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Italia 1-4 Francia | Fuori le Mura





Italia 1-4 Francia

2 maggio 2011

di Andrea De Angelis

L’Italia esce con le ossa rotte dal vertice Berlusconi – Sarkozy

Il Presidente Sarkozy ed il Premier Berlusconi

Il 26 aprile si è tenuto a Roma il vertice tra Italia e Francia alla presenza del Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e del Presidente della Repubblica Nicolas Sarkozy, preceduto da piccanti polemiche riguardo la questione degli immigrati libici. Al termine dell’incontro sembra chiaro il successo dei transalpini su diversi fronti.
Iniziamo dalla questione Parmalat: la società Lactalis ha calato l’Opa sulla collega italiana ed, a meno di clamorosi colpi di scena, il noto gruppo emiliano diventerà ben presto francese. Sotto il profilo finanziario, Lactalis si riserva di valutare l’opportunità di procedere a fusioni o altre operazioni straordinarie anche infragruppo. Alla base c’è comunque l’interesse industriale a dar vita al primo gruppo lattiero caseario a livello mondiale, unendo i 10 miliardi di fatturato di Lactalis con i 4,3 di Parmalat. Il progetto è quello di far confluire nella società di Collecchio le attività europee di Lactalis nel settore del latte confezionato, incluse quelle detenute in Francia e Spagna. “La bilancia commerciale italo-francese è a vostro favore, ma a leggere i giornali italiani non c’è traccia dei numeri” la sentenza di Sarkozy. Quindi nessun timore per l’Opa dei cugini, ed a sentire Berlusconi le cose parrebbero essere proprio così: “Il fatto stesso che l’offerta di Lactalis sia giunta a poche ore dal vertice significa che il governo di Parigi non ne era a conoscenza” la debole difesa del premier, sottolineata dalle risate trattenute a stento in sala stampa.
La Libia poi: l’Italia bombarderà il Paese africano divenendo così protagonista di una guerra frettolosamente voluta propria dalla Francia e poi passata, una volta iniziati i bombardamenti, sotto la guida della Nato. “Non bombarderemo mai Gheddafi”, avevano detto prima Frattini, poi Berlusconi ed ancora La Russa, ma oggi l’Italia cambia idea. Il premier spiega che non si poteva intervenire subito visto il trattato di amicizia con il Paese africano firmato appena tre anni fa, considerate le scuse dovute per quel colonialismo mai dimenticato. Come a dire che in un anno passare dal baciamano alle bombe è possibile, ma con cautela e con tempi diversi rispetto ai francesi.
L’autorete arriva dal referendum sul nucleare. Non è passata neanche una settimana dall’incredibile mossa del governo atta a svuotare i referendum per abbassare il quorum e dunque farli fallire, che il premier ammette tranquillamente di non aver nessuna intenzione di rinunciare all’atomo, ma di aver sospeso il progetto per non perdere voti: “L’accadimento giapponese ha spaventato ulteriormente i nostri cittadini. Se fossimo andati oggi al referendum, non avremmo avuto il nucleare in Italia per tanti anni. Per questo abbiamo deciso di adottare la moratoria, per chiarire la situazione giapponese e tornare tra due anni a un’opinione pubblica conscia della necessità nucleare. Siamo assolutamente convinti che nucleare sia il futuro per tutto il mondo”. Amen, alla faccia della democrazia.

Un immigrato alla frontiera di Ventimiglia

Anche sul dossier immigrazione Berlusconi è sembrato riconoscere le ragioni francesi ben più di quanto non abbia fatto Sarkozy con Roma. «Non va dimenticato – ha detto il premier – che Parigi accoglie ogni anno 50mila immigrati, rispetto ai 10mila italiani. Siamo consapevoli che lo sforzo della Francia è stato cinque volte superiore al nostro». Una cortesia rimasta senza risposta vista la decisione di chiedere una riforma di Schengen e poco importa se il Ministro dell’interno Maroni aveva chiesto di non mettere le mani sul trattato. “Le cose devono essere regolate fra Paesi amici sulla base del diritto esistente”, sottolinea un sorridente Berlusconi. “Nessuno di noi vuole negare Schengen – dice – ma in circostanze eccezionali abbiamo concordato che ci possano essere variazioni al trattato”. “Schengen deve continuare a vivere – concorda Sarkozy – ma va riformata. Anche per il passaggio all’euro è stato ridisegnato il sistema europeo”.

Il gol della bandiera arriva dal sostegno francese alla candidatura di Mario Draghi alla Presidenza della Bce, a cui il giorno dopo si è unita anche la  Germania con la cancelliera Angela Merkel. La situazione potrebbe ancora peggiorare: se Berlusconi decidesse di restituire alla Francia il Mondiale del 2006? Forse sarebbe troppo anche per chi ha promesso campi da golf a Lampedusa…

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