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La leggendaria storia del whiskey (o whisky?) : Fuori le Mura


La leggendaria storia del whiskey (o whisky?)





18 aprile 2011 |



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Alcholic History X: leggi le origini degli alcolici e le leggende che la danno a bere!

C’è una bevanda che raccoglie in sè storia e leggenda, per cui sono state fatte guerre e sono stati scritti trattati, dove l’incertezza e le radici mitiche cominciano già dal nome. Dobbiamo chiamarla whiskey, o whisky?

La produzione di alcool risale alla notte dei tempi. Già un migliaio d’anni prima di Cristo i popoli della Mesopotamia, gli Egizi e i Cinesi sapevano come distillare alcool da grano, orzo, malto, frutta e molti altri alimenti, tramite l’alambicco. Lo utilizzavano però, per produrre profumi ed essenze, per questo le origini mitiche del whiskey sono rimandate perlomeno di 1500 anni.

L’alambicco disegnato da Leonardo da Vinci

Si narra che nel V secolo dopo Cristo San Patrizio in persona, dopo numerosi viaggi nel continente, insegnò ai monaci irlandesi il metodo di lavorazione dei cereali maltati tramite cui si produce a tutt’oggi l’Irish Whiskey, che a differenza dello Scotch, viene passato tre volte nell’alambicco anzichè due, da che ne risulta un sapore più fruttato, più dolce. Questa bevanda, chiamata inizialmente aqua vitae in latino, passò in Scozia con il nome uisge-beatha e in Irlanda invece con quello di uisce-beatha, dalle cui pronunce deriva probabilmente la differenza tra whisky (termine usato in Scozia e Canada) e whiskey (utilizzato in Irlanda e negli Stati Uniti). In qualsiasi lingua si dica, l’espressione significa propriamente acqua di vita. Anche per questo, intorno al 1500, si iniziarono ad apprezzare le proprietà medicinali del whiskey, che fu utilizzato come anestetico, antibiotico e per attenuare i sintomi di coliche, paralisi e vaiolo. Lo consigliarono personalità importanti come l’alchimista Hieronymus Brunschwig, autore del Liber de arte distillandi (1500) e lo storico Raphael Holinshed autore delle Cronache di Inghilterra, Scozia e Irlanda, che approposito del whiskey affermò “Una moderata quantità di questo elisir illumina la mente e rende più veloci i pensieri”.  Durante il proibizionismo americano, poi, le bottigle di whiskey circolarono per gli States mascherate da medicinali contro il colera. D’altronde non bisogna dimenticare quel che Churchill disse quando gli chiesero quale fosse il segreto di una lunga vita “Niente sport, solo whiskey e sigari”. E visse la bellezza di 91 anni.

 

 

 

 

Un’illustrazione del Liber de Arte distillandi di Hieronymus Brunschwig

La storia del whiskey, inoltre, è molto travagliata. Irlanda e Scozia si contendono da secoli l’invenzione della bevanda. Se leggenda vuole che sia la terra di San Patrizio a detenere il primato, i documenti storici invece, dicono che i primi a ad aver l’idea furono i monaci delle Highlands. Sicuramente la produzione e il commercio del distillato è di molto precedente a questa data, ma il primo scritto che parla di whisky è del 1494: qui si comunica l’ordine di Re Giacomo IV di Scozia di consegnare a Fra’ John Corr di Perth un certo quantitativo d’orzo da distillare, per produrre la bellezza di 12mila bottiglie di uisge beatha.

Nel 1643 Carlo I d’Inghilterra mise la prima tassa sulla produzione della bevanda, il suo gesto fu replicato dal Parlamento scozzese nel 1693. Qualche anno più tardi Carlo II introdusse lo stesso provvedimento in Irlanda. Nel frattempo si cominciò a vietarne la produzione privata. L’inevitabile conseguenza di tutti questi provvedimenti fu il contrabbando. All’alba del XVIII secolo, il secolo dei Lumi per intenderci, si dice che Edinburgo contasse 400 distillerie illegali contro 8 legali. Il whisky illegale fu chiamato Moonshine, perchè prodotto tutte le notti al chiaro di luna. Solo i proprietari terrieri ricchi poterono permettersi di pagare la tassa della distillazione, così i contadini optarono per l’illegalità, che si rivelò una scelta comunque fruttuosa.

Nel 1794 i coloni scozzesi e irlandesi della Pensylvania non digerirono l’ennesima tassa sul loro prodotto e si rifiutarono di pagarla. Nacque così la celebre Rivolta del Whiskey, dove George Washington in persona si vide costretto a inviare un contingente di 13000 soldati per ristabilire l’ordine. Allora molti distillatori fuggirono nei territori indiani di Indiana e Kentucky, dove ancora oggi si produce uno dei migliori Bourbon (che a differenza di Scotch e Irish è distillato una sola volta) di tutta quanta l’America.

Bevitori in uno speakeasy durante il proibizionismo americano

Siamo arrivati infine alla demonizzazione di quella che un tempo fu considerata come un’acqua di vita dalle proprietà benefiche. Nel 1846, nel Maine venne varata la prima legge proibitiva. Nel 1919 la vendita e il consumo di alcolici vennero dichiarati illegali nell’intero territorio degli Stati Uniti. Come tutti sanno, questo provvedimento non fece altro che rimpolpare le casse della mafia. Personaggi come Al Capone e Lucky Luciano fecero affari d’oro con il contrabbando di whiskey negli Speakeasy, locali gestiti dai più grandi mafiosi dell’epoca, in cui le leggi del parlamento americano non furono applicate con la necessaria durezza.

Beh, siamo arrivati alla fine e per concludere la frase più adatta sembra proprio quella di un antico proverbio scozzese, non ce ne vogliamo gli irlandesi: “Un whisky va bene, due sono troppi e tre sono pochi”.

Alcholic History X: leggi le origini degli alcolici e le leggende che la danno a bere!



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