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Che fine hanno fatto i giovani italiani? : Fuori le Mura


Che fine hanno fatto i giovani italiani?





6 giugno 2011 |



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Le proteste a Madrid

Twitter, Facebook e YouTube, ancora una volta sono loro a parlare per primi. Il 15 maggio scorso a Madrid migliaia di persone, soprattutto giovani, hanno manifestato in piazza per protestare contro gli alti livelli di disoccupazione e il precariato. La protesta ha in poco tempo contagiato le altre maggiori città della penisola iberica come Barcellona, Valencia, Siviglia e Bilbao. Tutti in strada per far capire ai politici che la situazione è diventata ormai insostenibile. La crisi si fa sentire da troppo tempo ormai e la Spagna, che fino a qualche anno fa rappresentava un’isola felice, oggi si ritrova nelle stesse sabbie mobili in cui cercano di sopravvivere gli altri paesi europei a cominciare proprio dal nostro.

Le immagini delle proteste sono arrivate a noi grazie ai social network. Si, ancora loro. E’ per questo che ci si è affrettati a etichettare gli eventi come  una nuova ‘Piazza Tharir‘. Il paragone è evidentemente forte. In Egitto e Tunisia si combatteva – e si continua a farlo – per riuscire finalmente a conquistare diritti civili e politici. Paesi questi, che non hanno mai avuto la possibilità di sollevarsi contro i propri tiranni e soprattutto, non hanno mai manifestato liberamente senza rischiare di rimetterci la pelle. E’ per questo che paragonare la Spagna al Nord Africa mi sembra un po’ eccessivo. I giovani spagnoli non si sentono rappresentati né dal governo in carica, quello di Zapatero, né dal Partito Popolare ed è per questo motivo che è nata la “spanishrevolution”.

Le proteste contro il Ministro Gelmini

E in Italia? Molti osservatori politici hanno subito sottolineato come manifestazioni di questo tipo si sarebbero potute diffondere in tutta Europa in breve tempo e soprattutto nel nostro paese. Gli elementi minimi da noi ci sarebbero tutti: un governo appesantito da liti interne e protagonismo che ormai sembra non curarsi più delle esigenze del paese; un premier più che mai colpito da scandali sessuali e di altro tipo; livelli di disoccupazione molto alti – 29 per cento nel paese ma che al sud si avvicina al 41 per cento della Spagna – giovani estremamente preparati che non hanno la possibilità di progettare un futuro stabile e cercano felicità lontano dal paese.

I dati presentati in un recente rapporto del Censis ci dicono che il 76 per cento dei giovani italiani sono scoraggiati dalla possibilità di trovare lavoro e vedono l’emigrazione come l’unica via per dare una scossa alla propria vita. Cosa forse ancor più preoccupante, siamo in via d’estinzione! Infatti siamo due milioni in meno rispetto a una decina d’anni fa. Ed ecco allora che mentre i cugini spagnoli hanno organizzato sit-in e proteste, noi al massimo ne discutiamo al bar. Il rapporto Censis si conclude nel modo più triste di tutti: i giovani italiani hanno semplicemente accettato questa inattività come se fosse uno stile di vita e si accontentano degli aiuti che possono arrivare dalla propria famiglia.

Non vi basta? Bene allora sappiate che l’Eurispes afferma che per il 20 per cento di coloro che hanno un lavoro, la laurea non è servita a nulla. Così, come accennavo prima, i giovani italiani sono “over-qualified” e tutto questo porta ad una immobilità sociale cronica. Coloro che hanno definitivamente gettato la spugna sono l’11 per cento contro il 3,4 per cento di media europea. Mentre gli spagnoli sono incavolati neri, noi siamo semplicemente intorpiditi da un decennio di crescita insignificante. E mentre loro hanno capito che questi cambiamenti economici sono sostenuti anche dalla sinistra e dai sindacati, in Italia le idee liberali che riguardano il mercato del lavoro sono ancora poco diffuse e non analizzabili con strumenti, i nostri, ancora troppo ancorati a una politica d’altri tempi.

Che fine hanno fatto il popolo viola e gli studenti in piazza? Il problema fondamentale e che molti ancora non riescono ad accettare, è che continuiamo a prendercela contro i singoli provvedimenti – come quelli riguardanti l’istruzione proposti dalla Gelmini – o contro il presidente del consiglio in persona a causa delle sue attività private che poco si addicono a un personaggio pubblico. La nostra, fatemelo dire, è una protesta debole e miope. Quando Berlusconi non ci sarà più – perché prima o poi succederà – non se ne andranno magicamente anche tutti i problemi di questa Italia stanca e ingrigita. Anzi, ci ritroveremo a fare la caccia alle streghe cercando un nuovo nemico da colpire, senza ragionare sul fatto che sono le idee che muovono una comunità e non le persone.

 



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Category: Attualità