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Xmrv, la triste storia del retrovirus che ha ingannato uomini e topi | Fuori le Mura





Xmrv, la triste storia del retrovirus che ha ingannato uomini e topi

18 aprile 2011

di Flavio Camilli

Proveniente dagli “amici” roditori, è stato considerato la causa di alcune patologie, tra cui quella da stanchezza cronica. E invece si tratta di uno sbaglio prodotto in laboratorio

Sembra quasi il ribaltamento della parabola che John Steinbeck raccontò, nel 1937, nel capolavoro Uomini e Topi. Lennie, il forzuto minorato mentale che non sa gestire la propria potenza assomiglia un po’ a Xmrv (Xenotropic murine leukemia virus), retrovirus a cui da qualche anno viene attribuita la causa di alcune patologie tra cui quella della stanchezza cronica (più di 300 mila i casi solo in Italia). Se la loro “personalità” è simile, le storie non potrebbero essere più differenti. Xmrv, a differenza di Lennie, è ambizioso e subdolo e nonostante la sua “deficienza” aveva quasi ingannato tutti: guadagnatosi gli onori della ribalta e lo status symbol di retrovirus naturale grazie a varie peripezie, gli è stato da pochi giorni tolto il podio da sotto il sedere.

Durante la recente 18ma conferenza sui retrovirus tenutasi a Bonston, infatti, Vinay Pathak del National Cancer Institute d’America ha affermato con certezza che l’Xmrv è in realtà uno sbaglio da laboratorio. Già all’inizio di marzo la rivista Retrovirology aveva osservato come il virus fosse più che sospetto in quanto, inizialmente studiato per la possibilità di passare dai topi agli uomini, non presenta caratteristiche differenti nelle due manifestazioni, come invece accade quando un’agente patogeno migra da una specie all’altra.

Vinay K. Pathak

Ma cosa è successo?
I riflettori si accendono nel 2006, quando Robert Silverman, Ohio University, scopre che il virus, già noto nell’ambiente come causa di alcune forme di leucemia nei topi, compare frequentemente nei pazienti malati di tumore alla prostata. Questo viaggio, che sembra innocuo, è fondamentale perché solo altri quattro retrovirus (quelli che provocano la peste AIDS e quelli base per alcuni tipi di leucemia) agiscono in maniera devastante sugli uomini.
Nel 2009, Judy Mikovits (Witthemore Peterson Institute, Nevada), altra benefattrice del nostro protagonista, osserva che è presente nel 67% dei casi di stanchezza cronica.

Il retrovirus Xmrv

Ma i primi nemici già sono all’orizzonte: le equipe scientifiche europee notano che gli effetti dell’Xmrv in tale ambito sono circoscritti al territorio statunitense; al di qua dell’oceano Atlantico neanche l’ombra: il nostro retrovirus non aveva ancora fatto il salto verso le grandi masse.
Poi lui, il mostro di fine livello, Vinay K. Pathak. La sua scoperta ha dello sherlockholmesco. Indagando nel torbido passato del retrovirus lo scienziato ne scopre le origini. E ogni ricerca di questo tipo che si rispetti arriva lì, ai genitori perduti. Xmrv è infatti il figlio non desiderato di due virus simili. Entrambi generatisi come reazione alla produzione di una linea di cellule tumorali da studiare in laboratorio, anche la loro nascita fu indotta, essendo la suddetta serie di materiale cancerogeno ottenuta inoculando carcinoma prostatico umano in alcuni topi.
L’arcano è svelato, ma non interamente. Perché il retrovirus è presente in maniera più consistente nei malati da stanchezza cronica? Mistero.

In fondo, per Xmrv questi sono dettagli: tra il giallo e la fantascienza il retrovirus oramai è trattato come il figlio che si è da sempre immaginato dirigente d’azienda ma che sceglie di fare la rockstar. Per quanto possa generare in noi la stessa commozione del personaggio di Steinbeck, davvero, non compreremmo mai i suoi cd.

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