Liberi Nantes. Una squadra di rifugiati per il diritto allo sport
Rari nantes in gurgite vasto, rari naufraghi nell’immenso mare sono, per Virgilio, Enea e i suoi compagni dispersi tra le onde. Liberi Nantes è invece il nome della squadra di calcio nata nel 2007 a Roma con l’obiettivo di accogliere rifugiati e richiedenti asilo, naufraghi approdati sulle nostre coste in cerca di libertà. È un nome che esprime una concezione alta dello sport, che ha la forza di abbattere le barriere e richiamare all’attenzione il dramma dei migranti obbligati, uomini costretti a fuggire dal proprio paese. Quelli del Liberi Nantes sono calciatori per necessità oltre che per passione, atleti che scappano da guerre e persecuzioni, che vengono dall’Afganistan, dall’Eritrea, dal Niger, dai tanti sud del mondo: persone arrivate da poco in Italia e ospitate in strutture di assistenza per rifugiati. Da quando esiste la squadra, la sua maglia è stata indossata da oltre 350 calciatori provenienti da 22 differenti paesi. È una vita, quella di questi atleti, segnata da un senso costante di insicurezza e precarietà. L’essere parte del Liberi Nantes suscita in loro un importante sentimento di appartenenza e di integrazione, oltre che un’occasione di svago e divertimento.
Sono calciatori che non hanno niente. Tutto il necessario per le partite gli viene consegnato all’arrivo al campo e ritirato a fine gara. Questo perché gli atleti, vivendo in centri di accoglienza, non possono occuparsi dell’abbigliamento sportivo. A molti di loro, che non riescono a pagarsi nemmeno il trasporto, viene dato anche il biglietto dell’autobus.
Quello del Liberi Nantes è un progetto nobile e ambizioso, che difende il diritto allo sport e al gioco sancito dall’Unesco nel 1978. Non a caso l’iniziativa ha avuto il patrocinio dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati.
Ma ovviamente non è tutto così semplice come lo si racconta. Da alcuni mesi l’Associazione Sportiva Liberi Nantes, presieduta da Gianluca Di Girolami, ha avuto in affitto dall’ATER, l’Azienda Territoriale per l’Edilizia Residenziale del Comune di Roma, il campo sportivo XXV Aprile a Pietralata. La struttura, dopo anni di semiabbandono, è in stato fatiscente: barriere architettoniche da rimuovere, recinzioni crollate, impiantistica non a norma. L’Associazione dovrebbe farsi carico degli interventi di messa in sicurezza ma i soldi, come succede in questi casi, non ci sono. I fondi previsti dalla Regione Lazio, in seguito all’assestamento di bilancio, non sono più arrivati. Tutto ciò significa che dal giugno scorso la squadra si allena saltuariamente e, se non si troverà una soluzione, l’iniziativa è destinata a una sconfitta ben più amara di quelle subite sui campi da calcio.
Per provare a vincere la partita e rendere agibile la struttura è stata lanciata la campagna “Un metro quadro di libertà”. L’area del XXV Aprile, di circa 7mila metri quadrati, è stata suddivisa in tante porzioni che è possibile adottare con una sottoscrizione di 100 euro. Un gesto non soltanto simbolico che punta ad aiutare concretamente il Liberi Nantes nella ristrutturazione del campo sportivo, sperando che un giorno lì possa nascere la Casa del diritto allo sport, un luogo interculturale in grado di accogliere uomini, donne e bambini.
Per coloro che non sempre trionfano sul campo di gioco ma portano a casa vittorie ben più importanti, dal 1997 esiste L’Altropallone, il premio che viene conferito ogni anno a chi “si è adoperato per azioni di solidarietà a tutela dell’infanzia e dell’adolescenza, per uno sport equo, solidale e popolare, contro il razzismo, per l’integrazione e la multiculturalità, lo sport come strumento di coesione sociale e partecipazione”. In passato il premio è stato assegnato a Gino Strada, Gianni Mura, Liliam Thuram. Nel 2010 è spettato a Gianluca Di Girolami e i suoi Liberi Nantes.