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Tutto deve crollare? | Fuori le Mura





Tutto deve crollare?

9 maggio 2011

di Maria Cristina Costanza

Il racconto di due generazioni e un arco di tempo lungo e doloroso per la storia dell’uomo. L’atrocità più grande nel leggere tanto male è solo una: si tratta della realtà

La lezione, ahinoi, è quasi sempre la stessa: la violenza genera violenza e il male partorisce sempre altro male. Questo il nesso che lega le vite che scorrono nelle pagine vergate da Carlo Cannella in Tutto deve crollare (Perdisa). Ci sono dentro due generazioni e un filo che vi scorre, tagliente, attraverso. C’è dentro tutto il male immaginabile: la violenza fine a se stessa, il marcio del denaro, tutte le bassezze di cui un essere umano può essere capace. C’è da rabbrividire a leggere le fredde parole del protagonista, nazista ferventemente convinto dell’esattezza della legge della giungla per la quale il più forte è in pieno diritto di dominare il più debole che, inevitabilmente, soccombe. C’è da arrossire ad avvertire come possa essere concepito il corpo, quello dei bambini comprati, abusati e venduti, quello di Isabel, “acquistata in moglie” dal protagonista; quello di Marta, frutto di “amorevole” violenza, dedita al sesso in una forma che non conosce moralità alcuna. “E il principio del piacere è la sola regola”.

L’effetto straniante di leggere di un mondo alla rovescia in cui la prospettiva è quella dell’ingiusto che agisce come se perpetuasse una forma pura (e non corrotta) di giustizia pone il lettore nell’imbarazzo di sentirsi additato e giudicato perché conduce una vita normale: “Bevi pure il sangue dolce della redenzione, compagno, drogati del sapore della buona immagine. Addormentati nella sala d’aspetto di una stazione, accartocciati là intorno con la tua solita faccia pallida e deforme e il tuo groviglio di capelli grigi appiccicati in testa. E domani ricomincia pure a lottare per i diritti civili. Combatti contro lo Stato, il potere, lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo. Renditi degno della tua natura. Sovrasta la tenebra. Onora veramente la vita. Imbecille.”

Se la descrizione di un espianto d’organi, il racconto del traffico clandestino, la spiegazione di come comprare una moglie ancora quattordicenne non bastasse, nel secondo momento della narrazione la parola passa a Marta e la putredine cambia solo faccia. Nelle parole della ragazza, che fugge dal padre per cambiare la sua vita, riecheggia sempre quello stesso male: il dolore di macabri ricordi, la bieca meschinità nel tentare di risolvere il proprio malessere, la via della distruzione personale con i suoi finti alti e i suoi spietati bassi. Leggere Marta, tuttavia, ha un sapore molto differente perché ogni parola risuona delle sue tristi ragioni: l’infanzia, le mancanze, gli abusi. “Dopo che i bambini ebbero varcato l’ingresso della dependance mio padre fu assalito da un desiderio irrefrenabile, quello di farmi assistere alla solida brutalità della scena. Per usare le sue stesse parole ‘farmi partecipe dello scempio, rendermi colpevole’”. Questo senso di colpevolezza è la causa che giustifica lo spettro distorto delle sue considerazioni. Fino alla fine della narrazione, quando la regola è chiara e il cerchio, inesorabile, si chiude. Forse nel peggiore dei modi.

L’atrocità più grande nel leggere di tanta perdizione materiale e morale è sempre è solo una: l’aderenza alla realtà. La finzione della letteratura, specialmente quando trattata con ottima abilità come nel caso di Cannella, diventa più concreta della verità stessa. Tutte le idee, che hanno fatto rabbrividire il lettore tanto da indurlo a contrassegnarle con punti esclamativi ai bordi delle pagine, si riferiscono a fatti di cui non difficilmente si può trovare riscontro nella cronaca di tutti i giorni. Con l’incedere della narrazione, il male diventa sempre più attuale, lasciando i campi di concentramento e la guerra nazista per correre fino alla tragedia dell’11 settembre, riletta secondo una posizione sempre più diffusa e sempre più spaventosa.
Sono echi nei fondi della nostra società che ancora oggi paga per il male compiuto e che continua a perpetuare, riservandosi di saldare il conto solo molto tempo dopo l’errore. La soluzione – quella che sceglie che “tutto deve crollare” – non sembra, però, sufficiente. Forse è necessario cercare la verità e vivere per amore, ancor più quando si è capito, anche attraverso narrazioni come queste, cosa significa rassegnarsi alla degenerazione interiore più inaudita e agire per tutta la vita secondo la regola peggiore.

Tutto deve crollare
Autore: Carlo Cannella
Casa editrice: Gruppo Perdisa
Pagine: 240
Prezzo: 15 €

 

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