i graven bredvid
Autore: Katarina Mazetti
Traduzione: Laura Cangemi
Casa editrice: Elliot Edizioni, 2010
Pagine: 256
Prezzo: 16,00 €

 

 

 

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