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Filippino e Botticelli: geni artistici a confronto | Fuori le Mura

Filippino e Botticelli: geni artistici a confronto

28 novembre 2011

di Rachele Mannocchi

Una grande mostra alle Scuderie del Quirinale sintetizza, attraverso una selezione delle opere più significative, la produzione di Filippino Lippi a raffronto con quella del suo celebre maestro, Sandro Botticelli. Sullo sfondo una Firenze quattrocentesca straordinaria per fervore e innovazione

Filippino Lippi, Madonna in adorazione del Bambino

Sembra enunciarlo il titolo stesso Filippino Lippi e Sandro Botticelli nella Firenze del ’400. Quasi a provocare un giudizio o una scelta: chi è più bravo, il maestro o l’allievo? Questo l’interrogativo che, ad una prima analisi, può affiorare nella riflessione di un visitatore della rassegna ospitata presso le Scuderie del Quirinale fino al 15 gennaio 2012. Il confronto, si sa, nasce spontaneo ma vale la pena di concentrarsi sui particolari, talvolta sfuggenti alla lettura delle opere e che, al contrario, ne indicano il pregio. Non un dipinto meglio dell’altro bensì la constatazione che ogni artista manifesta una personalità differente.

Filippino Lippi, “figlio della colpa” poiché nato dalla relazione clandestina di Fra Filippo Lippi con la monaca Lucrezia Buti, fu un vero grande artista, non secondo a nessuno, né al celebre padre né al maestro Botticelli. Si avvicinò giovanissimo alla pittura, seguendo le orme paterne ma dimostrando, fin da subito, una forte propensione all’originalità, mai venuta meno se non enfatizzata con il passare del tempo. Intorno al magnifico Tondo Bertrolini e al suo disegno preparatorio realizzati dal padre, spiccano le tavole di Filippino appena adolescente, ricche di estro e movimento. Le opere del giovane Filippino – cui il Vasari riserva parole di elogio per il “tanto ingegno” e la “vaghissima e copiosa invenzione” – manifestano una grazia malinconica, una fantasia sbrigliata ed una capricciosa inquietudine che lo differenziano, fin dagli esordi, dallo stile del Botticelli, tanto da farne un maestro di spiccata modernità.

Sandro Botticelli, autoritratto

Pale d’altare, disegni, tavole e ritratti caratterizzano un percorso espositivo organizzato in sei sezioni, secondo un preciso ordine cronologico. Si parte naturalmente dagli esordi, quando, ancora giovanissimo, Filippino lavorava insieme al celebre padre tra Prato e Spoleto. Sintesi della grazia botticelliana è il Tondo Corsini (di proprietà dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze che ne ha realizzato il restauro), evidente nella delicata trasparenza delle figure ma con un’attenzione minuziosa, di matrice fiamminga, estranea al maestro. Estremamente eleganti nella raffinata composizione delle figure e dei paesaggi, invasi da una luce blanda che annuncia Raffaello, alcune opere dell’allievo e del maestro costituiscono un invito al raffronto. Questo è il caso de L’adorazione dei Magi, datata 1475-76 quella del Botticelli e 1496 quella del Lippi. Nell’opera del primo, non ancora condizionato dalla predicazione del Savonarola, emerge un’impostazione classica: resti di templi cadenti a significare la fine di un ciclo e, con la nascita di Gesù, l’inizio di una nuova era. Simile, nell’opera di Filippino, la composizione a piramide (in alto la Madonna con il Bambino e le figure collocate lateralmente) ma con una minore compostezza: tutto appare in movimento, grazie ad un gioco di luci ed ombre in colori brillanti. Una pittura che si proietta, quindi, in una prospettiva più ampia, un respiro di profonda serenità e accurato movimento di figure. Oltre alle maggiori opere di Filippino – quali la Madonna Strozzi, la Visione di San Bernardo, e l’Allegoria della Musica – e ad alcune del Botticelli, non mancano quelle di pittori a loro collegati: da Raffaellino del Garbo a Piero di Cosimo. In tutti, si nota con chiarezza un’ anticipazione del grande Cinquecento, si intuisce la suggestione scenografica delle composizioni, si è all’alba di una nuova stagione maturata su quella del Rinascimento.

Filippino Lippi, Madonna col Bambino e storie di Sant’Anna

Grazie alla collaborazione del Polo Museale Fiorentino, del Fondo Edifici di Culto e grazie al contributo di associazioni private come Friends of Florance, la mostra offre un’occasione irripetibile per vedere riuniti i capolavori di Filippino Lippi proprio a Roma, città dove egli ha studiato le antichità e lasciato il ciclo affrescato della cappella del cardinal Carafa, presso la chiesa di Santa Maria sopra Minerva al Pantheon. Opere celebri e preziose che giungono, per l’occasione, dai più importanti musei del mondo e da superbe collezioni private come nel caso della rarissima Derelitta, prestata eccezionalmente dai principi Pallavicini di Roma. Il rapporto tra i due artisti – un dialogo e un contrasto durato tutta una vita – sembra essere sviscerato a pieno dall’esposizione ma, come a volte accade in simili rassegne, lo sfondo di una Firenze nel pieno della magnificenza umanista, all’apice di una stagione in cui le arti mostrano forse una potenza senza precedenti, rischia di offuscare, almeno in parte, l’opera di due pittori che, seppur “grandissimi”, non mostrano l’appeal mediatico di un Van Gogh o di un Caravaggio.

 

Filippino Lippi e Sandro Botticelli nella Firenze del  ’400
Scuderie del Quirinale
Via XXIV Maggio 16
Dal 5/10/2011 al 15/01/2012
intero € 10,00 ridotto € 7,50
www.scuderiequirinale.it

 

 

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