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Un cuento chino: immaginazione condensata | Fuori le Mura

Un cuento chino: immaginazione condensata

7 novembre 2011

di Riccardo Feleppa

Mucche pezzate che piovono dal cielo, cinesi incomprensibili inviati dal destino e pensieri strampalati che diventano realtà. L’esilarante commedia spagnola trionfa al Festival sotto una pioggia di premi

Leggi tutti gli articoli della VI edizione del Festival Internazionale del Film di Roma!


Batte il banco e vince su tutti. Un cuento chino di Sebastiàn Borensztein trionfa al Festival Internazionale del Film di Roma mettendo d’accordo Giuria, pubblico e critica. Oltre al Marc’Aurelio per il miglior film, Borensztein si porta a casa un assegno di quarantamila euro, gentilmente offerti da BNL alla pellicola più votata dagli spettatori.

Buenos Aires. Nella ferramenta di sua proprietà, il solitario Roberto (Ricard Darin) vive le sue giornate alimentandosi di isolamento ed introversione fuggendo ogni forma di relazione compromettente. La sua solitudine è fatta di ordine e routine. Sveglia, colazione, lavoro, cena, poi a nanna alle ventitrè in punto. Non un minuto di più, non un minuto di meno. Non si ammettono incursioni o sbavature. Precisione, puntualità ed esclusione sono la conditio sine qua non del suo equilibrio mentale e fisico. Ogni cosa sovrabbondante va sopita con un apposito rito. La rabbia si combatte contando i chiodi in negozio, il lutto materno si rielabora nel regalo costante e nella venerazione sotto vetro. L’unica valvola di sfogo autoconcessasi è l’immaginazione, legata alla passione per le notizie più strambe al mondo, collezionate in grandi quaderni e rimeditate nel corso della giornate. L’irruzione sulla scena del cinese Jun (Huang Sheng Huang), disperso in Argentina in cerca di suo zio, rompe definitivamente la bolla di sapone nella quale si era rifugiato Roberto dando vita ad un’amicizia atipica fatta di poche parole e molti gesti. Dalla compassione si arriva al tracollo della normalità attraverso una serie di eventi che, in un alternarsi di emozioni, nella struttura odi et amo, portano il protagonista alla sua maturazione finale.

La commedia spagnola fa dell’incomunicabilità il suo leitmotiv. L’impossibilita di comprendersi tra interlocutori di lingue differenti dà vita a gag al vetriolo, di fronte alle quali lo spettatore non può far altro che lasciarsi andare in una piena e soddisfatta risata. Dialoghi ridotti all’osso per una gestualità che si fa ottima interprete del comico. Per non parlare della faccia di Huang Sheng Huang che da sola vale già come un’ottima barzelletta.

La trovata più sorprendente della regia è quella di rendere evidenti i costrutti emotivi del protagonista unendoli alla sua capacità creativa. Le storie strambe collezionate, a mo di valvola di sfogo, permettono a Roberto di costruire mini sequenze immaginarie che partendo da un vessillo reale, e scoppiando in un turbamento incontenibile, vengono a condensarsi sullo schermo in tutto il loro onirismo. La fantasia diventa realtà nella finzione filmica. I pensieri si ghiacciano e diventano visibili. E’ così che si può vedere il re della ferramenta trasformarsi in un barbiere al lavoro che morendo uccide il suo cliente. O il Roberto vittima dell’eros che facendo all’amore in macchina con la sua donna, finisce col precipitare in un burrone a Catanzaro. E’ così che nello sgomento più totale, una mucca pezzata precipita dal cielo, schiacciando la giovane donna cinese, promessa sposa di Jun. Immaginazione  per ritualizzare il desiderio. Ironia per svelarne le pieghe. Alterità e confronto per il riequilibrio del sé.

Non stupisce dunque il trionfo della pellicola al Festival. L’opera di Borensztein è impeccabile e geniale. La regia è ben orchestrata. Gli attori sono splendidamente diretti. La prova di Darin è superlativa. Il miscuglio di comicità grottesca e fantasia incalzante, tiene letteralmente incollati allo schermo. Novanta minuti di pura goduria senza un momento di noia. Nessun singhiozzo, nessuna impasse per un film promosso a pieni voti. Correte a vederlo!

Immagine anteprima YouTube

Un cuento chino
Regia: Sebastian Borensztein
Cast: Ricardo Darin, Huang Sheng Huang, Muriel Santa Ana
Paese: Spagna, 2011
Durata: 90ʹ
Produzione: Pampa Films in collaborazione con Tornasol Films

 

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