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Santarella, la moda a ruota libera | Fuori le Mura





Santarella, la moda a ruota libera

26 settembre 2011

di Sandra Capitano

Due giovani designers di Roma danno vita ad un marchio di nicchia, rivolto a chi ama la creatività e detesta gli stereotipi proposti dai media

Una moda trasformabile, trasversale, libera. Per donne creative e intraprendenti, che invece di lasciarsi intimidire dai dictat della moda, se ne fanno ispirare, traducendo i trend in interpretazioni personali, oltre limiti e confini.

Sono così i capi proposti da Francesca Gattoni e Barbara Annunziata, due architetti designers di Roma, che da due anni si dedicano con attenzione e cura al loro marchio Santarella.

Il principio è semplice: è la moda ad adattarsi al design e non viceversa.

Taglio vivo, double face, cuciture a contrasto, stratificazioni libere e adattabili, lavorazione sartoriale, sapienza artigianale, tessuti pregiati e forme disposte per essere interpretate: ogni capo diventa così unico nel suo genere, esattamente come un’opera d’arte concepita da un artista.

La produzione delle due designers romane si divide in due principali categorie: capi e accessori che presentano delle forme che corrispondono alla moda tradizionale (capi spalla, tubino, borsa costumi, sciarpa, camicia), ma che sono studiati e concepiti con valori di adattabilità e trasformabilità, e quelli di nuova concezione (“ruota”, “cravatta”, “cornucopia”), ovvero che applicano i principi dell’industrial design alla moda.

A fare da icona al marchio, è ruota, un oggetto-moda declinabile, con molteplici potenzialità d’uso e dunque impossibile da classificare secondo gli standard della moda: “Il capo “ruota” non ha né sopra, né sotto, né davanti né dietro – ci racconta Barbara, una delle due designer non ha bottoni, né lampo. In base a come viene indossato, può dar vita ad un vestito, ad una scamiciata, ad una gonna, ad un vestito decoltè, oppure una stola, un copricapo-mantella. Tutto è affidato alle curve del modello, studiate per accostarsi al corpo in modo libero”.

La novità assoluta è che i capi, non solo sono trasversali alle stagioni (oppure declinati in diversi materiali a seconda delle stagioni) ma non hanno taglia, come ci racconta ancora Francesca, l’altra designer: “E’ stato necessario studiare accuratamente diverse corporature per arrivare ad una sintesi di linee, cuciture e nervature, che non corrispondendo a nessuna delle taglie di riferimento e riescono così ad adattarsi e accogliere differenti misure con femminilità. Perché non è importante la taglia, ma la forma!”.

Le abili mani di Barbara e Francesca realizzano questi capi utilizzando tessuti (rigorosamente italiani) che privilegiano le fibre nobili, come sete, sete spalmate, reti elastiche in seta, retati in seta.

I tessuti pregiati fanno sì che i capi Santarella siano a tutti gli effetti un prodotto di nicchia.

“Il target dei clienti a cui ci rivolgiamo è ben definito: è colto, raffinato, deciso. Sono persone  che apprezzano e riconoscono la qualità dei tessuti e della lavorazione e sanno compiacersi dell’originalità nell’abbigliamento. Sono lontani dagli stereotipi proposti dai media e attenti alle forme, al contenuto stilistico e qualitativo dei capi e alla loro provenienza interamente nazionale”, conclude Barbara.

Quando gli chiediamo perché proprio il nome Santarella e qual è il suo significato, ecco cosa ci rispondono le due giovani designers: “Ci siamo fatte ispirare dalla storia di Santa Maria Francesca, la Santarella dei Quartieri Spagnoli di Napoli, dove si trova un minuscolo santuario. La tradizione vuole che le future mamme vadano a sedersi lì per chiedere la benedizione. Un giorno anche noi ci recammo lì per raccontare del nostro progetto alla Santa e chiederle la benedizione, scoprimmo così che Santarella era molto ricercata in vita, perché ricamava con fili d’oro”. Capi benedetti, dunque.

Per ulteriori info : www.santarella.net

 

 

 

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