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L’ora migliore | Fuori le Mura





L’ora migliore

4 aprile 2011

di Simone Arseni


L’ora migliore, di Simone Ghelli, è una raccolta di undici racconti pubblicata dalla casa editrice Il Foglio.

I racconti sono brevi e narrano storie a metà fra l’onirico e il realistico, lasciando spazio all’introspezione psicologica. Da L’argine delle abitudini a La sentinella di ferro, da L’amore a mille lire a Qualcosa di stupido, l’autore narra piccoli scorci di realtà quotidiane e analizza alcuni dei timori che lo accompagnano. La solitudine e il desiderio di canalizzarla, l’essere immerso nei misteri e nelle grazie di una città caotica come Roma, lo slancio di comprensione e compassione verso i più deboli (vecchi, immigrati, donne) sono alcuni dei temi che attraversano i racconti.
La scrittura di Simone Ghelli, così simile a uno sfogo, a un bisogno, approda spesso a storie prive di trama. L’autore ne è consapevole. Nella prefazione al libro afferma che “i racconti abbracciano un arco temporale lungo sei anni, durante i quali l’acqua ha continuato ad accompagnarmi nel mio modo di procedere, di farmi trasportare dalla scrittura, anziché anteporle una trama”, e azzarda una spiegazione: “forse perché la mia vita, sin dall’inizio, è stata messa in mano d’altri”.

A volte, tuttavia, farsi trasportare da una scrittura priva di trama, è altrettanto pericoloso che affidarsi a un’auto senza freni.

È necessario accompagnare la scrittura, nel caso non si riesca a dominarla. Fare ordine tra i concetti e nelle analisi, definire e caratterizzare i personaggi, elaborare e chiarire i pensieri è un lavoro necessario per chiunque decida di rivolgersi a un pubblico di lettori. Forse, la brevità dei racconti e l’impulso a scrivere in maniera poco strutturata, impedisce di approfondire i contenuti e di gettare luce sul quadro complessivo della raccolta.

Alcuni racconti appaiono influenzati dalla letteratura beat e da alcune immagini dei grandi registi americani. Ghelli prova a fornire immagini e spunti poetici cui, alle volte, accosta un linguaggio più ruvido e descrizioni succinte. E’ il caso del racconto che dà il nome alla raccolta, L’ora migliore: “arriverò a quella fottuta penna, uno di questi giorni, c’è da esserne certi”. Oppure nel racconto L’argine delle abitudini, nel quale il protagonista, passando davanti ad alcune prostitute, si chiede “quali tipi di clienti potessero adescare in una zona del genere” e si dichiara compassionevole nei confronti di “quelle donne, costrette con ogni probabilità a stendersi su una coperta logora per farsi penetrare da un cinquantenne sovrappeso e ansimante, disposto persino a mettere da parte i suoi pregiudizi razziali per i pochi minuti necessari alla eiaculazione”.

Eppure, per quanto impulso e necessità vi sia nei racconti di Ghelli, egli non scrive di getto. Lo precisa dicendo che, sebbene “il mio destino sia quello di immergermi sotto la superficie”, ciò non significa che “mi piaccia scrivere in apnea, di getto; è vero piuttosto il contrario: il fatto di aver sfiorato la morte, mi ha distolto sin da subito dalla cattiva abitudine di confondere la scrittura con la vita”.

L’autore prova a descrivere la vita, quella reale e quella racchiusa nei flussi del pensiero, che poi sono un cosa sola. Il suo stile, però, si attarda spesso in descrizioni dettagliate e in periodi contorti, come nel brano de L’ora migliore: “i tasti che imprimono d’inchiostro i loro sporchi simboli. Autostrade lastricate di parole, dove i pensieri sfrecciano senza rispettare i limiti di velocità”. E ancora, in brano che segue: “Questa strana malattia di dover descrivere le proprie fantasie! Bisognerebbe inventare un macchinario collegato al nostro cervello per visualizzare le storie che vi passano attraverso. Perché in fondo noi scrittori non facciamo altro che annusare l’aria e captare queste strane sostanze che essa si porta dietro”.

Lo scrittore deve avere ben più che il semplice fiuto per l’aria che lo circonda. Quello dello scrittore è un mestiere, al pari del medico e dell’uomo politico. In quanto tale richiede non solo vocazione e dedizione; scrivere non dovrebbe essere un mero esercizio allo specchio: L’ora migliore soffre forse di eccessiva intimità tra i testi e l’autore/narratore che non sempre riesce ad universalizzare le sensazioni attraverso pur ragionate scelte stilistiche e retoriche.

L’ora migliore
Autore: Simone Ghelli
Casa Editrice: Il Foglio
Pagine: 81
Prezzo: 10 euro

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