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La solitudine dell’animale | Fuori le Mura





La solitudine dell’animale

2 maggio 2011

di Simone Arseni


Nella tranquilla Pavia, Mario, funzionario di banca esasperato dai tradimenti della moglie, commette un delitto atroce: uccide e sfregia  l’amante di sua moglie, un pittore tronfio ma di scarso talento, la sua compagna e la figlia piccola. Mentre la città è sconvolta e spaventata, la polizia avvia le indagini. I sospetti ricadono su un immigrato, un poco di buono dedito allo spaccio di droga, già arrestato per violenze sessuali e che da tempo rifornisce di droga Luca, l’uomo ucciso.

Mario, dunque, non desta  sospetti e sul dramma umano dell’immigrato innocente, prova a ricomporre la sua vita familiare, la storia travagliata con la moglie. È possibile recuperare un amore che sembra smarrito o trasformato? È possibile riguadagnarlo partendo da un delitto efferato? L’eliminazione dell’ostacolo fisico permetterà a Mario di tornare felice, gli restituirà l’amore della moglie?

Fra questi interrogativi prova a districarsi La solitudine dell’animale, di Silvia Golfera, un romanzo ben scritto, che, nell’idea di partenza, ricorda il capolavoro di Fedor Dostoevskij, Delitto e castigo, ma che si sviluppa attorno a personaggi meno tormentati, con minore spessore morale e psicologico, simili, per certi versi, ai protagonisti dei romanzi esistenzialisti francesi di metà novecento (da Sartre a Camus).

Questi sembrano essere i modelli cui si ispira Silvia Golferra nella scrittura di un romanzo  che nel complesso risulta piacevole nello stile e credibile nella trama. La scrittrice costruisce bene il racconto e caratterizza i personaggi in maniera verosimile. Buona è anche l’analisi delle cause che spingono Mario a commettere il triplice delitto, così come sono descritte bene le dinamiche stanche di un rapporto matrimoniale squilibrato e disorganico.

Silvia Golfera

In fondo, ogni personaggio conduce una vita solitaria, fatta di desideri inespressi,  di sentimenti non corrisposti.  La solitudine dell’animale non si scioglie in un delitto, non si libera con atti di  violenza, non si scompone armando la frustrazione. La solitudine dell’animale è una condizione dalla quale si esce soltanto attraverso un processo di guarigione. Così scrive la Golferra nelle pagine finali del romanzo:

“L’infelicità di Lea poteva guarire. Anche la mia desolante fragilità poteva guarire. Erano passati sei anni dalla nostra privata, personale catastrofe. Eppure in mezzo stava una vita[…] in cui mi sembrava di aver imparato molte cose: che di dolore non sempre si muore, che quando si resiste il mondo si fa più familiare, che il passato si può portare con noi, per quanto pesante […]. Che non occorre esser felici per amare la vita”.

Forse, per essere un noir,  manca un po’ troppo di suspence. Tutta concentrata sul consegnare al testo uno spessore filosofico- psicologico, la Golferra perde di vista un dato importate: la vivacità e l’imprevedibilità della storia, elementi importanti nei romanzi polizieschi e noir.

La solitudine dell’animale
Autrice:  Silvia Golferra
Casa Editrice: Discanti, 2011
Pagine:  163
Prezzo:  13€

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