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Fuori dal comune. L’album d’esordio di Davide Geddo | Fuori le Mura





Fuori dal comune. L’album d’esordio di Davide Geddo

2 maggio 2011

di Maria Flaminia Attanasio


L’album d’esordio del ligure (albengalese per l’esattezza) Davide Geddo, Fuori dal comune, è sicuramente più che interessante. Tralasciando il titolo, che tradisce forse una sfrontatezza, se non un certo narcisismo, dell’autore, e limitandoci invece a osservare la trama musicale del disco nella sua interezza, non si può fare a meno di notare la piacevole vena intimista e cantautorale che percorre trasversalmente tutte e dodici le tracce che ne fanno l’ossatura. Ciò che maggiormente cattura l’attenzione di chi ascolta è la varietà di forme, d’idee e liriche con cui Geddo esprime e, dunque, comunica questa sua intima intensità di sentimenti, questa sua riflessività malinconica tipica di gran parte del nostro cantautorato. In particolare di quello che ha reso celebre la famosa ‘scuola genovese’ di cui sono stati splendidi rappresentanti cantautori come Luigi Tenco, Umberto Bindi, Bruno Lauzi, Fabrizio De Andrè e Gino Paoli; tutti musicisti, accomunati non solo dalla loro provenienza, ma anche dalla struggenza e densità dei loro testi, che rivoluzionarono

completamente la musica leggere italiana. Disquisizioni a parte, Davide Geddo sembra cogliere a piene mani la lezione dei suoi predecessori, fortunatamente ‘facendola sua’, cioè non realizzando una copia in chiave moderna di quella che, ormai più di quarant’anni fa, fu una vera innovazione per la musica italiana, ma che ora, soprattutto se scopiazzata alla lettera, potrebbe non esserlo più. Geddo fortunatamente  non cade in questa trappola, anche perché sembra non prendere solo dalla tradizione del cantautorato ligure, ma da tutta la musica leggera, cantautorale in particolare, italiana. Anche la più recente. Nelle sue canzoni si sente il respiro leggero del cantautorato contemporaneo, fatto da ritmi e, liriche semplici (spesso anche troppo) arricchito però da quella profondità tipica del cantautorato vecchio stile, caratteristica di quella scuola di formidabili autori di cui Geddo avrà, nella sua terra, sicuramente respirato i lasciti culturali. Tutto poi è espresso tramite chitarra acustica, sapientemente gestita da Geddo nei vari arrangiamenti, che spaziano da allegre sminfette come Marylin, ballate in chiave jazz (in cui vi è anche, infatti, l’ausilio del pianoforte) come Genova, sonate allegre con una punta di country come Ti voglio e canzoni e ballate pop come, ad esempio, Cuore. L’unica cosa che perplime di questo primo, ottimo lavoro, di Geddo, è però una tendenza derivativa dell’intero disco, una certa mancanza di originalità negli arrangiamenti. Nel senso che in Fuori dal comune si sente sì la personalità dell’autore, ma non quanto quelle dei maestri a cui s’ispira. Il ritmo, l’andamento di alcune sue canzoni ricordano decisamente troppo alcuni capolavori di cantautori ben più affermati, anche non necessariamente appartenenti alla scuola genovese (chi ha un buon orecchio capirà). In questo caso ciò non costituisce certo un ostacolo alla riuscita del lavoro, ma sicuramente lo offusca e lo rende meno originale di quanto sarebbe potuto essere.

Fuori dal comune
Geddo
Etichetta: Protosound;
Anno: 2011;
Tracklist: 1. Genova; 2. Ti voglio; 3. In ogni angolo della notte; 4. Innocenza, 5. Il limite; 6. Marylin; 7. Lo sguardo del cantautore; 8. 1000 cose; 9. So che non vale niente; 10. Meg; 11. Oltre; 12. Cuore.

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