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Sandro Joyeux e la sua musica dal mondo | Fuori le Mura





Sandro Joyeux e la sua musica dal mondo

14 marzo 2011

di Simone Arseni


Sandro Joyeux è nato a Lille ed è italo-francese. Ha viaggiato moltissimo e ogni viaggio ha arricchito la sua fantasia e il suo stile musicale. Risultato: una musica allegra, varia e ispirata agli influssi più diversi, nella musica come nei testi.

Scrive in francese, ma canta anche pezzi in babara, wolof, sousou, dialetti dell’Africa occidentale. Le sue canzoni corrono tra Francia e Italia riscuotendo un grande successo.

Giovedì scorso, 10 marzo, si è esibito a Roma, all’Angelo mai, in via delle Terme di Caracalla. L’atmosfera iniziale della sala era fredda: pochi spettatori, per lo più seduti e poco reattivi. Eppure, brano dopo brano, Sandro Joyeux ha coinvolto in balli e grida tutti gli spettatori, nessuno escluso.

La sua tecnica chitarristica è davvero singolare. Ha una ritmica invidiabile e utilizza la cassa armonica come grancassa e rullante, in maniera tale da rendere divertente anche un semplice concerto acustico. Il timbro di voce è deciso e coinvolgente e la presenza scenica non manca di energia

Ad accompagnarlo, all’Angelo, c’è la band Cento dromedari, ma anche numerosi artisti  che Sandrò Joyeux racconta di aver conosciuto nel corso dei suoi numerosi viaggi in giro per il mondo. Tra le esibizioni sul palco, le più disparate e tutte apprezzabili, assai meno felice è stata l’esibizione di Adriano Bono, il cantante del gruppo Radici nel Cemento. Decisamente fuori contesto, la sua performance è riuscita, in pochi minuti, a fare tabula rasa dell’atmosfera piacevole creata dalle percussioni, dal flauto traverso, dagli strumenti tradizionali africani e dall’acustica di Joyeux.

Per fortuna dura poco: Adriano Bono saluta e se ne va. Sandrò riprende a cantare le storie dei suoi viaggi, con musiche ispirate ai ritmi di paesi come Congo, Senegal, Costa d’Avorio, Mali.

Sarebbe troppo avvicinarlo a nomi come Manu Chao e Bob Marley, cui certo si ispira la sua musica, e tuttavia fa sempre piacere che, nel panorama musicale italiano, decisamente stantio, faccia irruzione una ventata di allegria ed esoticità.

A concerto praticamente finito, dopo due ore di esibizioni ininterrotte, Sandrò resta ancora sul palco, siede alla tastiera e accenna un reggae che infiamma il pubblico. Un ragazzo, in preda all’entusiasmo (e ai fumi dell’alcool) sale sul palco, si appropria del jambee e prova ad accompagnarlo. Sandro lo fulmina, si alza un po’ offeso e se ne va.

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